PAROLA DI DIO – Elevato da terra, attirerò tutti a me

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PAROLA DI DIO – Elevato da terra, attirerò tutti a me

Letture: Ger 31,31-34; Salmo 50; Eb 5,7-9; Gv 12,20-33

Ger 31,31-34. “Verranno giorni… nei quali concluderò un’alleanza nuova.”

Al popolo che continuamente era infedele agli impegni dell’Alleanza del Sinai, il profeta annuncia da parte di Dio l’Alleanza nuova, stabile e definitiva: “Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò nel loro cuore” mentre nell’alleanza del Sinai la legge era “scritta su tavole di pietra” e della sua osservanza Dio si farà garante per l’uomo. La novità è che Dio stesso farà sì che la sua legge sia osservata fedelmente e così non sarà più minacciata la comunione tra Dio e il suo popolo: “Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo”. Come e quando avverrà questo? Qualche anno più tardi il profeta Ezechiele commenterà questo oracolo dicendo: “Porrò il mio Spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei precetti…”. La legge posta nel cuore sarà lo Spirito Santo che dal di dentro del nostro cuore diventa la nostra Legge, la nostra regola e forza di vita. San Paolo vede realizzata questa promessa quando scrive nella Lettera ai Romani (5,5): “L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato”. Nell’ultima cena Gesù spiega la sua morte come il sacrificio della Nuova Alleanza, il cui frutto è il dono dello Spirito Santo che diventa principio della Vita Nuova del credente, le cui caratteristiche sono il perdono dei peccati, la conoscenza/esperienza di Dio e del suo amore, e la pratica di quell’amore verso i fratelli che Dio ci comanda e che lo Spirito Santo ci dà la forza di vivere.

Salmo 50. “Crea in me, o Dio, un cuore puro”.

Il salmo 50, noto come il “Miserere”, è la confessione da parte dell’uomo della sua situazione di peccato, del suo peso e delle sue conseguenze (vv. 3-8), cui segue l’invocazione profonda e accorata di perdono e liberazione (vv. 9-20) e si conclude con la celebrazione cultuale e gioiosa della ricostituita comunione (v.21). Oggi ci vengono proposte tre strofe.

La confessione sincera della prima strofa nasce dalla certezza che Dio è misericordioso e perdona e libera dal peccato (lavami, mondami). Dopo l’invocazione della liberazione dal peccato che corrode l’uomo, nella seconda strofa l’orante invoca da Dio il suo profondo rinnovamento interiore, quasi una ri-creazione: “Crea un cuore puro, rinnova uno spirito saldo, sostieni un animo generoso”, per poter così rivivere la comunione e la presenza di Dio: “Non respingermi dalla tua presenza, non privarmi del tuo santo spirito”. Infine, la gioia dell’esperienza della salvezza diventa desiderio di raccontarla perché altri, che pure esperimentano l’amarezza del peccato, possano provare la gioia del ritorno:“Rendimi la gioia di essere salvato… Insegnerò agli erranti le tue vie e i peccatori ritorneranno a te”.

Eb 5,7-9. “…divenne causa di salvezza eterna per tutti quelli che gli obbediscono”.

Nell’offerta di sé Cristo prese parte alla drammatica condizione umana, vissuta tra preghiere e suppliche, ma anche tra grida e pianti di dolore. Ha vissuto dunque l’evento drammatico della passione, divenuto offerta, nell’angoscia dell’agonia e nell’invocazione al Padre di essere liberato da quella morte (Mc 14,36). Questo desiderio è presentato al Padre con una preghiera supplichevole, ma con profondo rispetto e fiducia, affidandosi comunque a Lui, lasciando a lui la scelta di come essere libero dalla morte. In quell’esperienza Gesù ha vissuto l’obbedienza al Padre che Egli aveva predicato agli uomini e con quell’esperienza egli è diventato nostro liberatore, è diventato causa della nostra salvezza. Nella sua passione e morte Cristo non è stato annientato ma ‘trasformato’ nella sua risurrezione, ricreato un uomo nuovo, grazie a questo sacrificio esistenziale e diventa causa di salvezza eterna per tutti quelli che aderiscono a lui. Il suo sacerdozio non fu una liturgia convenzionale, fatta di riti predeterminati, ma il dono e il sacrificio di sé per la nostra salvezza e vita eterna.

Gv 12,20-33. “…quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me”.

In questa pericope l’evangelista Giovanni riunisce alcuni detti di Gesù che annunciano il senso della sua morte, risurrezione e glorificazione anche a vantaggio dei suoi discepoli. Questi detti sono inseriti da Giovanni in un momento particolare della vita di Gesù. Egli è giunto a Gerusalemme per la pasqua, con tanti altri pellegrini dalla Galilea. Ha risuscitato Lazzaro, ha fatto il suo ingresso trionfale a Gerusalemme, acclamato Messia. Tutto ciò ha destato la curiosità di altri pellegrini che erano a Gerusalemme per la stessa festa della pasqua. Alcuni vogliono vedere con i loro occhi questo personaggio che suscita tante attese e tanti contrasti a Gerusalemme: “Vogliamo vedere Gesù”, chiesero alcuni Greci a Filippo. Questa richiesta mette in moto Filippo e Andrea che informano Gesù con una certa soddisfazione per questa attenzione degli altri verso il loro Maestro: potrebbe essere un momento di gloria! Ma Gesù porta subito l’attenzione dei discepoli verso ben altra direzione. “È giunta l’ora che sia glorificato il Figlio dell’Uomo”. Finalmente, pensano i discepoli, giunge il momento atteso della gloria, finalmente Gesù entrerà in azione per liberare il suo popolo e ripristinare l’antico splendore del regno di David o di Salomone. Ma è ben altra la gloria che il Padre sta per rivelare nel suo figlio Gesù, è ben altra la gloria cui sono chiamati a partecipare i discepoli. Gesù aggiunge subito: “Se il chicco di grano, caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Se uno ama la propria vita la perde… Se uno mi vuole servire, mi segua…”. Ecco i verbi: morire, perdere la vita, servire! I discepoli avevano seguito Gesù per vivere, amare la vita e regnare con lui onorati dagli uomini, non per servire…! Gesù parla sì di salvare la propria vita, ma non ora, ma “per la vita eterna”; Egli parla sì di essere onorati, ma non dagli uomini, ma da Padre! Gesù dunque capovolge le loro attese, ed è questo che essi devono capire e accettare. Un discorso duro anche per Gesù: “Ora l’anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, liberami da quest’ora? Ma per questo sono giunto a quest’ora”. Ripeto, questo capovolgimento di prospettive turba Gesù e sconvolge i discepoli che non si rassegnano a capire discorsi come questi. Ecco una rivelazione celeste a confermare i discepoli a seguire il loro Maestro sulla via della vera vita e salvezza: “L’ho glorificato e di nuovo lo glorificherò”. Questa voce è per loro, non per Gesù. Quanti intendono salvare la propria vita devono mettersi alla sua scuola e non pensare a vie diverse. Nella morte di Gesù il Male sarà vinto, e con quel gesto d’amore Gesù risorto e glorioso rimarrà un costante invito a seguirlo sulla via del dono e della salvezza eterna.

+ Adriano Tessarollo

“da Nuova Scintilla n.12 del 22 marzo 2015”