Il saluto a don Enrico

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Il saluto a don Enrico

Don Enrico Dario, salesiano chioggiotto, è mancato improvvisamente alle ore 16 del 7 luglio. Da tre anni si trovava a Pordenone, dopo essere rientrato dalla Bolivia, dove aveva operato come missionario per più di trent’anni. Da qualche giorno non si sentiva bene, ma nulla faceva presagire una conclusione tanto rapida della sua esistenza terrena. Nato a Chioggia il 2 novembre 1934, ha emesso la prima professione nella Congregazione salesiana il 18 agosto 1959. Ha lavorato come confratello laico a Cison di Valmarino, Mogliano Veneto, Pordenone, San Donà di Piave e nei primi anni 80 è partito missionario per la Bolivia. Lì ha iniziato gli studi teologici coronandoli con l’Ordinazione sacerdotale il 7 settembre 1985. Si è dedicato con abnegazione, umiltà e passione al ministero sacerdotale a favore dei più poveri, distinguendosi soprattutto nell’amministrazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana, nella confessione nel dialogo e nell’ascolto di tante persone bisognose di aiuto. Minato nella salute è rientrato in Italia e dal 2012 risiedeva a Pordenone, dando una mano nella locale Parrocchia salesiana. Venerdì 10 luglio al mattino con una S. Messa di esequie presieduta dall’Ispettore don Roberto Dal Molin che ne ha tracciato un commovente profilo, la comunità naoniana l’ha salutato riconoscente. Nel pomeriggio dello stesso giorno anche la comunità chioggiotta ha voluto onorarne la memoria con una Celebrazione Eucaristica presieduta dall’amico, compagno di giochi e collega di ministero missionario don Dino Oselladore. Nella commossa omelia don Dino ha ricordato il suo zelo, la generosità e instancabilità nel donarsi ai più poveri. La salma è stata poi tumulata nel cimitero clodiense nella rinnovata cappella mortuaria dei salesiani.       

  d. Rossano Zanellato

Ricordo di don Enrico Dario, sacerdote salesiano

Il missionario Iche

Dario era il cognome di famiglia, mentre il suo nome anagrafico era Enrico, ma popolarmente era soprannominato Iche, che non ha alcun riferimento con il celebre comandante americano Ike diventato famoso per il massiccio sbarco in Normandia nel lontano 6 giugno 1944, ritenuto il giorno più lungo per l’immenso uso di uomini e mezzi aero navali, di armi e… morti. Più probabilmente il detto Iche è dovuto a un difetto di pronuncia, molto diffuso a quei tempi, in cui molti chioggiotti erano balbuzienti, cioè “chebe” in termine locale. Forse non avrà neanche finito i cinque anni della scuola elementare: molti papà, nonni e zii di pescatori portavano a bordo i fioi di 8-9 anni, che alla fine della seconda elementare “i savèva scrivàre, lègiare e fare di conto”. Chi non andava in barca, diventava “putto de bottega”. E le “fie”? Erano trattenute in casa per assistere fratellini e sorelline. Ho conosciuto Dario Enrico negli anni ’50, che girava “pe’ le calli via” con un robusto triciclo per trasportare sacchi di farina bianca e/o gialla, dello storico “Mulino Caldìn” alle varie botteghe alimentari. Nei pochi momenti liberi frequentava l’oratorio dei salesiani, non per giocare, ma per “le ripetission”, imparando a leggere bene, e a parlare “en lengua” nonostante “fusse chebe”. In Brando Sartori vedeva la classica figura del salesiano laico (cioè coadiutore… fac totum), da don Angelo Muraro, vera guida spirituale e anche scolastica imparava grammatica italiana e francese, storia e geografia e da don Michele la matematica e la geometria.

Manifestata la sua vocazione salesiana, entrò in noviziato ad Albarè di Costermano (VR) assieme a Cesare Bullo, attualmente impegnato come ingegnere in Etiopia a edificare laboratori per falegnami, meccanici, muratori e agricoltori con la costruzione di numerosi pozzi e acquedotti. Dario Enrico Iche si offrì come missionario in Bolivia dove operava don Dino Oselladore, lì seppe perdere il difetto di chebe, diventando sacerdote, confessore, predicatore e insegnante. Entrambi, dopo molti anni di missione in Bolivia, sono rientrati in Italia: don Dario a Pordenone e don Dino a Porto Viro. Chi di voi è venuto in oratorio per la festa popolare avrà potuto vedere una mostra di salesiani ciosoti che operano in Italia o in missione: avrà potuto ammirare anche i cartelloni di don Germano Colombo (ora direttore a Pordenone), di don Dino Donaggio dopo 40 anni di missione nella lontana Guinea ora si trova a Mestre Istituto S. Marco, quello del già citato coadiutore Cesare Bullo, quello del coadiutore Raffaele Penzo ora economo nell’oratorio di San Donà di Piave insieme ai pannelli dei nostri don Dino Oselladore e don Enrico Dario. Don Bosco soleva esaltare l’opera sacerdotale di missionari salesiani morti “con le mani sull’aratro!” 

 don Italo Fantoni