IL CAMMINO DELL’INIZIAZIONE CRISTIANA (II anno)

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PARROCCHIA DI SAN MAURO – CAVARZERE

IL CAMMINO DELL’INIZIAZIONE CRISTIANA (II anno)

LA NOSTRA PICCOLA STORIA

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Il cammino dell’Iniziazione Cristiana (IC) secondo il modello del catecumenato, nella Comunità di San Mauro, ha preso avvio circa 5 anni fa, sull’impulso delle parole del Vescovo Adriano all’assemblea dei catechisti del 2010, e sulla decisione dei Pastori di dare sostegno e fondamento alla vita di fede della Comunità a partire dalla formazione dei nuovi cristiani.

Inizialmente si è avvalsa del modello in uso presso la diocesi di Brescia, che comprende quattro tempi:
1. anno propedeutico (1 anno);
2. la prima evangelizzazione (2 anni) che porta alla celebrazione del Sacramento della Confessione; 3. la preparazione ai Sacramenti (2 anni) che porta alla celebrazione insieme dei Sacramenti della Confermazione e dell’Eucarestia;
4. la mistagogia (2 anni).

In seguito ha seguito il suggerimento proposto dell’Ufficio Catechistico che fa riferimento al modello in uso presso la diocesi di Padova, che presenta qualche sostanziale variazione rispetto al modello precedente e che viene proposto così:
1. l’accoglienza (1 anno);
2. l’approfondimento della fede o catecumenato (3 anni);
3. la preparazione alla celebrazione dei Sacramenti dell’IC (Quaresima del terzo anno di catumenato: celebrazione della Confessione; tempo di Pasqua successivo: celebrazione insieme della Confermazione e dell’Eucarestia);
4. la mistagogia.

Questo cambiamento, faticoso ma necessario, ci ha costretti a cambiare qualche elemento importante nel cammino dei ragazzi:
–    la celebrazione della Confessione è passata dal 3° anno (per noi quarta elementare) alla Quaresima del 4° anno (per noi quinta elementare)
–    la celebrazione dei Sacramenti dell’IC, Confermazione ed Eucarestia, è passata dal 5° anno (per noi prima media) al tempo di Pasqua del 4° anno e quindi molto vicina alla celebrazione della Confessione.
Allo stesso modo abbiamo dovuto cambiare e adeguare il cammino di fede delle famiglie per metterlo al passo con quello dei ragazzi.

ALCUNE SCELTE DELLA NOSTRA COMUNITA’

Dall’inizio abbiamo fatto alcune scelte, indipendentemente dai modelli di riferimento.
Eccole:
1. il catechismo dei ragazzi con cadenza settimanale: ci è sembrato che fosse un patrimonio indiscusso e che mutare il ritmo avrebbe portato problemi di comunicazione e comprensione da parte delle famiglie e difficoltà a danno dei ragazzi più disagiati a livello di sostegno delle famiglie;
2. il mantenimento come testi dei Catechismi della CEI adatti alle età dei ragazzi, intorno ai quali sono stati costruiti i percorsi di riferimento sia dei ragazzi che delle famiglie;
3. la proposta alle famiglie si è articolata su 5/6 incontri all’anno, preparati sulla base delle stesse unità che hanno segnato il cammino dei ragazzi (abbiamo suddiviso il tempo del catechismo in 5 unità: fino all’Avvento – Avvento e Natale – fino alla Quaresima – Quaresima – tempo di Pasqua). Per ogni unità abbiamo convocato i genitori alla Domenica mattina (dopo la S. Messa delle 9,30) o al sabato pomeriggio (dalle 17,00 alle 18,30);
4. abbiamo mantenuto distinto i catechisti dei bambini dai catechisti dei genitori, perché il campito non fosse troppo gravoso per nessuno e per avere disponibili i catechisti dei bambini alla Domenica mattina per tenere i bambini mentre i genitori erano impegnati con i loro incontri;
5. abbiamo dato agli incontri con i genitori uno stile di annuncio e di condivisione: i catechisti si sono preparati per il ri-annuncio di un tema di fede (legato al cammino di catechismo dei ragazzi) e per poi dare la parola ai genitori in un tempo importante di confronto e di condivione; il modo del ri-annuncio è un modo esperienziale (parte della vita e annuncia la fede vicina alla vita) e coinvolgente; il momento del confronto e della condivisione è sempre stato molto ricco e a volte commovente. Uno di noi sacerdoti è quasi sempre stato presente agli incontri con i genitori. Il materiale degli incontri con i genitori è auto-prodotto ed è disponibile;
6. abbiamo scelto un atteggiamento inclusivo (e non esclusivo) verso i genitori, soprattutto verso quelli la cui presenza agli incontri si è mostrata sporadica e tiepida.

