PAROLA DI DIO – Dove troveremo il pane?

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PAROLA DI DIO – Dove troveremo il pane?

Letture: 2 Re 4,42-44; Sal 144; Ef 4,1-6; Gv 6,1-15

2 Re 4,42-44: “Dice il Signore: ne mangeranno e ne avanzerà”.

Nei capitoli 2-13 del secondo libro dei Re, che raccoglie i racconti riguardanti il profeta Eliseo, troviamo una notevole quantità di racconti di miracoli compiuti dal profeta. Quello odierno è il racconto della moltiplicazione dei pani. Un ricco possidente viene a portare l’offerta al profeta Eliseo e ai suoi discepoli che vivevano una certa forma di vita comune presso il santuario di Galgala. È l’offerta delle primizie (Lv 23,17-18) “in onore del Signore”. Poche righe prima ci è detto che “nella regione imperversava una carestia”. Per questo Eliseo dà ordine di dividere quel dono fra tutto il gruppo: “Dallo da mangiare alla gente”. La reazione dell’offerente è immediata: “Come posso mettere questo davanti a 100 persone?”. Un pane d’orzo era la porzione che si dava a ciascuna persona. Come sfamare 100 persone con 20 pani? Ecco la risposta del profeta: “Dallo alla gente. Poiché dice il Signore: – Ne mangeranno e ne avanzerà anche –”. La conclusione è che mangiarono tutti e ne avanzò, “secondo la Parola del Signore”. La situazione di carestia porta il profeta a condividere il dono. Neanche la condivisione da sola è però sufficiente per risolvere la situazione. Interviene la fiducia del profeta nel Signore, che è espressa nell’oracolo. La parola del Signore, nella bocca del profeta, mostra tutta la sua efficacia resa visibile nei pani che sfamano tutti in abbondanza.

Sal 144: “Apri la tua mano, Signore, e sazia ogni vivente”.

Un inno alla regalità di Jahwéh. Un solista esprime i sentimenti dell’assemblea. Inviti alla lode si alternano con descrizioni della grandezza e bontà di Dio senza principio né fine, eterna come Dio stesso. Anche la sua regalità è eterna e il salmista la canta nelle sue manifestazioni: il nome divino rivelato a Israele, le virtù che fanno la grandezza e la bontà di Dio che si è avvicinato all’indigenza umana, l’immensa bontà che si china sull’uomo e lo raggiunge nel suo bisogno, l’azione salvifica di Dio per tutti. Oggetto dei pensieri del Signore è l’uomo. Da Gesù noi sappiamo che il regno di Dio sarà un ‘regno di verità e di vita, un regno di santità e di grazia, il regno della giustizia, dell’amore e della pace’, come recita un prefazio.

Ef 4,1-6: “Vi esorto a comportarvi in maniera degna della vostra vocazione”.

Comincia oggi la parte esortativa della lettera agli Efesini, che ci accompagnerà per cinque domeniche. Paolo ha esposto il disegno di Dio di fare di tutta l’umanità un solo popolo: questa è l’identità e la vocazione della Chiesa, nella quale tutta l’umanità converge nell’unico corpo di Cristo. Si tratta di un cammino iniziato con la scelta del popolo ebraico e manifestato pienamente nella venuta di Cristo. Con la predicazione del vangelo ora è in atto, attraverso la predicazione apostolica, la tappa della riunificazione di tutte le genti. Il fondamento dell’unità è già posto nella relazione con il Padre per mezzo di Cristo nella comunione dello Spirito. L’esortazione ora è rivolta a coloro che già sono parte consapevole e dichiarata della Chiesa: vivere “in maniera degna della vocazione che avete ricevuto”. Cristo ha già costituito in se stesso il fondamento dell’unità e lo ha reso possibile con il dono dello Spirito che porta l’unica vita e l’unico amore di Dio Padre nel cuore di tutti: si tratta dunque di “conservare” quell’unità che proviene dallo Spirito e che si manifesta in quel legame profondo che genera “pace”, cioè relazioni di rispetto della dignità e della chiamata di tutti ad essere e a vivere da figli di Dio. Unità e pace hanno un prezzo che bisogna essere disposti a pagare: “con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore”. Ecco il risultato dell’unità profonda che viene da Dio per il dono dello Spirito: “Un solo corpo, un solo spirito, una sola speranza verso la quale tutti siamo in cammino, un solo Signore a cui tutti ora apparteniamo, una sola fede che professiamo, l’unico battesimo che ci ha innestati in Cristo e fa di tutti noi come un solo corpo”. E al vertice di tutto: “Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce in tutti ed è presente in tutti”. Il vero peccato è rompere quest’unità che ha fondamenti tanto forti e preziosi!

Gv 6,1-15: “Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?”.

Le domeniche 17-21 del ciclo B propongono il capitolo 6° del vangelo di Giovanni che ha per tema ‘Gesù, pane di vita’. È un’occasione propizia, per annunciare il senso dell’eucaristia che Gesù ha donato ai suoi discepoli d’ogni tempo. Il Vangelo di Giovanni parla della fame, del pane come cibo e del mangiare quasi esclusivamente in questo capitolo, dove il pane da mangiare e la vita che non muore sono il perno attorno cui ruota tutto il discorso. Di fronte alla folla tanto numerosa, è Gesù a porre la domanda: “Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?”. La risposta di Filippo è come la nostra, quando ci si offre lo spettacolo di popoli interi affamati (o anche degli immigrati che giungono qui da noi): non abbiamo i mezzi sufficienti a rispondere a simili bisogni. Anche Filippo risponde: “Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno ne possa ricevere un pezzo”. L’attenzione è attirata su quel “dove o da dove”, per spingere il lettore ad interrogarsi sull’origine di quel dono che tra poco Gesù metterà a disposizione, in abbondanza per tutti. In altri casi la domanda riguarda Gesù stesso: “Da dove viene costui”? Nel racconto di Giovanni è Gesù a porre la domanda e a distribuire i pani, mentre negli altri vangeli sono gli apostoli a porre la domanda e a distribuire poi il cibo. Quel pane che Gesù distribuisce è “il pane vivo disceso dal cielo” che è la sua stessa persona; è quel pane che “non perisce” e “i pezzi avanzati devono essere raccolti, affinché nulla vada perduto”. Il miracolo-segno della moltiplicazione dei pani anticipa il linguaggio, le immagini e i motivi del lungo discorso successivo. Questo tipo di pane non può essere comprato; può solo essere donato gratuitamente e gratuitamente ricevuto. Ci sembra di sentire il venditore gratuito di Isaia 55,1-6 che sulle contrade della vita invita: “…Comprate e mangiate senza denaro… Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro patrimonio per ciò che non sazia? Il racconto del miracolo mostra l’incapacità e l’impotenza dei discepoli, quando sono abbandonati alle sole loro risorse (6,5.79) a giungere alla comprensione dell’azione rivelatrice di Gesù. In contrasto con la loro incomprensione sta l’affermazione di Gesù che “sapeva bene quello che stava per fare” (6,6). Le parole-formule eucaristiche prese, rendendo grazie, distribuì e la raccolta dei frammenti di pane, perché nulla vada perduto (6,12-13) mostrano ormai come deve essere compreso il miracolo: come anticipo dell’eucaristia, invitando i lettori a passare dall’essere semplici curiosi in attesa di prodigi a diventare autentici credenti di fronte al segno del pane dato da Gesù alle folle.

+ Adriano Tessarollo