Testimoni di fraternità nella consacrazione

suore
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vita consacrata – Il 2 febbraio si conclude in cattedrale l`Anno della Vita Consacrata

Testimoni di fraternità nella consacrazione

CIò che colpisce nelle varie forme di vita consacrata è la vita di comunità, presente con accentuazioni diverse nelle famiglie religiose. D’altra parte Gesù ha voluto avere accanto a sé un gruppo di discepoli e un gruppo di donne. Dai Vangeli si evince che le chiamate erano singole, tese a suscitare risposte libere; erano vocazioni personali, in relazione cioè a varie situazioni di vita: uno deve rinunciare alla ricchezza (Lc 18, 18-23), un altro lasciare il padre, un altro ancora adattarsi a una vita nomade (Lc 9, 57-61); nel chiamare al suo seguito Gesù rispetta la vivacità, l’originalità e l’ardore dei temperamenti e li incanala a servizio del suo Regno. Però, unendo a sé quanti lo seguono, Gesù conferisce loro anche una dimensione comunitaria. Questo fatto acquista il suo pieno significato alla luce del ‘superamento’ di una famiglia personale: Gesù è consapevole di essersi situato lui stesso in una famiglia che supera quella naturale e unisce tutti quelli che fanno la volontà del Padre (Mt 12, 46-50). Di fatto, intorno a Gesù nascono nuove relazioni, che si pongono sul piano soprannaturale. Tali relazioni non annullano tuttavia ambizioni latenti nel gruppo o rivalità che si manifestano nel desiderio dei primi posti.

Per appianare questi ostacoli, Gesù non si accontenta di indicare la predilezione di Dio per i piccoli e gli ultimi (Lc 9, 46-48), ma addirittura si piega nel gesto del servo che lava i piedi ai suoi: vuole insegnare così che il Figlio dell’uomo è venuto non per essere servito, ma per servire. Tale gesto di Gesù nell’Ultima Cena non è risposta occasionale alla disputa sui primi posti, ma un’indicazione permanente del comportamento da adottare sempre; egli non stabilisce un ordine di precedenze, propone anzi di superare l’egoismo che spinge alle rivendicazioni (Gv 13, 14-17), infatti l’atto di lavare i piedi è espressione di amore che si pone a servizio degli ultimi: un amore che raggiunge perfino i nemici (Mt 5, 43-45), ha il profumo del dono di sé (“come io vi ho amati”) e diventa segno di un vero discepolato (Gv 13, 35).

In questo senso, in vista della conclusione dell’Anno della Vita Consacrata (martedì 2 febbraio), alle religiose e ai religiosi della nostra diocesi si propone una veglia di preghiera, da tenersi nelle singole case religiose domenica o lunedì: per ritrovare l’ancoraggio forte alla vocazione religiosa e il desiderio di una risposta sempre più generosa, tenendo presente che la sfida fondamentale del nostro tempo non è tanto il discorso sulla vita consacrata in sé quanto il discorso sulla vita cristiana. E il discorso della testimonianza di vita cristiana impegna a un esame su come stare insieme, come cooperare tra congregazioni abbattendo steccati, come essere attenti agli altri. Al di là dei servizi educativi e sociali svolti dai vari Istituti religiosi, resta predominante il discorso di rendere sempre più trasparente la vita da parte di chi si dona a Cristo e al suo Regno.

Martedì 2 febbraio si potrà lucrare l’indulgenza del giubileo. Alle ore 16.45 ci si troverà tutti – anche gli appartenenti agli Istituti Secolari – nel cortile dell’episcopio per la benedizione dei ceri; si entrerà in cattedrale passando per la ‘porta santa’. Alle ore 17 il vescovo Adriano presiederà la solenne liturgia della Presentazione di Gesù al Tempio, durante la quale ci sarà la rinnovazione dei voti e verranno ricordati i religiosi che nel 2016 festeggiano il 25°, il 50° e il 60° di professione. Sarà un’ora di grazia e un segno di fraternità in Cristo. Per chi viene da fuori città, entrando dalla zona del porto o comunque da ovest cioè da Piazza Poliuto Penzo, sarà data la possibilità di parcheggiare nel cortile della Biblioteca diocesana.                           G. Marangon

Maria

Nel buio della notte,

quando dall’animo affiora lo sconforto,

a te Madre mi rivolgo,

chiedendo aiuto per poter sognare

un mondo che guarda verso il cielo

con il cuore pieno di gratitudine,

mentre il palpito rallenta,

prego in silenzio,

cercando nel tuo illuminato amore

una nuova speranza

che illumini questa notte buia.

da Maria Cristina Boesso a suor Maria Lucia Coelho