LO SCHEMA DEL CAMMINO DI IC

Quello che segue è lo schema riveduto e corretto alla luce della piccola storia di questa avventura catechistica.
In esso sono precisati:
–    le proposte per il cammino dei ragazzi;
–    le proposte per gli incontri con i genitori;
–    le celebrazione liturgiche.

    1° anno
ACCOGLIENZA    2° anno
CATECU-MENATO    3° anno
CATECU-MENATO    4° anno
CATEC. &
CELEBRAZIONI
DEI SACRAMENTI    5°- 8° anno
MISTA-
GOGIA
1° unità:
fino all’Avvento    Per i ragazzi:
Il Padre Nostro che è nei cieli è sempre con noi
(Io Sono Con Voi, 1-2)
Per i genitori:
A chi bussa sarà aperto
Celebrazione:
Consegna del Segno della Croce    Per i ragazzi:
Vieni e seguimi sulle strade del mondo (Venite Con Me, 1-2)
Per i genitori:
Il cammino battesimale
Celebrazione:
Consegna del Padre Nostro    Per i ragazzi:
Maestro cosa devo fare? (VCM, 5)
Per i genitori:
I Sacramenti
Celebrazione:
Consegna del Vangelo    Per i ragazzi:
Sulla via di Gesù (SMT, 2)
Per i genitori:
I segni della fede
Celebrazione:
Consegna del Credo    
2° unità:
Avvento e Natale    Per i ragazzi:
Viene Gesù (ISCV, 3)
Per i genitori:
I vostri nomi sono scritti nel Cielo    Per i ragazzi:
Gloria a Dio e pace in terra (VCM, 3)
Per i genitori:
Natale, tempo di regali    Per i ragazzi:
Il Vangelo secondo Luca
Per i genitori:
Perché la Cresima prima della Comunione?    Per i ragazzi:
Con la forza dello Spirito Santo (SMT, 3)
Per i genitori:
Cambia-menti    
3° unità:
fino alla Quaresima    Per i ragazzi:
Ascoltiamo quello che Gesù fa e dice (ISCV, 4)
Per i genitori:
Mio figlio è …    Per i ragazzi:
Grandi sono le opere del Signore (VCM, 4)
Per i genitori:
Il progetto di una persona    Per i ragazzi:
Credo la Chiesa –  Rimanete in me e io in voi (VCM, 8-9)
Per i genitori:
La Chiesa “casa” dei Sacramenti    Per i ragazzi:
Confermati dal dono dello Spirito (SMT, 6)
Per i genitori:
Il catecumenato
Celebrazione:
Ammissione tra i candidati    
4° unità:
Quaresima    Per i ragazzi:
Gesù muore e risorge per noi (ISCV, 5)
Per i genitori:
L’incontro … non c’è amore più grande    Per i ragazzi:
Non c’è amore più grande (VCM, 6)
Per i genitori:
Non c’è amore più grande …    Per i ragazzi:
Gli Atti degli Apostoli
Per i genitori:
La Chiesa dell’incontro con Gesù    Per i ragazzi:
preparazione prossima ai Sacramenti
Per i genitori:
Indicazioni per la celebrazione dei Sacramenti dell’IC
Celebrazione:
Celebrazione della Riconciliazione    
5° unità:
tempo di Pasqua    Per i ragazzi:
lo Spirito Santo riunisce la famiglia di Dio (ISCV, 6)
Per i genitori:
Incontro di verifica
    Per i ragazzi:
Resta con noi, Signore (VCM, 7)
Per i genitori:
Incontro di verifica
Celebrazione:
Rinnovo delle Promesse Battesimali    Per i ragazzi:
Il Dio della promessa (Sarete Miei Testimoni, 1)
Per i genitori:
Incontro di verifica
    Per i ragazzi:
preparazione prossima ai Sacramenti
Per i genitori:
Incontro di verifica
Celebrazione:
Celebrazione della Confermazione e dell’Eucarestia    

I testi degli incontri con i genitori dell’anno dell’Accoglienza sono tratti dal sussidio della Diocesi di Padova disponibile anche da noi.


