In memoria di Angela

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Borgo S. Giovanni. Cordoglio unanime per la “maestra”

In memoria di Angela

Il 7 novembre è salita al cielo a 87 anni Angela Fornasiero vedova Dinarello, lasciando i familiari e quanti l’hanno conosciuta attoniti per la morte avvenuta in modo improvviso. Mamma Angela è stata insegnante per molti anni nella scuola “G.Marchetti” del centro storico di Chioggia. Era molto conosciuta in città per l’impegno profuso nella vita ecclesiale, pastorale e nel volontariato. Moltissime persone hanno partecipato alla messa con la quale è stata accompagnata tra le braccia del Padre, dimostrando per Angela un affetto sincero e una stima profonda. La messa è stata concelebrata nella chiesa di Borgo San Giovanni da numerosi sacerdoti amici e presieduta da monsignor Angelo Busetto che, con delicatezza, ha fatto emergere ciò che rendeva Angela, nella sua semplicità, una persona speciale.

Le offerte in suffragio di Angela, raccolte sia durante la messa che pervenute liberamente, sono state di Euro 1.000,00: verranno inviate ad AVSI-Asia News in sostegno del progetto “Adotta un cristiano di Mosul” . I familiari ringraziano di cuore.

Il mio ricordo

Pensando in questi giorni alla mia mamma, c’è un pensiero che ricorre, scavalca tutti gli altri e torna sempre là: è il dono della fede che io e mio fratello abbiamo ricevuto ancora prima di nascere. Un dono che si è reso presente fin dall’origine, nel nome che i nostri genitori hanno scelto per noi: Francesco e Rita. La nostra vita affidata a due grandi Santi che abbiamo imparato a conoscere e ad amare sin da bambini. Ricordo che la mamma organizzava e rendeva solenne il giorno del nostro onomastico, ancor più del compleanno, preparava il pranzo della domenica e poi il quattro ottobre la visita alla chiesetta di San Francesco, e il ventidue maggio, festa di Santa Rita, quando ci portava alla benedizione delle rose in San Giacomo. La nostra vita familiare si svolgeva normalmente seguendo l’anno liturgico, ogni mese con le sue tappe. Ho il ricordo vivo della messa nella chiesa di Santa Caterina il giorno della Madonna della Salute; le novene d’Avvento nelle fredde sere invernali; la messa di mezzanotte a Natale; la Candelora; la benedizione della gola il giorno di San Biagio; poi San Giuseppe e San Benedetto; il triduo pasquale; il fioretto con i bambini; i Santi Patroni e la processione del Corpus Domini in Corso, che per noi era lunghissima. Partivamo a piedi da Borgo, prestissimo, ancora storditi dal sonno. Ma si andava, fiduciosi come lo sanno essere i bambini. La sua dolce fermezza rendeva lievi e convincenti anche le cose che ci apparivano incomprensibili e faticose. Senza capirci niente cominciavamo a percepire la presenza viva di un popolo, e se lei era così sicura e lieta, significava che lì c’era Qualcuno di veramente speciale. Anno dopo anno…senza prediche o discorsi, solo mostrandoci il bene attraverso la sua stessa persona: lei era la strada. Così noi bambini abbiamo cominciato a capire chi è Gesù, come si vive con Gesù, che bello è lasciarsi amare da Lui. Sì, perché la mamma che ce lo mostrava era una mamma bellissima, certa, totalmente affidata al Signore, una mamma che si lasciava educare e condurre, per questo sempre attenta e saggia, giovane nella mente e nel cuore. Non ha vissuto una vita facile, tutt’altro, ma proprio nei momenti drammatici, quando il dolore colpiva nel modo più terribile, proprio allora si manifestava, in modo ancora più evidente, l’Amore su cui poggiava la sua vita, la potenza della preghiera, la certezza di essere accompagnati. Umilmente ha abbracciato tutto, quasi nel nascondimento, con cuore paziente e mite, doni che l’hanno resa cara a moltissime persone. Il papà la chiamava scherzosamente “Angela di nome e di fatto”. Ecco, penso che anche nel suo nome ci fosse già un presagio, un compito: quello di annunciare Gesù con semplicità nella sua famiglia, nel suo lavoro di insegnante, negli ambienti in cui ha operato e fra le persone incontrate. Nessun atto eroico, ma l’eroismo di vivere tutte le circostanze della vita con la consapevolezza di appartenere ad un Altro. Questa l’eredità della mia mamma, il dono più grande che ci ha lasciato e di cui siamo grati a Dio, soprattutto ora che ci è dato di vedere i frutti di questa appartenenza anche nella vita dei nostri figli. Grazie, mammina, continua a guidare i nostri passi! (Rita)

 

da NUOVA SCINTILLA 44 del 23 novembre 2014