Te Deum laudamus

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I GIORNI

Te Deum laudamu

Un consiglio da un messaggino: “Si dovrebbe invitare la gente a dire più spesso il Te Deum. Non solo a fine anno”. Nel mondo delle lamentele, è un invito da prendere al volo. Perché? Perché, con un altro anno alle spalle, ci ritroviamo ancora vivi, ancora cristiani. C’è tutto l’universo al nostro servizio, per farci vivere, e tutta la storia si è mossa per noi. Tutto noi riceviamo: l’aria e l’acqua e il cibo e il vestito; la terra e il cielo e il sole e il mare; le persone che ci amano, ci servono, ci accompagnano; ci seguono, ci provocano, ci contestano, ci trascurano. Riceviamo i giornali, le notizie, l’arte, la bellezza, i progetti, i sorrisi, i pianti; il mondo, l’universo, l’umanità; le stagioni, il freddo, il caldo, la primavera.

Te Deum Laudamus. Riceviamo Gesù. Gesù come i primi, e anche di più, perché lo riceviamo con un cumulo di bellezza e di umanità cresciuto nel tempo. Gli scritti e gli scrittori, i santi e le opere, le preghiere e gli oranti, i canti e i musicisti, le chiese e i costruttori, i campanili e i campanari, le liturgie e i sacerdoti, la misericordia e i misericordiosi, la confessione e i confessori, l’eucaristia e i celebranti, la carità e gli operatori di carità. Rivoli e ruscelli e torrenti e fiumi e laghi e mari di Grazia che hanno attraversato le pianure della storia per portare fino al nostro tempo, fino al nostro spazio, fino a me e a te, la Presenza che ci sostiene, ci consola, ci apre al futuro. Tante persone, uomini e donne, padri e madri, sacerdoti e suore, hanno attraversato steppe e boscaglie per portare fino a noi il Signore. Si sono imbrattati i vestiti e qualche volta forse si sono sporcata l’anima per condurre a noi il buon deposito della fede e dell’amore cristiano. Gesù è arrivato con la fedeltà delle persone che l’hanno servito, con l’amicizia dei compagni di strada nella fede, con l’indifferenza di molti, la lontananza di altri, l’inimicizia di qualcuno. Il nostro bisogno viene accolto in modo particolare con l’anno giubilare; con l’ingresso dalla Porta Santa e la gioia della folla. Ancora ci troviamo a desiderare, ancora a ricominciare, ancora a sperare. Ancora a credere che il mondo si rinvigorisce e non si spegne, cammina e non si ferma, rinasce e non muore. Riprendiamo il cammino con la Chiesa intera, con la comunità, con il dono prezioso di sacerdoti e laici e di tanti fratelli. Ogni anno, ogni giorno, ogni ora, seguiamo Colui che cammina avanti e ci conduce al compimento.

don Angelo