PRESENTAZIONE DEL CAMMINO CON I GENITORI DEL 2° ANNO – CATECUMENATO (TERZA ELEMENTARE)

Gli incontri con i genitori avvengono quasi sempre la Domenica mattina dopo la Celebrazione Eucaristica delle 9,30 nei locali del Patronato.
In qualche occasione abbiamo provato il sabato pomeriggio, ma il gradimento dei genitori non è stato positivo.

Sono coinvolti i catechisti dei genitori e i catechisti dei bambini, che in un altro locale si occupano di animare il tempo dei bambini.
L’incontro ha la durata di circa 70 minuti.

Il locale dell’incontro viene preparato debitamente, con le sedie poste in cerchio e con tutto quello che c’è bisogno nel caso ci sia da ascoltare musica e da proiettare dei video.

Il tempo è scandito in questo modo:
•    10 minuti circa per l’accoglienza;
•    20 minuti circa per la proposta-riflessione dei catechisti;
•    30 minuti circa per la discussione e la condivisione;
•    10 minuti circa per la conclusione e i saluti.

Il cammino con i genitori dei bambini di terza elementare è fatto di cinque tappe, e segue il cammino fatto dai bambini nel percorso del catechismo.
I titoli delle tappe sono questi:
    PRIMA UNITA’: IL CAMMINO BATTESIMALE
    SECONDA UNITA’: NATALE, TEMPO DI REGALI
    TERZA UNITA’: IL PROGETTO DI UNA PERSONA
    QUARTA UNITA’: NON C’E’ AMORE PIU’ GRANDE
    QUINTA UNITA’: VERIFICA

I bambini di terza cominciamo a fare l’esperienza che essere amici di Gesù vuol dire incontrarlo. Così hanno fatto i suoi apostoli che egli ha chiamato per nome.
Ai genitori viene fatto fare un salto indietro nel tempo, al momento del Battesimo, visto come l’incontro del Risorto con la loro vita e la vita dei loro figli. Il nome che hanno dato ai loro figli, è il nome con il quale Dio li chiama tutti i giorni. C’è un cammino misterioso, invisibile ma bellissimo di cura e di amore vissuti in modo parallelo dai genitori e da Dio riguardo ai figli iniziato dal giorno del battesimo. I catechisti dei genitori, partono dalla memoria del battesimo, dalla condivisione dei ricordi (chi ha scelto il nome, perché, chi era il sacerdote che ha battezzato il bambino, che ricordo hanno di quel giorno i genitori …) per poi approfondire il significato del sacramento. L’effetto è molto bello, in tanti casi commovente. (PRIMA UNITA’).

I bambini si accostano al significato dell’incarnazione.
I genitori riflettono sull’esperienza basilare che noi abbiamo di Dio, cioè che è per noi Dono, inatteso, insperato, immeritato. Il passaggio all’esperienza della qualità di dono gratuito delle relazioni più significative è a portata di mano, come anche l’impegno ad educare i ragazzi al valore del dono. (SECONDA UNITA’).

I bambini sono introdotti alla conoscenza delle grandi opere di Dio attraverso le parole e i gesti ricchi d’amore compiuti da Gesù.
Con i genitori si tocca il tema del senso della vita loro e dei loro figli, del valore della fede in Dio come “garante” di un progetto di felicità, dei modi con i quali la fede può essere coltivata in modo da diventare una roccia sicura sulla quale fondare la propria vita e quella delle famiglia. (TERZA UNITA’).

I bambini sono introdotti alla conoscenza del Mistero Pasquale, passione, morte e Risurrezione di Gesù. Il dono della vita di Gesù è principio della nostra vita bella.
Il tema è vitale anche per i genitori (infatti ha lo stesso titolo dell’unità che stanno approfondando i bambini). In modo molto delicato (l’uso di un racconto) i catechisti invitano i genitori a     condividere ansie, paure, ma anche luci e consolazioni che la fede in Gesù Crocifisso e Risorto porta alla loro vita e al pensiero del futuro dei loro figli. (QUARTA UNITA’).

