PAROLA DI DIO – “Questo fu l’inizio dei segni”

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PAROLA DI DIO – “Questo fu l’inizio dei segni”

Letture: Is 62,1-5; “Salmo 95; 1 Cor 12,4-11; Gv 2,1-11

Is 62,1-5. “…il Signore troverà in te la sua delizia”.

Dio non si dà pace a causa della condizione in cui si trova ‘Gerusalemme’, il suo popolo: in esso manca la giustizia, la salvezza è minacciata, il popolo oggetto di disprezzo. Dio promette il suo intervento perché nel suo popolo “sorga come aurora la giustizia” abbia fine la sua condizione disonorevole, diventando invece “una magnifica corona, un diadema regale”, cioè un vanto per Lui. Il profeta passa poi all’immagine sponsale per descrivere la qualità del rapporto di comunione che nascerà tra Dio e il suo popolo: il popolo non sarà più una sposa “abbandonata”, ma dal Signore sarà chiamato “Mia Gioia”! Questa serie di nomi nuovi esprimono la novità del rapporto che sta per nascere tra Dio e il suo popolo, rapporto carico di affetto e di gioiosa speranza: “come gioisce lo sposo per la sposa così il tuo Dio gioirà per te”. E’ l’annuncio profetico di quanto Dio sta per fare di nuovo per il suo popolo, la sua sposa, la sua terra, perché appunto la sua sposa ritorni ad essere la sua gioia.

“Salmo 95. “Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore”.

Se la lode di Israele al suo Dio è nata dalle meraviglie che Egli ha operato in favore del suo popolo, ora gli “uomini di tutta la terra”, le “famiglie dei popoli” sono chiamate a cantare al Signore e a dare a lui gloria e potenza, a innalzare a Lui il culto della lode, perché Egli si manifesterà come Signore e re di tutti, che di tutti si prende cura e che su tutto eserciterà la sua provvidente regalità. Il suo Regno e la sua azione salvifica riguardano tutti!

 1 Cor 12,4-11. “Ma tutte queste cose le opera l’unico Spirito…”

L’apostolo Paolo sta parlando alla comunità concreta e ancora poco numerosa che vive in città a Corinto, nella quale egli vede la “diversità di doni, diversità di ministeri, diversità di attività” nelle persone stesse che vi operano. Ma scorgendo qualche segnale di pericolo che tale pluralità e diversità possa generare confusione o peggio divisioni, egli invita tutti a riconoscere  l’unica e comune origine di tutto: Dio, il Signore Gesù e lo Spirito Santo, cioè il Dio trino ed unico. Ma vediamo più da vicino. I ‘carismi’ sono i doni gratuiti suscitati dallo Spirito Santo nei membri della comunità in vista della costruzione, dell’unità e della santificazione della comunità. La sorgente della “diversità dei carismi” è lo Spirito Santo, Spirito Comunione, che distribuisce i suoi doni proprio in vista della Comunione. Paolo parla poi di “diversità di ministeri”, aggiungendo subito il riferimento a “un solo Signore”. I ministeri cioè dicono riferimento all’unico Signore Gesù che si è fatto servo di tutti. Ministeri sono i vari ‘servizi’ di cui una comunità ha necessità: essi scaturiscono e prolungano l’opera del Signore Gesù, servo per eccellenza di Dio e dei fratelli. Chi dunque riceve o esercita un ‘ministero’ nella e per la Comunità, è chiamato a svolgerlo con lo stesso stile del Maestro, venuto non per essere servito ma per servire e dare la vita per i propri fratelli. I ‘ministeri’ nella Chiesa non sono per elevazione o vantaggio personale, ma sono umile servizio come ha fatto il nostro Signore Gesù Cristo, al quale tutti servono. Infine Paolo parla di “diversità di attività”, tutte comunque collegate all’unico “Dio che opera tutto in tutti”.

Anche qui dunque la pluralità e la diversità delle forze e delle azioni nella comunità provengono dall’unica azione di Dio, sono date in vista del suo progetto. La vitalità della comunità cristiana, che si esprime nella varietà delle persone, attinge alla sorgente trinitaria: lo Spirito suscita la comprensione sempre più approfondita del mistero di Dio e del suo disegno per farlo conoscere agli uomini; il Signore Gesù Cristo, servo, suscita persone e modalità per servire i fratelli nella comunione e nella pace; Dio Padre continua a operare la sua salvezza nella storia in tanti modi e maniere.

Chi dispone di un carisma, di un ministero o di una forza di azione, riconosca che essi provengono dall’unico Dio e sono finalizzati a creare nella Chiesa di Dio la comunione nell’unica fede e nell’unico Signore, lungi dal creare divisioni o invidie.

Gv 2,1-11. “ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù”.

Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù”. Chiamando ‘segni’ i miracoli compiuti da Gesù, l’evangelista Giovanni vuole attirare l’attenzione del lettore su ciò che Gesù vuole rivelare di sé con quel suo gesto. Il segno di Cana consiste nell’aver  mutato l’acqua raccolta nelle giare, utilizzate per le abluzioni rituali giudaiche, in vino “migliore” e in quantità sorprendente. L’abbondanza e la qualità superiore del vino era, nel linguaggio dei profeti, annuncio dei tempi messianici (Ger 31,12; Os14,7; Am 9,13 14; G1 3,18) e della salvezza. L’acqua delle giare usata per le abluzioni (riti giudaici) trasformata in vino, simbolo dei tempi messianici, diventa annuncio del passaggio dall’alleanza vecchia (della legge) alla nuova alleanza (dello Spirito e della grazia). Il contesto della festa di sposalizio simboleggia il banchetto messianico in cui lo Sposo (3,29) celebra le nozze con la Sposa (vedi prima Lettura). In Cristo, lo sposo, Dio incontra il suo popolo, la Sposa: il Messia è giunto, è Lui che dona lo Spirito (il vino migliore e abbondante). “Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora!” La discussione sull’ “ora” invita i lettori a collegare il dono del “vino” con la morte di Gesù, possibile riferimento all’Eucaristia, dove il calice del sangue è la nuova alleanza. Perché la madre di Gesù è qui da Lui chiamata: “donna”? Troviamo tale termine in Gv 19,25-26, ai piedi della croce, e in Ap 12,1.13…. In questi testi la figura di Maria assume anche un senso simbolico: è figura della Chiesa che invoca l’inaugurazione della Nuova Alleanza e invita all’obbedienza del Messia. Con questo segno, nel quale Gesù “manifestò la sua gloria”, ha inizio la rivelazione di Gesù che culminerà nel segno del Figlio dell’uomo innalzato da terra, cioè crocifisso e risorto. Ma qui ha anche inizio il cammino di fede dei discepoli: “i discepoli credettero in lui”, cioè cominciarono a riconoscerlo come il Messia inviato dal Padre a compiere la rivelazione e la realizzazione della Nuova alleanza.

Ogni discepolo/lettore è invitato a mettersi alla scoperta e alla sequela di Gesù, per giungere, attraverso gli altri segni raccontati in questo vangelo, a “credere che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e credendo abbia la vita nel suo nome” (Gv 20,31)

+ Adriano Tessarollo