Aggiungi un posto a tavola

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Aggiungi un posto a tavola

Dal 16 dicembre al 6 gennaio

Ero bambino. La tavola era apparecchiata a festa. Ad un certo punto il campanello. I miei aprono la porta e con sorpresa si girano verso di me e mi chiedono trafelati: «Aggiungi un posto a tavola! Fai in fretta!». Non capivo. Entrata la coppia di amici attesi presentarono il “terzo incomodo” dicendo: «Non abbiamo trovato regali: abbiamo portato un amico!». Geniale! Intuivo, senza ancora conoscerlo, il proverbio «chi trova un amico trova un tesoro!». Dormii felice quella notte perché davvero un nuovo amico ci visitò, un amico che poi continuò, solo, ad essere invitato a cena e a rallegrare così la nostra mensa. Divenuto prete e missionario comprendo perché le cose più grandiose Gesù le abbia fatte attorno ad una tavola, fra amici.

Con Marta Maria e Lazzaro (Lc 10,38s), attorno alla mensa di Levi (Lc 5,29), al ricevimento del fariseo (Lc 14-15), nell’ultima e decisiva cena (Mc 14,17 e par.). Inoltre ci ha parlato del Regno come un grande banchetto di nozze (Mt 22,1-14) e, in attesa del suo ritorno, ci ha chiesto di ripetere questo gesto umanissimo dello spezzare il pane e condividere un bicchiere di vino. A questa tavola il Signore chiede di invitare molti, tutti (il senso vero della traduzione). Anzi, nella parabola degli invitati chiede di andare in ogni dove, fino ai crocicchi delle strade per convincere chiunque ad entrare (Lc 14,16-24)! Da qualche mese nella nostra diocesi vivono circa 100 ragazzi richiedenti asilo politico. Sono giovani malesi, nigeriani, guineani… Alle volte guardarli da lontano può farci paura e farci nascere tante domande: «chissà perché sono qui? E ora con la crisi come facciamo? Perché non se ne stanno nel loro paese?». Non è facile. È vero. Ma forse la questione non si risolve continuando ad avere paura gli uni degli altri. Pare che così non si risolva nessuna questione! Anzi. Ricordando dunque quella storia di bambino e vivendo io da straniero in altre terre, mi pare di comprendere che l’altro fa paura quando lo etichetto, quando resta un numero, od un problema sociale. Mentre diventa un TU quando finalmente accetto di guardarlo nel volto, di andare oltre a quegli occhi perché mi dicano quello che han veduto, quando, andando oltre quelle parole non tutte comprensibili, cerco di comprendere la nostalgia per la sua terra abbandonata, per la famiglia che piange la sua lontananza, per amici lasciati nella speranza di un futuro migliore…

Ecco perché nel tempo di Natale, abbiamo pensato di proporre a tutti, credenti e uomini di buona volontà, di fare quello che 2000 anni Gesù di Nazaret faceva spessissimo: sedersi attorno ad una tavola per condividere, conoscersi, mangiare insieme e scoprirsi tutti, più vicini e chissà, addirittura amici. Dicono… che chi trova un amico trova un tesoro… Magari diventeremo tutti più ricchi, in faccia alla crisi!

Come fare? Semplicissimo. Dal 16 dicembre al 6 gennaio sarà possibile invitare uno o più rifugiati per un pranzo o una cena che verranno accompagnati da un volontario italiano che già opera nel Progetto così da rendere più facile lo scambio e la conoscenza reciproca. Per prenotarsi basterà telefonare ai numeri: 3240491403 e 3392891653 o inviare una mail a: progetto.rifugiati@caritaschioggia.it specificando il giorno, il pasto (pranzo o cena), il numero degli invitati che si desidera ospitare e l’orario. (P. Luca Vitali – Progetto Ospitalità per i rifugiati di Caritas Diocesana)

 

Progetto ospitalità rifugiati

Da qualche mese Caritas Diocesana ha attivato il Progetto di Ospitalità per i rifugiati della nostra diocesi. Il progetto ha come obiettivo l’offrire a questi nostri fratelli in umanità una vera accoglienza consapevoli di averla ricevuta a nostra volta solo qualche decennio fa. Il Progetto si regge sul volontariato per cui siamo alla ricerca di persone disposte a mettersi in gioco per costruire una società più accogliente e ospitale offrendo tempo ed energie per le 5 aree attivate: culturale, linguistica, ludico-ricreativa, sociale-religiosa e manuale.

I Volontari del Progetto sono inoltre disponibili per:

    incontri testimonianze per gruppi parrocchiali, gruppi giovanili, classi di catechesi, ecc.
    giornate di condivisione con i rifugiati (lavoro, conoscenza reciproca, testimonianze), presso le sedi della Caritas o della Comunità Missionaria di Villaregia.

“Non chiamarmi straniero perché sono nato lontano o perché ha un altro nome la terra da dove vengo. Non chiamarmi straniero. Guardami bene negli occhi, e più dell’odio, dell’egoismo e della paura vedrai prima di tutto un uomo, non uno straniero”. (Rafael Amor)

Per Info: Cell. 3240491403 o 3392891653; email: progetto.rifugiati@caritaschioggia.it

 

da NUOVA SCINTILLA 46 del 7 dicembre 2014