La verifica è stata fatta in modo informale.


RITO DELLA CONSEGNA DEL PADRE NOSTRO

Dopo la recita del PADRE NOSTRO, il presidente si porta davanti all’altare.
I ragazzi che devono ricevere la consegna si alzano, stando al loro posto. Quindi il presidente si rivolge a loro con queste parole o altre simili:

P. Cari ragazzi, nel vostro cammino verso la celebrazione dei sacramenti dell’Iniziazione voi state scoprendo cosa significa avere uno spirito da figli davanti a Dio e cosa vuol dire pregare.
Fin dall’antichità, a coloro che si preparavano per il Battesimo, si trasmetteva la “preghiera del Signore”, cioè il Padre Nostro: non per dare una preghiera in più da dire, ma perché lo stesso Gesù insegnasse a rivolgersi a Dio nella preghiera.
La nostra comunità, qui riunita nella celebrazione dell’Eucaristia, ha appena ripetuto quelle parole per essere capace di aderire alla volontà del Padre e così ricevere in dono il Pane della vita, che ci sostiene nel nostro cammino verso la sua casa.
Venite dunque anche voi a ricevere la preghiera che Gesù stesso ci ha insegnato e che noi abbiamo imparato.

I ragazzi si avvicinano uno alla volta al presidente e questi consegna a ciascuno un cartoncino o un libretto con il testo del Padre Nostro, dicendo:

P. Ricevi la preghiera che Gesù ci ha insegnato: imparala, meditala e conservala nel tuo cuore. Trasmettila ad altri come la preghiera che rende bella la vita.

Terminata la consegna, il presidente dice la seguente ORAZIONE:

P. Preghiamo.
(Breve spazio di preghiera silenziosa)
Signore Gesù, guida questi ragazzi con la luce del tuo Spirito a scoprire il vero volto di Dio, a sentirlo sempre vicino come un Padre e ad invocarlo come tu ci hai insegnato. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
T. Amen.
La celebrazione, omesso l’EMBOLISMO dopo il Padre nostro, riprende con la preghiera “SIGNORE GESÙ CRISTO…”.


RINNOVO DELLE PROMESSE BATTESIMALI
RAGAZZI E RAGAZZE DI TERZA

Celebrante: Cari bambini, state per dire a Dio che volete continuare a stare con Lui; che credete che Gesù è il suo Figlio che sconfigge il male che c’è nel mondo; che vi fidate di quello che la Chiesa vi aiuta a credere. Se dunque, siete pronti a prendervi questo impegno, rinunciate al peccato e fate la vostra professione di fede cioè dite a tutti qual è la vostra fede.

Poi domanda:
Celebrante:
Rinunciate al diavolo?
Tutti:
Rinuncio.
Celebrante:
Rinunciate a tutte le cose che il diavolo fa?
Tutti:
Rinuncio.

Celebrante:
Rinunciate a tutte le cose che il diavolo vuole farci fare?
Tutti:
Rinuncio.

PROFESSIONE DI FEDE
Il Celebrante si rivolge ai bambini e chiede loro la triplice professione di fede:

Celebrante:
Credete in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra?
Tutti:
Credo.

Celebrante:
Credete in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, che naque da Maria vergine, morì e fu sepolto, è risuscitato dai morti e siede alla destra del Padre?
Tutti:
Credo.

Celebrante:
Credete nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, che i Santi sono in Paradiso, il perdono dei peccati, la risurrezione del nostro corpo e la vita eterna?
Tutti:
Credo.

Celebrante:
Il Celebrante invita i bambini a ripetere dopo di lui le frasi seguenti:
Questa è la nostra fede.
Questa è la fede della Chiesa.
Noi siamo contenti di credere.
Noi siamo contenti di raccontarla alle persone che incontreremo.
Grazie a Gesù nostro Signore.
Tutti:
Amen.

