ALLA SCOPERTA DELLA BIBBIA (54)

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ALLA SCOPERTA DELLA BIBBIA (54)

Prima e seconda lettera di Pietro

Con il nome di Pietro ci sono giunte due lettere, ma solo per la prima l’apostolo Pietro può venire preso in considerazione. La prima letterariporta il nome dell’apostolo nel saluto iniziale ed è indirizzata ai cristiani delle province centrali e nord-occidentali dell’Asia Minore, che coprivano gran parte dell’odierna Turchia. Il luogo di composizione della lettera è Roma, indicata con l’appellativo di Babilonia (5,13) perché, per la sua idolatria e sete di dominio, era vista come la grande potenza mondiale ostile a Dio, raffigurata e anticipata dall’antica capitale neo-babilonese che aveva distrutto Gerusalemme e il Tempio. La composizione della lettera è collocata intorno al 64, allo scoppio della persecuzione di Nerone. Alla fine della lettera è detto che Pietro fu aiutato dal suo segretario Silvano (5,12). Molti particolari portano a credere che il contributo di Silvano sia stato notevole sia dal punto di vista letterario che per lo stesso contenuto. Lo scopo della lettera è istruire, illuminare, consolare e incoraggiare i cristiani oppressi da varie difficoltà, forse dovute all’intolleranza dei pagani (cfr. 4,4), che non raramente sfociava in azioni violente.

L’indirizzo iniziale (1,1-2) e i saluti finali (5,13-14) inquadrano il contenuto della lettera che si articola in tre parti: 1) La nuova vita e la missione dei battezzati (1,32,10); 2) Il comportamento del cristiano nella società e nella famiglia (2,114,11); 3) Sofferenze e perseveranza nell’attesa del Signore (4,12-5,11). Il tema centrale della lettera è il battesimo, tanto che diversi autori la ritengono un’omelia battesimale. L’autore rivolgendosi ai neobattezzati – bambini appena nati (cfr. 2,2) – afferma che nel battesimo essi sono stati santificati per mezzo del sangue prezioso di Cristo, sono stati rigenerati per una speranza viva e per una condotta irreprensibile (2,1.1112). Fondamento della nuova vita è la parola di Dio viva ed eterna, il Vangelo (1,23). I battezzati devono stringersi attorno a Cristo pietra viva (2,46), per essere edificati essi stessi in «pietre vive» e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio.

La lettera ricorda ai cristiani che sono stranieri in questo mondo e che perciò devono aspettarsi rifiuto e persecuzione. Pietro incoraggia a vivere cristianamente in ogni situazione, invita a configurarsi a Cristo sofferente, ad «armarsi» dei suoi stessi sentimenti (2,1225). La vita del cristiano deve essere animata dalla pietà, dall’amore fraterno, dalla speranza che aiuta ad affrontare anche le sofferenze (4,1219) e dai vari doni dello Spirito, che ciascuno è chiamato a mettere a servizio degli altri a immagine di Cristo (4,111). Il cristiano, inoltre, deve essere sempre pronto a rispondere a chiunque gli domandi ragione della speranza che è in lui (3,15). Tuttavia l’interlocutore va sempre trattato con rispetto: questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza (3,16). A immagine di Cristo, è meglio soffrire operando il bene che facendo il male (3,17).

Lseconda lettera ha suscitato sospetti di autenticità proprio per l’insistenza nell’utilizzo del nome dell’apostolo. I destinatari sono indicati in maniera molto generica: A coloro ai quali il nostro Dio e salvatore Gesù Cristo … ha dato il medesimo e prezioso dono della fede (1,1). Gli studiosi dubitano che sia opera di Pietro perché differisce dalla prima lettera per lingua e stile, inoltre presenta molti anacronismi. La somiglianza con la lettera di Giuda è notevole e si può spiegare solo con la dipendenza letteraria (cfr. 2Pt 2,1-18 con Gd 4-16). Potrebbe essere opera di un discepolo di Pietro, che vi avrebbe incorporato il suo insegnamento, ma non ne abbiamo la prova. 

L’autore ricorda che grazie a Gesù Cristo è stata data agli uomini la possibilità di una condotta santa e virtuosa, la forza di sopportare coraggiosamente le difficoltà e di aprirsi all’amore fraterno. 

La lettera mette in guardia dagli insegnamenti di alcuni falsi maestri che istigano ad abbandonare l’attesa del ritorno del Signore. Il ritardo della «parusia» non deve indebolire la certezza della sua venuta, anzi è espressione della pazienza del Signore nei confronti degli uomini. La venuta del Signore segnerà l’inizio di un mondo nuovo in cui regnerà la giustizia. L’autore conosce una raccolta di lettere paoline (2Pt 3,16), perciò la composizione della lettera si deve porre verso la fine del I secolo. C’è chi vede questa lettera lo scritto più tardivo del Nuovo Testamento.           (54. segue) 

Gastone Boscolo