Memoria di don Dino Marcello Gianola, ad una settimana dalla morte Stola, cazzuola e martello

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Memoria di don Dino Marcello Gianola, ad una settimana dalla morte

Stola, cazzuola e martello

Era stato accolto tra il clero diocesano dal vescovo Sennen Corrà, che aveva intravisto in quel piccolo prete canossiano la passione per le anime. Inviato nel territorio del Delta si è appassionato subito della gente a cui ha trasmesso l’amore per il Signore, la rettitudine morale e il senso dell’appartenenza alla Chiesa. Non è retorica, ma traduzione in termini teologici delle caratteristiche salienti della sua azione pastorale. Aveva innanzitutto una cura particolare della casa del Signore, che arricchiva via via di elementi sempre nuovi per promuovere il Culto Eucaristico, la devozione alla Vergine e ai Santi, la trasmissione della fede e l’annuncio della Parola. Richiamava poi, nelle forme più diverse, a una coerente condotta di vita soprattutto le giovani generazioni. Infine ha attrezzato le varie parrocchie di quelle strutture che permettevano di dare una visibilità sociale alle tradizioni cristiane, come fontane e capitelli, e a favorire l’aggregazione nel tempo libero, come campi di bocce, sale biliardo e giochi vari. E ha fatto tutto con le sue mani. Si sapeva improvvisare idraulico e confessore, muratore e catechista, con la sua veste nera sempre addosso e la cassetta degli attrezzi appresso. Non c’era verso di potergli contestare un’idea quando se l’era messa in testa, di frenarlo in una presa di posizione quando era convinto della sua bontà, così come è stato difficile fargli accettare il meritato riposo di arzillo ottantenne.

Era nato a Venezia nel 1928 e aveva ricevuto l’ordinazione sacerdotale all’età di 35 anni dopo aver emesso i voti nella Congregazione dei Padri Canossiani. In Diocesi ha servito in particolare, con diverso titolo, le parrocchie di Ivica S. Giulia, Ca’ Mello, Gorino Sullam e Mazzorno Destro. In questi ultimi anni è stato accolto prima nella Casa dei Sacerdoti “Madonna del Cenacolo” di Cavarzere, dove ha messo sottosopra la cappella costruendo il supporto del tabernacolo, poi in casa della sorella Maria a Venezia, dove si è messo a disposizione della parrocchia per le confessioni avvertendo della sua presenza con un cartello di legno intagliato da lui stesso, e infine presso l’Opera Provvidenza di S. Antonio, arreso alla fragilità delle arterie che gli aveva tolto la lucidità mentale. L’organismo resse ancora una decina di mesi e cedette al Vespro di mercoledì 17 giugno 2015. Il giorno successivo abbiamo celebrato per lui una Messa di suffragio al Sacrario di Redipuglia, dove il nostro presbiterio si trovava in uscita fraterna, e lunedì 22 nella chiesa di San Geremia a Venezia il fratello P. Pietro ha presieduto la liturgia funebre, concelebranti il vicario generale della diocesi di Chioggia, il superiore generale dei Canossiani e un’altra decina di sacerdoti, tra cui don Fabrizio Fornaro e don Angelo Vianello. Erano presenti anche alcuni fedeli delle parrocchie del Delta, ma tanti altri, confratelli e fedeli, hanno partecipato alla Messa in “die septima” presieduta dal vescovo Adriano nella parrocchiale di Taglio di Po mercoledì 24, chiedendo proprio al Battista di accogliere nell’assemblea dei redenti questo ministro austero e battagliero, armato di stola, cazzuola e martello.

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