PAROLA DI DIO – Un anno di grazia del Signore

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PAROLA DI DIO – Un anno di grazia del Signore

Letture: Ne 8,2-4a.5-6.8-10; Sal 18; 1Cor 12,12-30; Lc 1,1-4; 4,14-21

Ne 8,2-4a.5-6.8-10 “Tutto il popolo porgeva l’orecchio a sentire il libro della legge”.

Abbiamo qui un bell’esempio e modello della liturgia della Parola, seguita dal pasto di comunione. L’assemblea del popolo è radunata ad ascoltare la Parola di Dio. Il popolo di Dio ascolta in piedi “dallo spuntare della luce fino a  mezzogiorno”. Attorno a quella Parola un insieme di persone diverse diventa ‘popolo di Dio’, come era accaduto ai piedi del monte Sinai (Es 24) quando  una folla di gente raccogliticcia, dopo avere ascoltato la parola di Dio annunciata da Mosè decise di accettare quella parola e di obbedire ad essa. Anche allora fece seguito il banchetto di comunione che rinnovava l’alleanza tra Dio e il suo popolo. Anche ora, dopo la dispersione dell’esilio, il popolo di Dio riunito ritrova la sua fede e unità attorno all’antica parola di Dio proclamata dal sacerdote, accettata come norma di vita, spiegata e illustrata dai leviti. Dopo l’ascolto tutto il popolo si prostra proclamando la sua adesione di fede: ”Amen, amen”. Non manca nessuno: “uomini, donne, e quanti erano capaci di intendere”. L’atteggiamento definito “tendere l’orecchio a sentire…” dice la disponibilità interiore all’ascolto attento. E’ importante “comprendere la lettura”: è questo il servizio dei leviti e del loro “spiegare il senso”. Dopo l’ascolto segue il pasto che è espressione di gioia e di condivisione per tutto il popolo, anche per i poveri, “perché la gioia del Signore è la vostra forza”. E’ la Parola del Signore, annunciatrice della bontà, del perdono e delle promesse del Signore, la fonte di gioia del suo popolo.       

Sal 18. “Le tue parole, Signore, sono spirito e vita”.

L’assemblea radunata in ascolto della Parola di Dio proclama l’azione e la forza della Parola nell’animo di chi l’accoglie: “Le tue Parole, Signore, sono spirito e vita”. E’ una parola dagli attributi speciali: “perfetta, stabile, retta, fedele, limpida, pura, giusta” e la sua azione nel cuore di chi l’accoglie è vitale: “rinfranca l’anima, rende saggio il semplice, fa gioire il cuore, illumina gli occhi, rimane per sempre”. La conclusione è l’invocazione al Signore “roccia e redentore” perché gradisca la risposta dell’orante, risposta che parte dal profondo del cuore, risposta ‘ispirata’ da Dio perché attinta alla sua  stessa  parola.

1Cor 12,12-30. “…tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo”.

Alla comunità cristiana di Corinto appartengono membri provenienti dal mondo giudaico e pagano, gente proveniente dai vari strati sociali della popolazione, tutti fattori che in sé possono essere motivo di contrapposizioni e contrasti. C’era quindi una pluralità di appartenenze, di modalità di esprimere la fede e di persone che con i loro doni animavano la vita della comunità. L’Apostolo vuole conciliare la pluralità e l’unità all’interno della comunità di Corinto. Quale sarà l’elemento che può assicurare l’unità tra membri di provenienze e appartenenze tanto diverse? Per questo scopo Paolo ricorre all’immagine del corpo umano, la cui unità organica consta della pluralità delle singole membra che operano in profonda simbiosi e sinergia vitale. Cristo è origine e fondamento dell’unità dei credenti in Lui e che con Lui costituiscono ‘il suo stesso corpo’: “come il corpo è uno solo e ha molte membra… così anche il Cristo”. “Noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo…dissetati da un solo Spirito”. L’essere battezzati nell’unico Spirito e alimentati dal medesimo Spirito è il fondamento ‘spirituale’ che fa superare tutte le contrapposizioni, rivalità e concorrenze ‘umane’ che minacciano l’effettiva unità creata dall’unica appartenenza a Cristo. Nel lungo paragone tra corpo umano e Chiesa, l’Apostolo invita poi a rivolgere l’attenzione di tutti verso le realtà più deboli e fragili della comunità, cui è attribuita solitamente minore importanza. La comunità diventa così luogo di comunione, attenzione e servizio, specie di coloro che si sentono più forti e importanti nei confronti dei più deboli e poveri. L’Apostolo classifica pure otto ‘carismi’ ordinandoli secondo il criterio dell’utilità e del bene della comunità.         

Lc 1,1-4; 4,14-21. “… perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto”.          

L’evangelista Luca vuole raccontarci di Gesù nel suo libretto che chiamiamo vangelo. Egli incomincia col rassicurarci che egli sta stendendo un “resoconto ordinato” degli avvenimenti straordinari successi sotto gli occhi di coloro che ne sono stati testimoni e ne sono poi diventati annunciatori con la loro predicazione. Dopo “ricerche accurate”, per risalire “agli inizi” del vangelo che al suo tempo (circa 30/40 anni dopo la morte di Gesù) veniva predicato autorevolmente dagli apostoli nelle prime comunità dei credenti in Gesù di Nazaret, egli può confrontare le testimonianze orali e scritte prima di lui, negli anni 30/60 e risalire agli inizi dell’attività e della predicazione di Gesù avvenuta negli anni 28/30. Egli può quindi offrire un solido fondamento alla fede di chi vuole conoscere Gesù di Nazaret attraverso le pagine del vangelo, testimonianza degna di fiducia su Gesù, la sua persona e la sua storia.    

Ed ecco il racconto dell’incontro di Gesù trentenne con la sua comunità nella sinagoga di  Nazaret,  “dove era stato allevato”. Egli partecipava ogni sabato “secondo il suo solito” alle riunioni e preghiere nella sinagoga. Ma in quel sabato avvenne qualcosa di nuovo. Gesù proclama la pagina della Sacra Scrittura che toccava in quel sabato e che annuncia: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto messaggio, … e predicare un anno di grazia del Signore”. Alla gente riunita in sinagoga che aveva qualche aspettativa, visto quel che sentiva dire di Gesù nella vicina Cafarnao, Gesù commenta: “Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi”. Gesù cioè presenta se stesso come l’inviato del Signore, pieno del Suo Spirito. La missione di Gesù, iniziata a Cafarnao, era destinata ad ogni ‘povero’ nel corpo e nello spirito. Con Gesù cominciava “l’anno di grazia del Signore”, cioè il tempo del perdono, della misericordia, della liberazione del Signore in favore degli uomini ad opera del suo ‘Messia’.

+ Adriano Tessarollo