Beati voi …perché grande è la vostra ricompensa nei cieli

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PAROLA DI DIO / Solennità di Tutti i Santi (del vescovo Adriano)

Beati voi …perché grande è la vostra ricompensa nei cieli

Letture: Ap 7,2-4.9-14;1 Gv 3,1-13; Mt 5,1-12

I discepoli autentici, i santi, sono coloro che sono docili alla parola di Dio, che a lui si accostano per farsi da lui ‘ammaestrare’. Nella pagina delle ‘Beatitudini’ troviamo la proposta di vita alternativa che Gesù fa ai suoi discepoli. È un modo di pensare e di vivere che non si conforma al pensiero e alla condotta di vita corrente. Innanzitutto ci vuole il coraggio di uscire dalla folla, dal comune senso del vivere, e avvicinarsi a Gesù, confrontarsi e accogliere la sua parola. Otto ‘beatitudini’ sotto forma di sentenze, con una dichiarazione finale rivolta direttamente ai discepoli, costituiscono il ‘preludio’ del grande insegnamento del Maestro. La parola ‘giustizia’ ricorrente nella quarta e nell’ottava beatitudine e l’espressione “per causa mia” (di Gesù) costituiscono la motivazione profonda del nuovo atteggiamento del discepolo di Gesù.

Sono Gesù e la ‘giustizia’, cioè il compimento della volontà di Dio, la ragione e la regola di vita del cristiano. Giustizia e Gesù diventano quasi sinonimi: la giustizia è la volontà di Dio in noi che diventa vita, che si concretizza nella povertà di spirito (umiltà), nell’impegno per il Regno, nella mitezza, nella misericordia, nella purezza di cuore intesa come trasparenza di intenzioni nel proprio agire, nell’impegno per la pace intesa come condizione di dignità umana per tutti. Gesù è stato tutto questo, ha incarnato in sé tutto questo. Tutto questo è stato il suo fondamentale desiderio e anelito: ‘Assetato e affamato di giustizia’. Ha sofferto ed è stato perseguitato a morte per questa volontà di Dio che ha annunciato e vissuto. Come può un uomo essere felice (beato) nel vivere questi atteggiamenti tanto rifiutati dalla logica umana, dalla ‘sapienza’ umana se non scorge in essi l’adempimento del disegno di Dio, come lo ha realizzato Gesù Cristo? Egli da Dio ha atteso consolazione, speranza, liberazione, salvezza, in una parola l’irruzione del Regno nel mondo degli uomini, o meglio l’ingresso degli uomini nel Regno di Dio. Falsamente accusato di portare il suo popolo alla rovina, egli non ha fatto un passo indietro: coraggiosamente ha vissuto il progetto di Dio fino in fondo, affidando al Padre e non agli uomini la sua salvezza. Gesù ha trovato la sua gioia piena nella promessa di Dio e nell’impegnarsi per la giustizia, causa per la quale egli si è giocato tutta la sua vita: e Gesù non è stato deluso dal Padre che lo ha risuscitato e fatto sedere alla sua destra! Ecco la santità, e lui è il ‘Santo’ per eccellenza. Così egli promette ai suoi discepoli: “Beati voi quando vi insulteranno e mentendo diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli”. (+ Adriano Tessarollo)

PAROLA DI DIO / Commemorazione dei fedeli defunti

Che lo risusciti nell’ultimo giorno

Letture: 1Gb 19,1.23-27; Rom 5,5-11; Gv 6,37-40

Sono alcune righe tratte dal lungo discorso di Cafarnao, sul ‘Pane di Vita’, che comprende tutto il capitolo 6 del vangelo di Giovanni. Al centro di questo brano c’è l’affermazione di Gesù: “Io sono disceso dal cielo”. Dunque lui appartiene al mondo divino. E da qui può scaturire la domanda: ma perché è disceso dal cielo? Perché è venuto sulla terra, tra gli uomini? A questo punto entra in scena anche il Padre che è all’origine della venuta del Figlio, perché egli possa portare a compimento il suo disegno di salvezza: “Questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno”. Altre espressioni che accentuano questo disegno di Dio Padre che il Figlio è venuto a compiere sono: “Tutto ciò che il Padre mi dà non lo getterò fuori”, “abbia la vita eterna”. È alla luce della volontà di salvezza del Padre, della missione salvifica del Figlio venuto a noi ‘dal Padre’ proprio per questo che noi cristiani guardiamo alla vita a alla morte dei nostri cari defunti e nostra. La nostra vocazione parte dal dono di Dio che ci ha creati per vivere in relazione con lui. Questa relazione, offerta gratuitamente da Dio, diventa reale nella nostra accettazione e riconoscimento (fede) del suo Figlio Gesù donatoci per questo: “Chiunque vede il Figlio e crede in lui ha la vita eterna”. Tale dono può anche essere ignorato o rifiutato. La fede in Cristo è già ora relazione con Dio, comunione con lui, partecipazione della sua stessa vita divina: è questa la sorgente e la causa della nostra santità. La nostra condizione futura è continuità e pienezza di questa relazione e comunione. È già partecipare alla santità di Cristo santo per eccellenza, è essere da lui stesso liberati dal peccato e dalla morte, vivendo il tempo presente come purificazione e preparazione all’incontro con Dio. È alla luce di questa speranza che guardiamo e pensiamo con serenità anche ai nostri cari che affidiamo ancora al Padre della vita nella nostra preghiera fiduciosa.   (+ Adriano Tessarollo)

 

da NUOVA SCINTILLA 41 del 2 novembre 2014