La bellezza di una chiesa intera

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riapre la chiesa di santa caterina

La bellezza di una chiesa intera

Quella calle, quel campiello improvvisamente ampio, quel cortile dall’alto muro merlato disegnano uno degli scorci più belli di Chioggia. È un’attrattiva, anche sotto la pioggia che batte violenta lungo la riva che percorre il canal Vena, quasi deserta, mentre cammino a raso dei negozi che sbucano a lato, illuminati e aperti e senza avventori. La porta d’ingresso della chiesa di santa Caterina è intasata di persone. Mi faccio largo discretamente per introdurmi almeno sul fondo della chiesa. La gente ha riempito ben bene il corridoio centrale e quelli laterali. Le pareti interne si ergono sontuose, con l’intervallo magnifico degli altari barocchi; il lampadario pende diritto dal centro del soffitto, e infine ci abbraccia la magnificenza dell’altare maggiore, mentre gli occhi si levano verso la cordonata superiore del soppalco dal quale si affacciavano le suore anziane e malate che non potevano scendere durante le liturgie. Il vescovo Adriano è già all’omelia. Ho infilato la mia visita in un breve intervallo del pomeriggio, ma ora godo l’insieme del panorama umano e artistico che intravvedo sopra le teste delle persone. Oggi è la festa della Madonna della Salute e questa circostanza è stata scelta per inaugurare e riaprire la Chiesa, dopo due laboriosissimi anni di restauro. Sento alcune delle parole del vescovo, che riconosce la meraviglia del monumento, la bellezza della casa di Maria, la presenza numerosa dei fedeli.

E ora, la lunga tradizione che ci ha condotto fin qua, andrà forse perduta per l’assenza dei giovani dal mondo ecclesiale? Mi domando com’è possibile che in una giornataccia di tal fatta, con l’imperversare di vento e pioggia, tante persone siano venute a radunarsi in questa chiesa e vi rimangano ora con il disagio di stare in piedi. L’attrattiva e forse il bisogno da consegnare alla Madonna della Salute sono ben grandi. Non soltanto avvisi e campane. Un volto da guardare e invocare. Una fedeltà ai ricordi d’infanzia, arricchiti dall’immagine dei familiari con i quali si è condiviso il dono delle fede. Una speranza per la salute propria e per quella dei familiari, nel presente e nel futuro. La devozione popolare si muove per una coincidenza tra il bisogno personale e una proposta semplice, che intercetta tutti. Ai piedi di Maria si consegnano gioie e dolori. Questo popolo che sperimenta la propria finitezza e la mette nel cuore della Madre, converge insieme, e nessuna persona accampa scuse di altri impegni o di tempo inclemente, ma viene a riporre il proprio desiderio esistenziale ed estetico nella bellezza di questo luogo antico e nuovo. Improvvisamente, riappare l’immagine di una Chiesa di popolo.

Angelo Busetto

(foto Donaggio)