In pellegrinaggio ad Aquileia

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Nell’anno della vita consacrata

In pellegrinaggio ad Aquileia

Il 2 giugno le religiose e i religiosi del Triveneto si sono incontrati ad Aquileia per una giornata di riflessione e di festa in occasione nell’anno della vita consacrata.

Anche le Religiose della nostra diocesi, accompagnate dal loro assistente, mons. Giuliano Marangon e dalla Presidente USMI Madre Umberta Salvadori e in compagnia di alcune laiche, sono partite verso la prima tappa; Gorizia.

Sono state accolte nella grande Chiesa dei Sacri Cuori dove hanno trovato altre 650 Consacrati.

Ad attenderle c’erano i vescovi: mons. Garbin Vescovo di Treviso, mons. Radaelli di Gorizia e il relatore mons. Josè Rodriguez Carballo segretario nel dicastero che si occupa della vita consacrata.

Quest’ultimo ha offerto una corposa riflessione sulla vita consacrata. Il suo intento è stato quello di presentare una vita radicata nel Vangelo, che diventa profetica per il popolo di Dio. Nel suo intervento ha sottolineato più volte che i consacrati sono chiamati ad essere profeti.

Paradossalmente, mentre avvertiamo la distanza tra ciò che dovremmo essere e ciò che realmente siamo, tra l’orizzonte in cui dovrebbe muoversi la nostra vita e la nostra quotidianità, prendiamo consapevolezza che il cammino dei consacrati, tra “già” e “non ancora” rimane aperto all’opera rinnovatrice e feconda dello Spirito, che sempre può rigenerarci fino alle profondità del nostro essere.

Ma quale profezia è affidata alla vita consacrata? Il Relatore ha citato le parole di Papa Francesco indirizzate a tutti i consacrati: “Il profeta riceve da Dio la capacità di scrutare la storia nella quale vive e di interpretare gli avvenimenti: è come una sentinella che veglia durante la notte e sa quando arriva l’aurora. Conosce Dio e Conosce gli uomini e le donne suoi fratelli e sorelle. È capace di discernimento e anche di denunciare il male del peccato e le ingiustizie, perché è libero, non deve rispondere ad altri padroni se non a Dio, non ha altri interessi che quelli di Dio. Il profeta sta abitualmente dalla parte dei poveri e degli indifesi, perché sa che Dio stesso è dalla loro parte”.

Davanti a questo impegno che può apparirci troppo esigente, può venire la tentazione di fuggire, di sottrarsi al compito di profeta, perché si è stanchi e delusi dei risultati. Ma è proprio questa la profezia sostenibile che il mondo ha bisogno di vedere in noi. La profezia è mostrare a tutti che l’amore di Dio ci permette di vivere nel limite e nella povertà esistenziale e anche spirituale in modo dichiarato e sereno.

Altro punto toccato dal relatore è stato l’interrogativo: La vita consacrata avrà un futuro?

Dopo aver esaminato le statistiche che la riguardano e cioè il calo numerico dei consacrati ha citato le Parole di Papa Benedetto XVI il quale affermava che la Chiesa non può far senza la vita consacrata. Dipende dai consacrati ravvivare il carisma ricevuto dai fondatori e renderlo attuale e gioioso non solo con la Chiesa o parallelamente ad essa, ma nella consapevolezza di appartenere ad essa.

Al termine della relazione siamo andate ad Aquilea culla della fede cristiana per tutto il triveneto e luogo di martirio dei nostri patroni Felice e Fortunato.

Come prima cosa abbiamo inondato il prato circostante la basilica e lo abbiamo reso multicolori con i nostri abiti e le tovaglie stese sul prato. Dopo esserci rifocillate siamo entrate in basilica dove abbiamo concluso la nostra giornata con la Santa Messa presieduta dal Patriarca di Venezia mons. Francesco Moraglia.

Diamo lode a Dio per l’esperienza vissuta e un grazie particolare agli organizzatori.

Siamo tornate nelle nostre comunità con il desiderio vivo di rispondere con sempre più slancio agli appelli della chiesa per essere fermento nella società.                      

Sr. A.B.