LA LUCE DI CRISTO
Una volta compiuto il gesto della vestizione il Celebrante invita alcuni padri o chi ha accompagnato i bambini, a recarsi presso il cero pasquale per accendere il cero ricevuto in precedenza. Sarà il Celebrante in quanto presidente della celebrazione ad attingere direttamente dal cero pasquale e ad accendere i ceri che tengono tra le mani quei genitori chiamati qualche attimo prima.
Il Celebrante una volta accesi i ceri pronuncia queste parole:
Celebrante: Bambini, ricevete la luce di Cristo, a voi è affidato questo segno pasquale, abbiatene cura. Possa il Signore illuminarvi con la luce di Gesù suo Figlio. Vivete come figli della luce, fidandovi degli insegnamenti di Dio e della Chiesa.
Da qui i genitori andranno ad accendere tutti gli altri ceri che saranno ancora nelle mani degli adulti. Una volta acceso il cero, il padre o chi ha accompagnato lo consegna al figlio.


CAMMINO DI INIZIAZIONE CRISTIANA
TERZA ELEMENTARE
PRIMA UNITA’: IL CAMMINO BATTESIMALE

I Sacramenti sono dei segni, cioè oggetti reali ( tipo il pane nella Eucaristia, l’acqua nel Battesimo) che rimandano a realtà sacre creando un legame tra la vita di Dio e la mia vita.
Proviamo a spiegare meglio: nel Sacramento della Eucaristia il pane è il segno esteriore che rappresenta il corpo di Cristo. Ma nel sacramento quel segno diventa realmente il corpo di Cristo, non si ferma al semplice significato esteriore, perchè Dio per mezzo della grazia gli dona questo potere.
San Tommaso definisce i sacramenti “segno di cose sacre fatte per santificare gli uomini” e il primo sacramento, quello fondamentale è Cristo. Poi vi è la Chiesa che è il sacramento universale e poi i sette segni sacramentali, ovvero i sette sacramenti: battesimo, confessione, eucaristia, cresima, matrimonio, ordine sacro, unzione degli infermi.
I Padri della Chiesa hanno individuato come sorgente dei sacramenti la ferita al costato di Cristo da cui scaturiscono acqua e sangue, origine anche della Chiesa.
Il compito dei sacramenti è di santificare gli uomini, edificare il corpo di Cristo, rendere culto a Dio, ma anche istruire poiché sono segni.
Uno dei caratteri da ricordare in merito ai sacramenti tutti è il loro carattere di indissolubilità.
Essi hanno vero senso e compimento se aiutano chi li riceve ad avere una sempre maggiore consapevolezza della sacramentalità della Chiesa come popolo di Dio e della singola vita cristiana. Spiego meglio: i sacramenti non sono semplici riti o tappe da rispettare una tantum o periodicamente, ma sono elementi vivi del nostro essere cristiani in quanto ci riconducono all’unico  vero modello di ogni credente che è Gesù.

LA CONFORMAZIONE A CRISTO

Il processo di conformazione  a Cristo prende avvio mediante la Grazia di Dio nel Battesimo e interessa tutto il corso della vita.
Il cristiano si pone in relazione con Dio e nutrito di Parola, Sacramenti, Preghiera, cammina lungo la strada che lo porta sempre più conforme all’immagine di Gesù, ad amare come Egli ha amato, a perdonare come Egli ha perdonato, a vivere in accordo con la volontà del Padre come Egli ha vissuto.
In questo che è il disegno di Dio per l’uomo, permane la assoluta libertà di compiere oppure no questo progetto: noi rimaniamo sempre nella possibilità di non vivere in conformità alla nuova condizione prodotta in noi dal Battesimo: esso è una energia ma non impedisce di restare “cattivi” a chi non ne usa, come il fatto di avere l’occhio sano non è di ostacolo a chi vuole vivere nelle tenebre.
Il cristiano è colui che concepisce sè come amore.
È di S. Agostino l’espressione «Ama e fa ciò che vuoi». L’uomo che ama Dio farà ciò che è giusto e supererà il peccato e, come nel caso dei vasi comunicanti, quando l’amore sale, anche tutte le altre virtù aumenteranno di livello. Così il cristiano, in ultima analisi, ha una sola legge, quella dell’amore. Può in realtà esistere una regola di vita più libera e che rende più liberi?

IL SIGNORE CERCA I SUOI PICCOLI

Dal Vangelo secondo Marco (10, 13-16)

In quel tempo, portavano a Gesù dei bambini perché li toccasse, e i discepoli li sgridavano.
Ma Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: « Lasciate che i bambini vengano a me, e non glielo impedite, perché. il regno dei cieli è per quelli che sono come loro. In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso».
E prendendoli tra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva.

