Formazione Caritas

Luvigliano-1
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luvignano 24-25 ottobre

Formazione Caritas

Prima consueta tappa per la formazione degli operatori/animatori Caritas della nostra Chiesa Locale. Circa una sessantina di persone impegnate nelle varie attività e servizi nel territorio diocesano si sono incontrate per un momento corposo di formazione. Luvigliano, nella Casa di Spiritualità delle Suore Dimesse, è stato il luogo dove vivere questa breve ed impegnativa sosta di lavoro. Partendo dall’Anno della Misericordia e dal programma pastorale diocesano del Vescovo Adriano, la nostra attenzione si è focalizzata sul nome ‘laico’ dell’accoglienza e della condivisione: la relazione di aiuto. Cosa significa oggi accogliere con misericordia la persona che si approccia ai Centri di Ascolto Caritas e che pone anche domande concrete sulla sua vita, sul bisogno di casa e lavoro? C’è un volto concreto della Misericordia che noi siamo tenuti a rivelare nella nostra prassi caritativa? Su questi sentieri – un po’ impervi, un po’ ostici – ci ha condotto il dott. Giacomo Dal Gesso, psicologo, psicoterapeuta che in questi anni ha seguito la formazione e l’aggiornamento di diverse esperienze di solidarietà nel territorio diocesano. Che cosa portiamo di noi stessi quando ascoltiamo l’altro? Quali sono i nostri pensieri, la nostre emozioni, le nostre sensazioni, quando nella relazione di aiuto ci troviamo di fronte al volto dell’altro, in maniera particolare della persona sofferente? Attraverso una modalità – per alcuni totalmente nuova – di dialoghi con altri volontari, di giochi di ruolo, di simulazioni di ascolto, abbiamo tentato di trovare un denominatore comune che ci dicesse cosa vuol dire entrare in una relazione misericordiosa con l’altro. Discorso non nuovo nella sostanza, forse nuovo nelle modalità interpretative, visto che la due giorni formativa non prevedeva relazioni e/o dibattiti.

La specificità Caritas allora risiede non tanto in quello che si fa – anche altre agenzie solidaristiche ‘fanno del bene’ – ma cosa dice, cosa indica il bene che si può cogliere da ogni relazione umana. Dove oggi trovare quindi il volto misericordioso del Padre che accoglie? Nei fatti della vita, ma anche nella consapevolezza che noi per primi siamo soggetti, uomini e donne, che hanno vissuto e sperimentato la Misericordia di Dio. Peccato non avere avuto tempo sufficiente per rileggere in un’ottica anche di relazione di aiuto e di accompagnamento il Sacramento della Riconciliazione…

Si tratta quindi di porre in primo piano la formazione alla vita spirituale, l’incontro e la sacramentalità della Parola di Dio, la celebrazione eucaristica, la comunità come soggetto evangelizzante nel territorio. Ci siamo dati uno sguardo ottimistico – non è poco, viste le tante sconfitte che registriamo nel campo della carità – perché oggi anche nelle nostre comunità civili ed ecclesiali ci sono luoghi e spazi dove ridire l’amore di Dio per gli uomini del nostro tempo.

Le sfide sono davanti a noi e non sono di facile soluzione; la crisi che sembra non finire, la presenza di immigrati, il lavoro che non si trova, una chiesa che deve trovare nuove strada per dire la speranza dentro un clima culturale segnato dall’individualismo… rispondere con segni e gesti dentro le periferie esistenziali che sono entrate nei nostri luoghi di vita. Ne saremo capaci?              (m.c.)