PAROLA DI DIO – Tutto è possibile a Dio

Facebooktwitterpinterestmail

PAROLA DI DIO – Tutto è possibile a DIo

Letture: Sap 7,7-11; Salmo 89; Ebr 4,12-13; Mc 10,17-30

Sap 7,7-11. “Insieme con essa mi sono venuti tutti i beni”.

Salomone è ricordato nella tradizione biblica come il re sapiente che ha aperto il suo popolo al confronto culturale con il grande mondo di fronte al quale venivano a trovarsi per la prima volta le tribù d’Israele. Salomone avrebbe avuto bisogno di un forte esercito per mantenere le conquiste di suo padre David, avrebbe avuto bisogno di grandi ricchezze per rispondere ai bisogni della nuova grande organizzazione amministrativa del Regno messo insieme da suo padre Davide. Invece, come ricordato nella lunga preghiera che leggiamo in 1 Re 3, Salomone chiede “un cuore capace di ascoltare” insieme l’ispirazione che viene dalla Parola di Dio (1Re 3, sogno di Gabaon e 1Re 9,1-9),  l’insegnamento della tradizione normativa  e la luce che viene dal confronto con le nuove situazioni e culture diverse: questa è la sapienza. A lui viene attribuito il libro della Sapienza composto in epoca molto posteriore. Il brano odierno mette su un piatto della bilancia sette beni e sull’altro la sapienza. Salomone ha preferito quest’ultimo e questo è stato la chiave per ottenere anche tutto il resto. Beni materiali quali scettri e troni (dominio politico su altri popoli), ricchezza e gemme preziose, oro e argento (simbolo di ogni ricchezza), anche beni personali come salute e bellezza e perfino la stessa luce (cioè la stessa vita) non passano avanti alla sua stima per la sapienza, che è poi in definitiva la radice per possedere il tutto in pienezza. Capire il senso delle cose e della vita vale di più dello stesso possesso delle cose e della vita.

Salmo 89. “Saziaci o Signore, con il tuo amore: gioiremo per sempre”. 

Il salmo 89 (90) è uno dei salmi prevalentemente sapienziali. Nella prima parte del salmo la riflessione si impernia sul confronto tra il tempo di Dio e quello dell’uomo. L’uomo passa con il corso delle generazioni, ma Dio è stabile, è da sempre, prima dei monti, della terra, del mondo. La liturgia utilizza la seconda metà (vv.12-17: “Insegnaci a contare i nostri giorni e acquisteremo un cuore saggio”. Ora si parla di pietà di Dio, della sua grazia, di gioia, dell’opera di Dio e della sua gloria che si manifesta, della sua bontà. Se l’uomo vive la sua vita in relazione a Dio la caducità dell’uomo trova sostegno nella solidità di Dio. Se il peccato dice separazione da Dio, fare senza o contro di lui, cosa che lascia l’uomo nella sua radicale povertà, la sapienza dice adesione, obbedienza e comunione con Dio, in cui l’uomo trova la sua consistenza, il suo senso, la sua piena e definitiva felicità, allora si rivela all’uomo il senso dell’opera di Dio nella quale prende senso e solidità anche l’opera dell’uomo.

Ebr 4,12-13. “La Parola di Dio è viva, efficace, tagliente…”.

Questi due versetti concludono una lunga esortazione (3,7-4,14) ad accogliere nella fede la Parola di Cristo. La prima lunga affermazione riguarda le qualità e l’azione della Parola di Dio. Solitamente dalla Parola di Dio cerchiamo leggi e insegnamenti. Qui invece si parla di “parola viva, efficace , tagliente…”. Parola viva ed efficace, cioè che opera quello che annuncia; in chi l’accoglie essa è come un seme vivo gettato che germoglia e porta frutto. Per spiegare l’aggettivo tagliente, l’autore ricorre all’immagine della “spada a doppio taglio” che penetra nel profondo della persona che l’ascolta e vi porta quella forza e quella luce che mettono allo scoperto nell’uomo ciò che in lui vi è di più segreto perché egli possa davvero “discernere i sentimenti e i pensieri del cuore”. All’autore viene poi spontaneo passare dall’azione della Parola a quella di Dio. La parola manifesta noi a noi stessi! Ma noi poi ci troviamo anche davanti a Dio, agli occhi del quale “tutto è nudo e scoperto” e al quale “dobbiamo rendere conto”. Se ci nascondiamo di fronte agli uomini ciò non sarà possibile davanti a Dio. Di fronte alla sua Parola noi siamo già di fronte a Dio e al suo giudizio: “Chi mi respinge e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho annunziato lo condannerà nell’ultimo giorno” (Gv 12,48).

Mc 10,17-30. “Impossibile agli uomini, ma non a Dio”.

L’evangelista Marco ci mostra Gesù “sulla strada” che sappiamo essere quella verso Gerusalemme. Cosa significa per il discepolo percorre la ‘sua strada’ verso la ‘sua Gerusalemme’? Ecco un esempio di discepolo che non riesce a “seguire Gesù” e di ciò che lo ostacola. E’ un racconto di storia di una vocazione che fallisce. Si presenta da Gesù un tale che ha osservato i comandamenti fin dalla giovinezza. E’ uno che riconosce che in Gesù si manifesta la bontà e di cui si scrive, unico caso nel vangelo di Marco, che Gesù “lo fissò e lo amò”. Dunque un punto di partenza assai favorevole nella duplice relazione tra il giovane e Gesù. Ma, nonostante tutte queste premesse favorevoli, egli decide di non seguire Gesù, a causa di una posizione sfavorevole, rispetto al punto di vista di Gesù: il giovane ama troppo le sue molte ricchezze e non si sente di venderle e devolverne il ricavato ai poveri. Ma l’attenzione di Gesù si rivolge ora ai suoi discepoli e osserva: “Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio”. Essi si mostrano stupiti di questa affermazione, ma Gesù non ammorbidisce le sue parole, ma rafforza il loro effetto paragonando la difficoltà del ricco a quella di un cammello che cerchi di passare attraverso la cruna di un ago. Continua poi il crescendo con una domanda che esprime costernazione e sbigottimento: “E chi può essere salvato?”, alla quale Gesù risponde: “Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio. Perché tutto è possibile a Dio”. A questo punto Pietro gli fa notare che lui e gli altri discepoli hanno lasciato tutto per diventare suoi seguaci. E Gesù, enumerando le persone e le cose cui essi hanno rinunciato per Lui – famiglia (la moglie qui non è nominata), casa e lavoro – dice loro che riceveranno una larga ricompensa. Una certa qual ricompensa sarà parzialmente all’interno della nuova famiglia di Gesù, della comunità dei discepoli, che però non sarà esente da persecuzioni. La ricompensa piena sarà “la vita eterna nel tempo che verrà”. Apertosi con la domanda su come ottenere la vita eterna, il racconto si conclude dunque con le condizioni per ottenerla.

+ Adriano Tessarollo