LA BENEDIZIONE DELL’ACQUA DEL BATTESIMO

Per il mistero di quest’acqua santificata dal tuo Spirito,
fa’ rinascere a vita nuova questi bambini,
che tu chiami al Battesimo nella fede della Chiesa,
perché abbiano la vita eterna.
Per Cristo nostro Signore.

RINUNCIA A SATANA

Cari genitori, padrini e madrine,
i bambini che voi presentate
stanno per ricevere il Battesimo.
Nel suo amore Dio darà loro una vita nuova
e rinasceranno dall’acqua e dallo Spirito Santo.
A voi il compito di educarli nella fede,
perché la vita divina che ricevono in dono
sia preservata dal peccato
e cresca di giorno in giorno.

Se dunque,
in forza della vostra fede,
siete pronti ad assumervi questo impegno,
memori delle promesse del vostro Battesimo,
rinunciate al peccato,
e fate la vostra professione di fede in Cristo Gesù:
è la fede della Chiesa
nella quale i vostri figli vengono battezzati.


CAMMINO DI INIZIAZIONE CRISTIANA
TERZA ELEMENTARE

SECONDA UNITA’: PERCHE’ A NATALE ANCHE I CRISTIANI SI FANNO I REGALI?

                                           NATALE

Penso alle luci, alle luminarie, momento di riposo, desiderio di pace e di serenità, alla famiglia, ai regali (quanta frenesia per arrivare in tempo e scegliere quello giusto da donare agli amici-nipoti-….) ma in mezzo a tutto questo c’è il presepio che ho costruito, come vuole la tradizione domenica 8 dicembre, ed è sempre un momento bello, per me emozionante e ricco di magia e se anche c’è stato qualche momento no, magari alla Vigilia ma il presepio c’era. Non si può dimenticare il compleanno di una persona importante!!

Ma se penso al periodo natalizio della mia infanzia mi viene in mente una frase che spesso sentivo dire:” Se fai la brava Gesù Bambino ti porta i doni”
E con voi vorrei riflettere proprio su questa frase “Gesù Bambino ti porta i doni” : a volte ci si scambia qualche dono per convenzione e il gesto del donare perde il suo valore che è quello di esprimere affetto-amore-stima-amicizia.
Per la fede cristiana il “donare” assume un valore ancora più importante perché è la risposta al dono che io come cristiano ho ricevuto: Dio, nel Bambino nato a Betlemme si è avvicinato a me perché Dio ama ogni uomo singolarmente.
Per amore ha donato se stesso attraverso suo Figlio. Finalità del dono è la salvezza dell’uomo mediante al sua adesione di fede al Figlio , è un dono che porta salvezza perché Gesù non è venuto per giudicare il mondo ma per salvarlo. L’offerta di salvezza è libera, Dio-Padre tende la mano sta a noi afferrarla rispondendo di sì.
A Natale ricordiamo proprio questo dono, Dio non è rimasto lontano, non ha voluto rimanere unicamente Dio da venerare e perciò essere lontano da noi, ma si è fatto vicino in una forma semplice quella di un bambino.
Nella Notte Santa Dio si  manifesta in un bambino indifeso, debole e bisognoso di tutti e di tutto perché lo accogliamo, conosciamo e amiamo come Lui ama noi. Con il Natale Dio ha rovesciato le certezze degli uomini: si è manifestato  povero e debole, aggettivi che non hanno nulla a che fare con  ricchezza – potere – autorità.  Se si fosse manifestato come Dio forse ci saremmo spaventati ma Egli si è fatto veramente uomo : è nato da Maria, è cresciuto in una famiglia (mi piace pensare a Maria e Giuseppe come a comunissimi genitori che, pur consapevoli dell’unicità del loro figlio, lo avranno educato, e seguito con affetto, pazienza, premura, ansia e preoccupazione ) ha avuto degli amici (i discepoli), ha istruito gli Apostoli per continuare la sua missione e ha terminato il corso della vita terrena sulla croce.
Questo modo di agire ci deve interrogare sul realismo della nostra fede, che non deve essere limitata alla sfera delle emozioni, ma deve entrare nel concreto della nostra esistenza e toccare la nostra vita di ogni giorno.
Stiamo attraversando momenti bui : nel lavoro – in –famiglia – nella fede, in alcuni momenti ci possiamo sentire stanchi e distratti, disillusi e scoraggiati .
Forse  proprio qui sta la grandezza del Natale : Gesù nasce e si dona a noi per portare la sua luce nella nostra vita, se noi lo accogliamo come un regalo non da conservare gelosamente ma da condividere potremmo esprimere la gioia del dono ricevuto facendoci “regalo” agli altri perché Dio non ha donato qualcosa ma se stesso nel suo Figlio Unigenito e se ci scopriamo figli di Dio le nostre relazioni, non solo quelle più importanti, saranno guidate dall’amore.

