PAROLA DI DIO – Nessuno ha un amore più grande di questo…

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PAROLA DI DIO – Nessuno ha un amore più grande di questo…

Letture: At 10,25-26.34-35.44-48; Sal 97; 1 Gv 4,7-10; Gv 15,9-17

At 10,25-26.34-35.44-48. “Chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto”.

Ascoltiamo alcuni tratti del racconto dell’incontro di Pietro e Cornelio a Cesarea, reso possibile da due visioni provocate da Dio, la prima a Cornelio a Cesarea (10,1-8) e l’altra a Pietro a Giaffa (10,9-16). Dio invia Pietro come messaggero a Cornelio, centurione romano, uomo retto e pio per annunciargli: “le tue preghiere e le tue elemosine sono salite davanti a Dio ”. Contemporaneamente Dio manda un messaggio a Pietro: “Ciò che Dio ha purificato tu non chiamarlo profano”.

E’ la grande svolta chiesta da Dio alla nuova Comunità di Gesù, l’evangelo è rivolto a tutti. Punti salienti del brano sono il gesto con il quale Cornelio si prostra per adorare Pietro, riconoscendo in lui un inviato di Dio e le parole di Pietro che, sollevandolo, dice: “Alzati, anch’io sono un uomo”, affermando la fondamentale uguaglianza di tutti davanti a Dio. Pietro trova radunate un gruppo di persone ben disposte ad ascoltare l’inviato del Signore.  Il suo annuncio svolge quattro tappe: Dio non fa preferenza di persone(34-36), riassume poi la vita di Gesù (37-38), definisce la missione degli apostoli di esserne testimoni (39-41) e proclamando Gesù giudice dei vivi e dei morti annuncia che la salvezza è per tutti e si ottiene per mezzo della fede in Lui (42-43).Oggi viene proposta la prima tappa del discorso di Pietro, nella quale Pietro constata e afferma che Dio non fa preferenza di persone: davanti a Dio non conta la razza, il ceto sociale, il sesso, superando così i forti pregiudizi correnti, ma conta il modo di agire retto di ogni persona. Mentre Pietro sta parlando  “Lo Spirito Santo discese sopra tutti coloro che ascoltavano la Parola”. La nuova pentecoste anche sui pagani, per iniziativa divina, con gli effetti della Pentecoste a Gerusalemme, provoca lo “stupore” da parte dei circoncisi che si chiedono come sia possibile che lo Spirito scenda sui “non circoncisi”, che porta Pietro e la Chiesa di Gesù alla conclusione: “Chi può impedire che siano battezzati nell’acqua, questi che hanno ricevuto, come noi, lo Spirito Santo?”. Se hanno ricevuto lo Spirito sono già membri della Chiesa, quindi il battesimo, sacramento dell’ingresso  nella Chiesa non può essere loro negato.

Sal 97. “Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia”.

Il salmo 97 è un canto al Signore che si manifesta a tutti e che è pieno di amore verso tutti. La sua venuta cambierà le prospettive e l’avvenire si annuncerà più bello del passato: per cantare i nuovi prodigi serve un ‘canto nuovo’. Grazie alla fedeltà di Dio che si ricorda delle sue promesse del passato e che nel presente compie la sua giustizia, il futuro sarà di gioia. Israele e le nazioni si uniscano nella gioia perché quello che Dio ha già fatto per il suo popolo è garanzia per quello che farà per tutti i popoli, per “tutti i confini della terra”.

1 Gv 4,7-10. “Chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio”.

La breve e densa pagina giovannea parte dall’amore al prossimo: “amiamoci a vicenda” per risalire alla sorgente dell’amore: “perché l’amore è da Dio”. L’amore diventa il segno della nuova vita divina in noi (essere generati da Dio). Solo nell’amore si può fare esperienza di Dio (chi ama conosce Dio). Non ci si faccia illusioni: dove non c’è amore non c’è stata vera esperienza-conoscenza di Dio, o non c’è stata conoscenza-esperienza del vero Dio, perché “Dio è amore”. In che cosa consiste l’amore di Dio per noi? Nella sua volontà di salvarci! Dove Dio ha dimostrato questa volontà di salvezza nei nostri confronti? Nel fatto storico e visibile dell’invio del suo Figlio Unigenito nel mondo. Egli ha preso l’iniziativa di amarci per primo, mandando il suo Figlio a noi, peccatori, senza che glielo chiedessimo: ‘Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo’.

Gv 15,9-17. “Nessuno ha un amore più grande di questo…”.

Diventare discepoli di Gesù richiede testimonianza d’amore verso Gesù e verso il prossimo, di un amore così grande che arriva a “dare la vita”, a fare cioè della nostra vita un dono totale per gli altri. E’ questo il messaggio dell’odierno brano del vangelo, che diventa così spiegazione del “portare frutto” della parabola della vite e dei tralci, letta domenica scorsa. La vita e l’amore passano dal Padre al Figlio e il Figlio li  comunica agli uomini. Il Padre ama Gesù, Gesù ama i discepoli e i discepoli si donano l’un l’altro questo amore. L’invito-comando “Rimanete nel mio amore” significa accogliere l’amore che Gesù ci ha già donato. L’amore donato da Dio diventa fonte di amore nell’uomo che si esprime come pratica concreta dell’amore. Questo è avvenuto in Cristo e la stessa dinamica deve manifestarsi nella vita dell’autentico discepolo. Prima di annunciare il  comandamento dell’amore Gesù introduce il tema della gioia. La gioia deriva dall’obbedienza e dall’amore di cui Gesù ha appena parlato: la sua obbedienza ed amore al Padre fanno la sua gioia ed ora egli invita anche i discepoli a questa obbedienza ed amore che fondano la comunione reciproca: questa comunione sarà la fonte della loro gioia. Il dono-comandamento dell’amore produce altro amore: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amati”. Il modello dell’amore dei discepoli è il supremo atto di amore con il quale Gesù ha dato la propria vita: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”. La morte di Gesù diventa il modello dell’intensità dell’amore del discepolo di Gesù, ma insieme ne è anche la fonte. E’ stata la morte di Cristo a rendere possibile il dono dello Spirito Santo a tutti coloro che crederanno in Lui. Nel libro della Sapienza 7,27 era detto: “(la Sapienza) entrando nelle anime sante, li (uomini) rende amici di Dio”. E’ il dono dello Spirito che entrando in noi ci fa suoi amici, ci dà la forza e la gioia di condividere il suo stesso amore e fa scaturire da noi stessi l’amore. “Amatevi gli uni gli altri” è prima dono e poi comandamento.           

                                                    +  Adriano Tessarollo