Alla Scoperta della Bibbia n.1-2015

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Da Nuova Scintilla n.1-2015

Alla Scoperta della Bibbia, n.51, Pag.10

1ª e 2ª a Timoteo

Le lettere a Timoteo e la lettera a Tito sono dette pastorali perché non sono rivolte a una comunità o alla chiesa nel suo insieme, ma a collaboratori di Paolo. Tuttavia non si tratta di lettere private, ma di documenti ufficiali, nei quali vengono regolati problemi riguardanti la dottrina e la vita della comunità cristiana. Secondo molti studiosi queste lettere non sono state scritte da Paolo: il contenuto e il linguaggio sono diversi da quelli delle altre lettere, inoltre la comunità cristiana che vi si riflette è quella della fine del primo secolo. Qualcuno pensa che siano opera di un suo discepolo, che vi avrebbe incluso materiale paolino. Questi scritti si collocano nel momento del passaggio dall’era apostolica a quella post-apostolica e insistono sulla difesa della dottrina ricevuta, che costituisce il «deposito» della fede comune (1Tm 6,20; 2Tm 4,3). I destinatari hanno in mano l’insegnamento, il governo e l’amministrazione delle comunità che presiedono.

Timoteo era originario di Listra in Asia Minore, era nato da padre greco e madre ebrea. Non era cresciuto nella religione ebraica e non aveva ricevuto la circoncisione; fin da bambino sua madre Eunice, convertitasi al cristianesimo, e sua nonna Loide lo avevano educato alla fede cristiana (2Tm 4,12; 5,1). Conobbe Paolo quando passò da Listra durante il primo viaggio missionario. Paolo parla sempre con calore di questo «suo figlio nella fede». Timoteo viaggiò spesso con lui, e agì molte volte come suo inviato. La prima lettera suppone che Timoteo sia a Efeso e Paolo in Macedonia. In questa prima lettera Paolo da’ indicazioni relative alla conduzione e all’ordinamento della comunità. Le indicazioni dell’apostolo riguardano:l’organizzazione del culto e il comportamento nella liturgia (2,1-15); i doveri dei vescovi (3,2-7); i doveri dei diaconi e delle diaconesse (3,8-13); l’atteggiamento da assumere nei confronti delle eresie (4,1-11; 6,3-10.20-21); il comportamento nei confronti dei diversi gruppi di cristiani a seconda dell’età (5,1-2) e del ceto sociale (anziani: 5,17-22.24-25; schiavi 6,1-2; ricchi: 6,17-19); la formazione personale (4,12-16; 6,11-16); l’ordinamento dell’istituto delle vedove (5,3-16).

Nella seconda lettera Paolo si rivolge direttamente a Timoteo. Il destino della predicazione del vangelo dipende dal modo di assolvere al proprio dovere, dalla pietà e fedeltà. Paolo invita Timoteo a testimoniare la fede con coraggio, ad attenersi fermamente alla tradizione apostolica ricevuta (1,3-5.13-14; 2,14-19.23-26; 3,1-9.13-17), a condurre una vita esemplare (2,19-22; 4,1-5). Ciò che è richiesto a Timoteo è naturalmente richiesto a tutti gli altri capi della comunità. L’apostolo chiede infine a Timoteo di andarlo a trovare con urgenza.

Lettera a Tito

Tito proveniva da una famiglia pagana e si convertì al cristianesimo grazie alla predicazione di Paolo. Divenne uno dei suoi più stretti collaboratori, lo accompagnò in molte occasioni e, tra queste, nel viaggio a Gerusalemme in occasione del Concilio. Lavorò per mettere ordine nella comunità di Corinto lacerata da discordie che minacciavano di vanificare l’annuncio evangelico (2Cor 7,13-15; 8,16-24) e divenne vescovo di Creta (Tt 1,5-7). Quando Paolo scrive questa lettera, Tito si trova a Creta per consolidare l’opera dell’apostolo. Creta fu probabilmente una delle prime regioni a sentir parlare del vangelo. Tra la folla che ascoltò Pietro il giorno di Pentecoste c’erano anche dei cretesi (At 2,11), ma il messaggio cadde su un terreno difficile. I cretesi erano bugiardi di professione, tanto che i greci avevano coniato un verbo particolare –>cretizzare– sinonimo di mentire. La lettera lascia chiaramente capire che i cristiani di Creta erano impulsivi, volubili e bisognosi di una guida ferma. Paolo espone a Tito i contenuti di fondo della «sana dottrina» e le regole sull’ordinamento della comunità; presenta le caratteristiche e i compiti degli anziani (o vescovi) (1,6-9); offre insegnamenti per i singoli stati sociali (2,1-9; 3,1-2); parla degli avversari che con le loro dottrine mettono scompiglio tra i credenti, e che il pastore deve affrontare con la sana dottrina. L’apostolo incarica Tito di istituire presbiteri e gli raccomanda una forma di vita conseguente alla novità del cristianesimo.(51. segue)

Gastone Boscolo