Canterò per sempre l’amore del Signore

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Memoria del presbitero don Arturo Lucchiari

Canterò per sempre l’amore del Signore

Ha vissuto il suo ministero nell’umiltà e nella semplicità. Era felice di essere prete e di fare il prete, pur non avendo occupato posti di prestigio. Ha affrontato anche le fatiche e le sofferenze, che non sono mancate, con animo lieto e nel parlarne ha sempre usato un linguaggio ironico mai vendicativo. Lo si avvicinava volentieri per quella ilarità disarmante con cui descriveva anche le situazioni più problematiche. Con pennellate così plastiche e incisive il vescovo Adriano ha descritto don Arturo Lucchiari all’omelia del funerale celebrato nel Duomo di Cavarzere lunedì 13 luglio. Nato a Lendinara il 29 marzo 1930, era diventato sacerdote a Chioggia il 23 settembre 1961. Don Arturo ha svolto il suo ministero in tutte le vicarie della Diocesi: a Chioggia nella parrocchia di San Giacomo, a Porto Tolle in Ca’ Venier e Donzella, a Loreo in Smergoncino, Rosolina, Cavanella Po e Fornaci, a Sottomarina nella parrocchia di Spirito Santo, e a Cavarzere in quelle di Villagio Busonera e Foresto. Fu soprattutto in questa – ha ricordato il vescovo che l’ha conosciuto nell’ultima fase della sua lunga vita – che ha profuso la sua pastoralità all’insegna della bontà, dell’accoglienza, del sorriso. Fu tanto amato dalla gente che si prese cura della chiesa, dell’amministrazione e anche di lui nelle sue fragilità fisiche. Svolse anche la mansione di segretario di Curia, al suo ritorno dalla Casa di Cura di Misurina, dove rimase quattro anni per problemi polmonari. Negli anni ‘80 si dedicò allo studio e conseguì un diploma in scienze pastorali. Fu proprio in quegli anni che ho avuto modo di famigliarizzare molto con lui, perché abitava nella casa della parrocchia di Sant’Anna in un appartamento attiguo a quello dei miei genitori. A distanza di anni ogni volta che mi incontrava faceva memoria dei nostri dialoghi, delle sue tesine e degli esami sostenuti, e del relax che lo vedeva partecipare alla pesca assieme alla mia mamma nel vicino canale. Tutte memorie semplici, come semplice è stata la sua vita, semplice e generosa, piena di fiducia nel Signore e nei superiori. Il giorno in cui gli ho letto la lettera con la quale il vescovo lo invitava a rinunciare all’uso della patente e ad alienare l’auto, ha provato una visibile sofferenza, ma ha concluso: se i superiori ritengono che sia bene così lo faccio.

Dal 1988 era ospite della Casa per sacerdoti “Madonna del Cenacolo” a Cavarzere, dove si spense al vespro di giovedì 9 luglio 2015. Proprio in quella struttura godette dell’assistenza di Don Luigi, dei confratelli e del personale. Da più parti sono giunti attestati di stima e di riconoscenza, a sottolineare che la vita di un prete può essere davvero feconda se come il chicco di frumento cade in terra ed è disposta a morire per amore. Il vescovo ha invitato noi confratelli a guardare allo stile con cui don Arturo ha interpretato la sua vocazione, e noi tutti, al termine della celebrazione, abbiamo cantato il classico “In paradisum” dove anche lui ha finalmente ricevuto l’invito “Sede hic et cane”, “canta la gioia dell’amore ricevuto” in continuità con il ritornello del salmo responsoriale: “Canterò per sempre l’amore del Signore”. La salma ha poi sostato alcune ore nella chiesa di Foresto e nel pomeriggio ha raggiunto Concadirame, sua parrocchia di origine, nel cui cimitero è stata tumulata.

don Francesco Zenna