I GIORNI – DA PARIGI A NOI

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I GIORNI – Da Parigi a noi

Una fede che si fa incontrare

Quelli che vengono da noi, che cosa incontrano? Quelli che crescono con noi, quale confronto hanno per la loro vita? E noi stessi, di che cosa viviamo, a quale ideale ci attacchiamo? Di fronte agli attentati di Parigi ci sentiamo improvvisamente indifesi come una cittadella che vede le mura sgretolarsi e cadere. Non solo per una minaccia che ‘può colpire in qualsiasi momento e ovunque, al ristorante, allo stadio o durante un concerto’, ma per la sensazione di trovarci nudi e scoperti, come vuoti recipienti di vetro. Basteranno la difesa aggressiva degli attacchi aerei o la cortina di indagine e di difesa di strade e ambienti, restringendo gli spazi della libertà personale?

Da dove verrà l’aiuto? Il Vangelo parla di un ramo di fico che s’intenerisce per un nuovo germoglio e genera vita. La gente in fuga da guerra e disperazione – mamme con bambini piccoli, giovanotti robusti, uomini maturi, anziani dalle rughe profonde; forse, tra loro, infiltrati dell’Isis – arrivando da noi, che cosa incontrano? Trovano – ci auguriamo – un luogo dove respirare, dormire e mangiare. Incontrano anche persone che amano la vita, cristiani lieti e convinti di una fede vissuta e amata?

Che tipo di umanità incrociano gli stranieri che camminano per le nostre città e paesi? O quelli che frequentano le nostre scuole e i nostri ambienti? E se la loro cultura ricca di valori e a volte persino intessuta della nostra stessa fede cristiana, oppure accesa di odio e violenza, incrociasse il nostro vuoto? Non solo il vuoto delle chiese, ma quello della mente e del cuore, la desolazione di vite prive di senso! Mille volte ci auguriamo che siano condotti a paragonare la loro vita e la loro fede – musulmani, animisti, buddisti, cristiani di altre confessioni – con la nostra fede, il nostro amore alla vita, la fedeltà e la certezza dell’amore coniugale, il bene dei figli avviati alla vita, la cura dei deboli accompagnati a sperare, l’unità di un popolo unito che vive e spera. Senza ostentare un’assurda capacità di vivere senza peccato, sappiamo tuttavia che la più grande difesa dal male – interiore ed esteriore – consiste in una umanità abitata da Cristo e dalla sua misericordia; in un popolo unito nella preghiera e fiducioso nella speranza, attaccato a una stella in cielo e a una compagnia buona sulla terra. Anche la crudeltà degli antichi barbari è stata convertita, anche la corruzione dei moderni può venire dissolta. Non spariranno forse minacce e persecuzioni, ma sarà dignitoso vivere e anche morire. E un riflesso di Cristo crocifisso e risorto potrà ancora colpire il cuore dell’uomo e riaccendere la vita.

don Angelo