La luce splende nelle donne di Betlemme

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CHIOGGIA. Incontro con Wafa e Lina, per il Santo Natale

La luce splende nelle donne di Betlemme

Metti una sera un desiderio di far festa per il Natale imminente, metti gli amici di Opera Baldo, di Impronta, di Egolabor, di Approdo e della Domus, ragazzi e genitori, e metti due donne di Beit Sahour di Betlemme, Wafa Musleh e Lina C. Raheel, due lavoratrici instancabili del Caritas Baby Hospital di Betlemme, venute in Italia perché desiderose di incontrare una cosa bella, di ‘salire sulla barca con Gesù…’. È Wafa Musleh che partendo per prima (sempre puntualmente tradotta dalla prof.ssa Alessandra Bazzarello che ha il dono delle lingue) dice dei suoi dubbi e delle sue incertezze: “Ho a lungo pregato di capire perché siamo stati messi a vivere in quella terra così difficile noi e i nostri figli… Una terra piena di contraddizioni in cui vivere oggi è proprio rischioso… Ma così è la terra di Gesù, non quella che vorresti ma quella che ti è data… la terra di prova.”. Per questo Betlemme è qui, è la compagnia che ci facciamo di fronte ad un evento inaudito entrato sorprendentemente qui ora: Dio si è fatto uomo tra noi e ciascuno di noi è Betlemme, è la terra dove germoglia una Presenza nuova. Per questa presenza nuova intuita queste due donne di Betlemme si sono mosse da casa, in un viaggio dei Magi a ritroso, periglioso e complesso per venire nelle nebbie di Ferrara, nelle brume di Chioggia, mica da turiste ma da pastorelle in cerca della grotta, loro che abitano a dieci minuti dalla grotta.

E noi qui a capire perché si può lasciare la famiglia in avvento, i tre figli per venire qui, tra noi a confermare la nostra fede e confermare la propria perché Betlemme siamo noi credenti oggi, sicuri di una presenza tra noi, nei nostri umani tentativi di vederLo tra i più piccoli, i nostri diversamente amabili. È un’ora intensissima di lavoro con Alessandra, la nostra interprete che non ci fa perdere una parola di queste donne di Betlemme, che si portano negli occhi l’Evento come capitasse ora qui per la prima volta. Non un devoto ricordo del passato, non un dovere stabilito, ma un rivoluzionamento in atto a giustificare un viaggio assurdo, come è stato in questi anni il nostro (con la nostra associazione Santa Caterina siamo andati a trovarli più volte), perché siamo amici non turisti. E loro lo hanno capito, e sono desiderose di capire che cosa è successo, Chi è successo tra noi. Così il nostro regalo di Natale è questo parlare fitto di tre donne che pian piano ci squadernano la speranza di un fatto: un bambino per noi è nato, un figlio ci è stato donato. Per quel bambino ci si può mettere in viaggio arrivare a Venezia dopo una giornata di volo, girare per i Polesine nebbioso, per la salmastra Chioggia con l’unico conforto di questi amici. “Siamo qui per voi, cioè per capire che cosa è capitato nella nostra vita, noi che pensavamo ormai di essere capitate nella terra sbagliata, senza opportunità per noi e per i nostri figli. Ci accorgiamo che l’evento è oggi dentro questa amicizia cristiana che ci tiene e ci fa desiderare di stare ancor più dove siamo perché a noi e ai nostri figli è stato dato di abitare la terra di Gesù…”      

Piergiorgio Bighin