Mi piace pensare che nella frase “Gesù Bambino ti porta i doni” rivolto ai bambini così pure agli adulti siano compresi con i regali materiali  anche i valori di dialogo – solidarietà – amicizia – fraternità come ci suggerisce Madre Teresa di Calcutta nella sua poesia. Ma soprattutto comprendere la grandezza dell’amore di Dio che ci dona suo Figlio invitandoci ad essere “doni”.

E’ Natale

E’Natale ogni volta
che sorridi a un fratello  e gli tendi la mano.

E’ Natale ogni volta
che rimani in silenzio per ascoltar l’altro.

E’ Natale ogni volta
che non accetti quei principi
che relegano gli oppressi ai margine della società.

E’ Natale ogni volta
che speri con quelli che disperano nella povertà fisica e spirituale.

E’ Natale ogni volta
che riconosci con umiltà i tuoi limiti e le tue debolezze.

E’ Natale ogni volta
che permetti al Signore di rinascere per donarlo agli altri.

Madre Teresa di Calcutta

CAMMINO DI INIZIAZIONE CRISTIANA
TERZA ELEMENTARE

TERZA UNITA’: IL PROGETTO DI UNA PERSONA

La parola progetto significa pro-gettare: avere un’idea una bozza un programma in mente, cominciare a visualizzarlo per trasformarlo.
Nei primi racconti della creazione Dio viene visto come un architetto che dà vita ad ogni realtà:
–    ha creato il mondo
–    ha costruito una storia con gli uomini
–    ha stretto un’alleanza con l’uomo.
Il progetto di Dio è dunque un percorso che Egli fa assieme all’umanità, capace di modificarsi in base alle diverse risposte che riceve. L’uomo è progetto di vita fin dal concepimento, anche l’uomo è un architetto, realizzarsi come persona è il primo valore della vita.

Gesù disse: “Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande.”
(Mt 7,24-27).

