La gioia del cristiano e i frutti della conversione

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Letture: Sof 3,14-17; Is 12,2-6; Fil 4,4-7; Lc 3,10-18

PAROLA DI DIO – La gioia del cristiano e i frutti della conversione

Sof 3,14-17. “Rallegrati…grida di gioia…il Signore  in mezzo a te è un salvatore”.

La Parola di Dio oggi orienta il nostro sguardo e il nostro cuore su una realtà che rimane nascosta o che quantomeno noi fatichiamo a riconoscere, tanto i nostri pensieri e attese sono da essa lontane: “Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente. Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore”. Questa certezza dà fondamento alla gioia del cristiano: “Rallegrati, grida di gioia,  esulta” e allontana dal suo cuore ogni timore: “Non temere, non lasciarti cadere le braccia… Il Signore ha revocato la tua condanna”. Questo oracolo è profetico, rivolto ad un popolo in attesa di speranza e di incoraggiamento per ripartire da una situazione di povertà e difficoltà. Gioia e allegrezza gli vengono dalla certezza dell’amore di Dio che perdona e salva: “Il Signore ha revocato la tua condanna…non temerai più alcuna  sventura… Egli è in mezzo a te”. Non solo ti invita alla gioia per la sua presenza ma ti dice che Lui gioisce per te e con il suo amore ti rigenera, ti rinnova. E’ la gioia dell’incontro, Dio va incontro al suo popolo e il popolo ritorna al suo Dio e  riprende l’antico amore. 

Is 12,2-6. “Canta ed esulta, perché grande è in mezzo a te il Santo d’Israele”.

Abbiamo qui un canto di gioia per una liberazione insperata che Dio ha offerto al suo popolo: Gerusalemme, circondata da nemici, non vedeva alcuna possibilità di uscirne, quando, improvvisamente, alla guerra e alla paura succede la liberazione e la gioia. Il profeta invitava continuamente il popolo e i suoi capi increduli a confidare nel Signore. Ora questa liberazione da un potente esercito che improvvisamente toglie l’assedio e si ritira è annunciata dal profeta come un intervento liberatore di Dio. Così può esplodere il canto di lode: “Ecco, Dio è la mia salvezza… mia forza e mio canto…” come cantava il popolo uscito dall’Egitto (Es 15). Dio è la sorgente della salvezza, in Lui e da Lui essa va cercata. L’esperienza di salvezza diventa testimonianza da raccontare e annunciare: “rendete grazie, invocate, proclamate, fate ricordare, lo conosca tutta la terra”. Oggetto dell’annuncio e della testimonianza è il Signore che “ha fatto cose eccelse” e che è “grande in mezzo a te”.

Fil 4,4-7. “Siate sempre lieti nel Signore. Il Signore è vicino!”.

Siate sempre lieti nel Signore”. La gioia del cristiano si fonda nel rapporto personale con Signore: “Il Signore è vicino”. Questo annuncio dell’apostolo Paolo precede immediatamente l’invito: “Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste…e la pace di Dio … custodirà i vostri cuori”. La condizione del cristiano non è esente né da angustie né da necessità, ma per la sua fede nella presenza del Signore le angustie e le sofferenze presenti non hanno il sopravvento sulla speranza: il traguardo definitivo del cristiano è la comunione con Cristo già fin da ora possibile e che attende solo di essere resa piena e senza più alcuna minaccia. Da qui nasce per il credente la “pace di Dio” che come una sentinella “custodirà il suo cuore e suoi pensieri” dallo sconforto e dalle paure del tempo presente. La vita del cristiano si estende tra l’incontro con Cristo e la comunione con Lui nei segni della sua presenza (la Parola, i sacramenti, l’amore reciproco) e l’incontro reale pieno e definitivo con Lui per essere per sempre “con Lui”, Signore vivente. “Il Signore viene!”.

Lc 3,10-18. “Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo”.

La predicazione del Battista è definita “evangelizzare”, cioè annuncio di salvezza, annuncio della venuta del Salvatore che fa dono dello Spirito di Dio e libera l’uomo dal peccato. Così va compreso: “Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”, lo Spirito che ci fa figli di Dio e il fuoco che purifica dai peccati. Questo è l’annuncio centrale. Il Battista, in continuità con i profeti dell’Antico Testamento, proclama che per aver parte alla salvezza, significata nel Battesimo nello Spirito Santo e fuoco che Dio sta per offrire, bisogna disporsi ad attuare un cambiamento di vita, una conversione senza trovare pretesti per non cambiare. Alle tre categorie di persone, folle, pubblicani e soldati, che si presentano a chiedere: “Che cosa dobbiamo fare?”, Giovanni rivolge l’invito a cambiare atteggiamento nei confronti del prossimo circa l’uso dei beni materiali, affinché essi non siano fonte di egoismo, di ingiustizia e di violenza. Le tre categorie sono rispettivamente invitate alla condivisione (folle = tutta la gente), alla giustizia (publicani = uomini del fisco), alla non-violenza (soldati = chi esercita il potere). Il criterio di appartenenza al popolo di Dio è il rifiuto dell’oppressione e dell’ingiustizia e la condivisione dei beni con i poveri. L’atteggiamento indicato come autentica conversione nella predicazione del Battista, ripreso poi anche da Gesù, implica necessariamente la disponibilità all’amore generoso che porta ad un nuovo modo di valutare la vita ed i suoi valori. La ricchezza e i vantaggi che essa può procurare tendono a prendere il primo posto nella vita dell’uomo, rendendolo cieco e sordo nei confronti dei fratelli poveri e bisognosi e nei confronti di Dio. Condivisione, giustizia e sobrietà costituiscono per Giovanni Battista la porta di ingresso alla comprensione del messaggio di Cristo e dispongono alla novità del Vangelo di Gesù. Questa ‘conversione’ permette che la venuta del Signore non sia ‘di condanna’(‘paglia gettata nel fuoco inestinguibile’), ma ‘di salvezza’ (‘frumento raccolto nel granaio’).

+ Adriano Tessarollo