I GIORNI (n.6-2015)

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I GIORNI (n.6-2015)

Il “lavoro” di Millet

Ecco, ora la mostra è finalmente allestita e arrivano a visitarla le prime persone. Elegante, ben curata, sistemata nella navata sinistra della Cattedrale sui pannelli nuovi di zecca. La Provvidenza arriva a tutto. Anche a superare gli inconvenienti dell’ultima ora: alcuni sostegni dei pannelli sembravano svaniti in autostrada e c’è voluto lo spirito di iniziativa di un operaio di Egolabor, che è andato a recuperarli fino a Rovigo. Una mostra di pittura in Cattedrale? Abbiamo qui nella vicina piazzetta la splendida ‘location’ della Chiesetta di S. Martino che, ormai sottratta all’impiego liturgico, ospita egregiamente ogni tipo di mostra. Sì, ma i dipinti di Millet sono un’altra cosa.

Quando li ho visti in esposizione alla Fiera di Rimini, e soprattutto quando ho sentito la presentazione della dottoressa Mariella Carlotti, ho subito pensato che si trattava di un bel percorso di umanità. C’è la casa, ci sono i campi, gli uomini e le donne che lavorano, riposano, il desco all’aperto, la mamma che culla il bambino e l’altra che insegna l’uncinetto alla figlioletta, ci sono gli animali e gli alberi, i campi distesi e le masserie, i paesi e i campanili. C’è infine la preghiera, un uomo e una donna, un marito e una moglie che pregano all’Angelus della sera. C’è la vita, la fatica, l’amore, la semplicità e la nobiltà del vivere, l’unità e la singolarità degli esseri umani. Questo lavoro non è schiavitù, non è mercede, non è rivendicazione sindacale. Non è nemmeno solitudine o catena di montaggio. È amore alla terra e al tempo, solidarietà con i compagni di lavoro e gusto della vita. Possiamo festeggiare la santa Famiglia di Nazaret, l’artigiano S. Giuseppe, possiamo cercare nel calendario tutte le feste dei santi lavoratori, e di chi ha insegnato a lavorare e a vivere, come don Bosco che il calendario presenta proprio in questi giorni. Questa è la vita reale, la fatica redenta, la bellezza riconciliata. Nella dispersione fatua della famiglia, nella crisi del lavoro, arrivano queste immagini di vita che parlano ai bimbi e agli adulti e mostrano quello che siamo chiamati ad essere e che possiamo ancora diventare. Oggi non è più soltanto il lavoro come fatica a spaventare, perché – dice la presentatrice – oggi c’è una fatica ancor più grande: quella di non lavorare, quella di non aver lavoro. Ma intanto il lavoro della vita è questo cammino di riconciliazione con noi stessi, con il tempo passato e con i giorni che ci sono donati, con il presente e con il futuro. Una sorpresa che si rinnova.

don Angelo