Incontrarlo volto a volto

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PAROLA DI DIO – Letture: Gen 15,5-12.17-16; Salmo 26; Fil 3,17-4,1; Lc 9,28b-36

Incontrarlo volto a volto

Gen 15,5-12.17-16. “Egli credette al Signore che glielo accreditò come giustizia”.

All’uomo di fede talvolta capita di essere raggiunto da un momento particolare di ‘luce’ grazie alla quale vede le cose e la vita in modo nuovo; è un ‘vedere’ in profondità, ricomprendere il proprio passato ed anticipare il proprio futuro tutto in un momento. E vorrebbe fermare quell’attimo di luce intensa in cui dubbi e certezze, dolori e gioie per un momento appaiono non in contraddizione ma concorrenti tutti allo stesso scopo. Il patriarca Abramo per lunghi anni visse contando sulla speranza che Dio gli avrebbe aperto un strada sul suo futuro: tanti erano i segni che gli richiamavano la bontà del Signore, che gli facevano rinascere in cuore la speranza. Tutti quei segni erano per lui altrettante promesse di Dio a cui affidarsi. Mentre una notte Abramo contempla il cielo del deserto popolato di innumerevoli stelle, nel suo cuore improvvisamente, come un oracolo, risuona una promessa: a lui e a Sara, entrambi avanti negli anni, Dio susciterà una discendenza numerosa. Egli non dubita che Dio compirà quella promessa suscitata nel cuore e attesa a lungo: “Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia”. Questo è la fede, il giusto atteggiamento dell’uomo davanti a Dio, atteggiamento grazie al quale l’uomo si pone nella giusta relazione con Dio: si affida a Dio e alla sua Parola. A fronte della richiesta di Abramo di ricevere un segno-garanzia, Dio risponde ancora con una promessa, alla quale Abramo deve dare fiducia: “Alla tua discendenza io dò questo paese…”. La prova il Signore l’ha già data: “Io sono il Signore che ti ho fatto uscire da Ur…”. Quanto Dio ha operato fonda e sostiene la fiducia che opererà anche in futuro!

Salmo 26. “Il Signore è mia luce e mia salvezza”.

Il salmo invita alla fiducia nel Signore. Di fronte ai momenti di oscurità minacciosa, ai pericoli e all’assalto di nemici il Signore è ‘luce, salvezza e difesa’. La preghiera allora diventa invocazione che sale dal cuore al Signore affinché sia pietoso e misericordioso verso l’orante che “cerca il volto del Signore”, per incontrarlo in un rapporto personale, volto a volto. Se venisse a mancare quella presenza egli sarebbe perduto: “Non nascondermi il tuo volto… non mi respingere… non lasciarmi… non abbandonarmi”. È come un bambino che è rassicurato dalla presenza del volto della mamma e del papà e va in ansia quando quei volti vengono a mancare. L’invocazione diventa poi atto di fede: “Sono certo di contemplare la salvezza del Signore nella terra dei viventi”, confermata dalla stessa parola di Dio: “Spera nel Signore, sii forte, si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore”.

Fil 3,17-4,1. “Rimanete saldi nel Signore”.

A Filippi era nata una fervente comunità cristiana a cui Paolo era molto legato. Quei cristiani “avevano imparato” da Paolo stesso a camminare nel tempo presente, orientati verso la grande speranza della “cittadinanza che è nei cieli”. Ma ora molti dei cristiani di Filippi non camminano più secondo l’esempio di Gesù e di Paolo e “si comportano da nemici della croce di Cristo”, rifiutando la vita di santità e vivendo esclusivamente “pensando alle cose della terra”. Paolo allora interviene col suo scritto esortandoli a tornare nuovamente ad attendere “come salvatore il Signore Gesù Cristo”. Sarà Lui a operare la definitiva salvezza dell’uomo “trasfigurando il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso…”. A questa fede e speranza bisogna restare ancorati: “rimanete saldi nel Signore”.

Lc 9,28b-36. “Mosè ed Elia parlavano del suo passaggio… i discepoli… videro la sua gloria”.

Gesù e i discepoli sono incamminati verso Gerusalemme. Ascoltando i discorsi che Gesù andava facendo, nei discepoli va crescendo il timore per il loro maestro e per se stessi, perché se cresceva sì la sua fama, montava anche una forte opposizione, specie da parte delle autorità. Pietro aveva, a nome di tutti, riconosciuto Gesù come “Il Cristo di Dio”, cioè il consacrato di Dio, promesso dalle Scritture e atteso da tutto Israele; ma subito Gesù aveva iniziato un discorso piuttosto strano rispetto alle loro attese: “Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdote e dagli scribi, essere messo a morte e risorgere il terzo giorno… e a tutti diceva: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua»”. Parole oscure per loro, difficili da capire e da accettare. E non avevano coraggio di chiedergli chiarimenti (cfr. Lc 9,45 e 18,34). Il momento era quindi cruciale, come quello di Abramo che non vedeva come Dio avesse trovato la via di adempiere le sue promesse! Ecco dunque un’esperienza-segno offerta loro a sostegno della loro fede in Lui. Gesù raccoglie tre di loro in preghiera, cioè in atteggiamento di ascolto. “Essi videro la sua gloria”: nella sua umanità Gesù fa loro brillare la ‘luce divina’, quella che poi riconosceranno reincontrandolo dopo la sua morte. Le antiche Scritture, Legge e Profeti, rappresentate da Mosè ed Elia, diventano ora più chiare e rischiarano il destino del Maestro: “parlavano del suo esodo che stava per compiersi a Gerusalemme”. La passione e la morte che Gesù avrebbe vissuto a Gerusalemme vengono loro annunciate come passaggio alla sua condizione divina e ad una sua nuova presenza tra di loro, da ‘risorto e glorioso’. “Maestro, è bello per noi stare qui”: è anticipo della gioia pasquale che verrà dopo quel suo esodo! La Parola di Dio, voce del Padre, proclama la vera realtà di Gesù, che i discepoli devono riconoscere e che dovranno annunciare: “Questi è il Figlio mio, l’eletto”, cioè l’Inviato e Scelto da Dio. Egli aprirà e indicherà anche ai suoi la via all’entrata definitiva nella “gloria” definitiva (il nuovo e definito Esodo). “Ascoltatelo” è il comando dato da Dio ai discepoli di Gesù: mettevi in cammino dietro a lui, non cercate vie diverse dalla sua per entrare con Lui nella gloria-salvezza!

+ Adriano Tessarollo