Amò la “sua gente”

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CAVARZERE. Ricordato mons. Giuseppe Scarpa

Amò la “sua gente”

Domenica 8 novembre, giornata in cui l’Amministrazione Comunale, l’Istituzione Scolastica, le associazioni combattentistiche e d’arma, le autorità militari hanno celebrato la Festa dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, per la parrocchia di S. Mauro è stata anche la giornata del ricordo pubblico di mons. Giuseppe Scarpa, “L’Arciprete di Cavarzere”, in un anno dedicato alle celebrazioni del 70° anniversario della Liberazione e della fine della seconda guerra mondiale. Un Arciprete che rimase a Cavarzere per 40 anni e che amò il nostro paese, “il suo paese” e la “sua gente” come un padre ama i propri figli. Un sacerdote che ha condiviso con Cavarzere, come il suo amato Crocifisso, i periodi più tristi e più difficili: la guerra, l’alluvione, la tragedia di Boscochiaro. Un uomo e un sacerdote a cui Cavarzere deve molto. Nelle celebrazioni civili, organizzate lo scorso aprile per il 70° della Liberazione, era mancato un momento pubblico di ricordo di questa importante figura religiosa, di questo “Arciprete” di S. Mauro dal 1928 al 1968 e del suo diario, “Il Martirio di Cavarzere”. Un “diario” breve e semplice, un documento unico nel suo genere, una documentazione storica sulla tragedia che colpì Cavarzere nell’ultima fase della seconda guerra mondiale da trasmettere alle future generazioni. Leggendo il “Martirio di Cavarzere” si coglie l’amore profondo che legava mons. Scarpa a Cavarzere e alla sua gente. Egli non poteva certo prevedere quanto sarebbe accaduto alla “Sua Cavarzere”, l’immensità della tragedia: il dolore per la perdita di tante vite e la distruzione di un intero paese. All’indomani dell’ultima battaglia per la liberazione (27 aprile 1945) mons. Scarpa, con la tempra e la lungimiranza che gli erano caratteristiche e il grande amore per il paese e per le persone di cui era il pastore, comprese che doveva, quale autorità morale di Cavarzere, infondere coraggio, fiducia e speranza per rialzarsi e riprendere il cammino, rimboccandosi le maniche. La ripresa, l’inizio della “Rinascita” per così dire ufficiale, doveva avvenire con la festività del “Corpus Domini”, giovedì 31 maggio 1945.

Memorabile resta il manifesto che fece affiggere e dispensare per tutta la parrocchia, proprio in tale occasione, e il testo del manifesto venne integralmente riportato proprio alla fine de “Il Martirio di Cavarzere”. La prima edizione di questo diario di guerra venne pubblicata nel 1959 ad un anno circa dalla consacrazione del Duomo, avvenuta l’8 novembre 1958. Ed è per questo che, su iniziativa del Gruppo Animazione S. Mauro, si è voluto ricordare Mons. Scarpa proprio domenica 8 novembre, anniversario della consacrazione di quel Duomo, ricostruito grazie alla determinazione, tenacia e grande fede di mons. Scarpa. Per il “Suo Duomo” si impose alle autorità cittadine, alle autorità ecclesiastiche e anche alle autorità statali (con i suoi viaggi a Roma), al fine di ottenere finanziamenti e autorizzazioni. A lui si deve, inoltre, il merito della istituzione a Cavarzere del Patronato «S. Pio X» e della costruzione del teatro, dedicato a Carlo Goldoni. Domenica scorsa alla S. Messa delle 11, alla presenza delle autorità civili e militari, di mons. Umberto Pavan, legato da profondo affetto a mons. Scarpa e alla sua memoria (ne ha tracciato un toccante e commovente ricordo nel numero scorso di Nuova Scintilla), l’Arciprete don Achille De Benetti, nell’omelia, dopo aver riflettuto sull’importanza della festa dell’Unità d’Italia e dei cento anni dall’inizio della prima guerra mondiale, ha posto l’attenzione su un altro importante anniversario: i 70 anni della Liberazione. “Cavarzere ha tristemente e drammaticamente vissuto la tragedia della distruzione pressoché totale. Anche il Duomo, che oggi ci accoglie, venne distrutto dai bombardamenti. Lo stesso Duomo che ci parla della tenacia di mons. Giuseppe Scarpa, che oggi andiamo a ricordare. Mons. Scarpa amava Cavarzere e la sua gente, pur non essendovi nato. Oggi ricordiamo quest’uomo, questo pastore che, pur non essendo grande di statura, lo era nella forza, nella tenacia, nella fede”. Don Achille ha proseguito poi nel sottolineare l’impegno di mons. Scarpa nella ricostruzione per la rinascita del “suo Cavarzere”. In conclusione don Achille ha ringraziato, oltre alle autorità e le associazioni presenti, mons. Umberto Pavan per la presenza e per aver concelebrato, il “Gruppo di Animazione S. Mauro” per aver proposto ed organizzato il ricordo di mons. Scarpa e il fotografo Antonio Bedendi, per la realizzazione dell’ingrandimento. Al termine della celebrazione liturgica, don Achille ha benedetto un grande ritratto fotografico di mons. Scarpa che verrà posto, a perpetua memoria, nel corridoio che porta alla Cappella del Crocifisso, in quel Duomo che egli volle così fortemente “Dov’era e com’era”.

Raffaella Pacchiega