Digiuno e preghiera, insieme

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Digiuno e preghiera, insieme

24 MARZO GIORNATA DEI MISSIONARI MARTIRI

Veglia col vescovo alle 21 a S.Giacomo

“Nel segno della Croce” è il tema della 23ª Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri, che celebreremo il prossimo 24 marzo. La Veglia di preghiera si terrà a Chioggia nella basilica di S. Giacomo alle ore 21 presieduta dal vescovo. La giornata di digiuno e preghiera trova le sue radici nella morte di mons. Oscar A. Romero. Era il 24 marzo 1980 quando, mentre celebrava l’Eucaristia, venne ucciso nel piccolo stato centroamericano di El Salvador. La celebrazione annuale di una Giornata di preghiera e digiuno in ricordo dei missionari martiri, il 24 marzo, prende ispirazione da quell’evento sia per fare memoria di quanti lungo i secoli hanno immolato la propria vita proclamando il primato di Cristo e annunciando il Vangelo fino alle estreme conseguenze, sia per ricordare il valore supremo della vita che è dono per tutti. Fare memoria dei martiri è acquisire una capacità interiore di interpretare la storia oltre la semplice conoscenza. Oggi un filo ideale lega ogni 24 marzo al 24 marzo 1980. Trent’anni esatti (1980-2010) dunque ci separano da quell’episodio emblematico, ma non unico. Secondo le informazioni raccolte dall’Agenzia Fides, nell’anno 2014 sono stati uccisi nel mondo 26 operatori pastorali, 3 in più rispetto al precedente anno 2013. Nel 2014 sono morti in modo violento 17 sacerdoti, 1 religioso, 6 religiose, 1 seminarista, 1 laico.

Ancora una volta la maggior parte degli operatori pastorali uccisi nel 2014 ha trovato la morte in seguito a tentativi di rapina o di furto, aggrediti anche con efferatezza e ferocia, segno del clima di degrado morale, di povertà economica e culturale, di intolleranza in cui vivevano. In questi contesti, simili a tutte le latitudini, la violenza e la mancanza del minimo rispetto per la vita umana diventano regola di vita. Nessuno di loro ha compiuto azioni o gesti eclatanti, ma ha vissuto con perseveranza e umiltà l’impegno quotidiano di testimoniare Cristo e il suo Vangelo in tali complesse situazioni. Qualcuno è stato ucciso dalle stesse persone che aiutava, altri hanno aperto la porta a chi chiedeva soccorso e sono stati aggrediti, altri ancora hanno perso la vita durante una rapina, mentre rimane incerto il movente per tante altre aggressioni e rapimenti conclusisi tragicamente, di cui forse non si conosceranno mai le vere cause. Però, la Croce ci segna, ci dice appartenenti gli uni agli altri, perché tutti assieme uniti a Cristo. Se con lui siamo sepolti però, sappiamo anche che con lui saremo risorti (cfr. Rom, 6, 4). Nel tempo forte della Quaresima, nel segno della Croce, sperimentando le nostre fragilità, alziamo lo sguardo verso l’orizzonte della vita: il Risorto, Speranza di tutte le genti. Come battezzati abbiamo ricevuto e accolto il segno della Croce, che ci invita a farci prossimi a tutti quei fratelli e sorelle, missionari e popolazioni, che in molte parti del mondo soffrono a causa della loro testimonianza alla fede cristiana.   

Stefania, “da Nuova Scintilla n.12 del 22 marzo 2015”