Credo che questa frase del brano del vangelo mi aiuti a introdurre la riflessione di oggi.
Se penso alla mia esperienza personale mi vedo un po’ architetto a volte attento nei calcoli a volte un po’ meno.
Mi rivedo ragazza con tante strade davanti, con domande importanti che si affacciavano alla mente : università o lavoro? Il bisogno di autonomia e di libertà, l’assunzione di nuove responsabilità con l’onere e l’onore che ne derivava. Dietro alle domande, alle paure, ai sogni che mi portavo dentro c’era il desiderio più grande di capire CHI SONO?
Forse è una domanda banale, ma io credo che in tutto quello che facciamo non c’è altro che il desiderio di far emergere la nostra identità : le nostre capacità, i nostri sogni, i nostri desideri ma anche i nostri limiti, le nostre fragilità e le nostre ferite.
Cercare di rispondere alla domanda CHI SONO è stato un primo gradino per costruire la “torre” perché si formulava ma si presenta ancora nella mia mente la domanda CHI VOGLIO ESSERE o meglio ancora CHI SONO CHIAMATO AD ESSERE?
La “torre” di cui parla Gesù non è altro che il nostro progetto di vita, il nostro cammino.
Per costruire la mia torre  ho bisogno di assemblare tutti i mattoni  che sono già dentro di me e che sono il frutto della mia storia personale :se guardo dentro di me trovo mattoni belli- sporchi- brutti – pieni, a pezzi che presi singolarmente non dicono nulla ma messi assieme costruiscono la mia vita.
Gesù ci invita a realizzare un progetto che Lui ha scritto per noi, ma dobbiamo prestare ascolto alla voce di Dio. La difficoltà sta proprio qui, cioè quando il nostro progetto di vita non collima con quello di Dio
Perciò, una volta che ho scoperto di avere dei mattoni dentro di me, che cosa faccio?
Per realizzare un progetto i mattoni non bastano devo stendere un progetto sapendo che si possono incontrare dei rischi:
–    a volte raccolgo tante esperienze tutte nuove, belle, interessanti ma passano senza lasciare alcun segno
–    a volta ho paura, non voglio realizzare i miei sogni perché vuol dire “usare” i miei mattoni e ho paura che qualcuno me li possa prendere
–    a volte rimango in “attesa” che arrivi il tempo giusto per realizzare il mio progetto senza rendermene conto che la vita va vissuta adesso nel presente. E questo è il rischio che ognuno di noi commette perché si è protesi verso il futuro senza pensare che lo si costruisce osando giorno per giorno. E’ importante quello che si fa nel presente per costruire il futuro.
Torniamo sempre alla domanda iniziale CHE FACCIO?
Il Vangelo mi chiede di trovare del tempo per ragionare, per pensare, per disegnare un progetto non da sola ma con Dio.
Devo cercare di scoprire il modo in cui Dio ha pensato alla mia vita alla mia piena realizzazione in Lui trovare cioè la mia vocazione.
Trovare il modo in cui tutti i mattoni che ho possono essere valorizzati e metterli a disposizione degli altri.
Devo scoprire la presenza di Dio nella mia vita, scoprire il suo amore per me.
Devo innanzi tutto prendermi cura di me stesso, imparare ad ascoltarmi per poter riflettere su come sto vivendo, scoprire quale compito il Signore mi affida oggi e non pensare solo al domani; devo dare importanza alle relazioni quotidiane (niente avviene per caso); prendermi cura – custodire il mondo che Dio ha creato per me e continuare la sua opera di creazione; riallacciare il rapporto con Dio attraverso la preghiera, l’ascolto della parola del Signore, il mio modo di stare con gli altri, di vivere il mio rapporto con gli altri.
Per me  Dio ha un progetto che con le mie sole forze non sarebbe facile viverlo giorno per giorno ma con il suo aiuto posso renderlo concreto  nella mia vita.
L’architetto non ha solo il compito di progettare ma anche di valorizzare il suo progetto

LA VITA E’ ADESSO (Claudio Baglioni)

La vita è adesso nel vecchio albergo della terra
e ognuno in una stanza e in una storia
di mattini più leggeri e cieli smarginati di speranza
e di silenzi da ascoltare e ti sorprenderai a cantare
ma non sai perché …
La vita è adesso nei pomeriggi appena freschi
che ti viene sonno e le campane girano le nuvole
e piove sui capelli e sopra i tavolini dei caffè all’aperto
e ti domandi certo chi sei tu …
sei tu che spingi avanti il cuore ed il lavoro duro
di essere uomo e non sapere cosa sarà il futuro
sei tu nel tempo che ci fa più grandi e soli in mezzo al mondo
con l’ansia di cercare insieme un bene più profondo
e un altro che ti dia respiro e che si curvi verso te
con un’attesa di volersi di più e non capir cos’è
e tu che mi ricambi gli occhi in questo istante immenso
sopra il rumore della gente dimmi se questo ha un senso …
La vita è adesso nell’aria tenera di un dopocena
e musi di bambini contro i vetri
e i prati che si lisciano come gattini
e stelle che si appicciano ai lampioni milioni
mentre ti chiederai dove sei tu …
sei tu che porterai il tuo amore per cento e mille strade
perché non c’è mai fine al viaggio anche se un sogno cade
sei tu che hai un vento nuovo tra le braccia
mentre mi vieni incontro
e imparerai che per morire ti basterà un tramonto in una gioia che fa male di più della malinconia
ed in qualunque sera ti troverai non ti buttare via e non lasciare andare un giorno per ritrovar te stesso
figli di un cielo così bello
perché la vita è adesso
è adesso
è adesso


CAMMINO DI INIZIAZIONE CRISTIANA
TERZA ELEMENTARE

QUARTA UNITA’: … NON C’E’ AMORE PIU’ GRANDE …

Una scelta di classe

“Se non me lo lasci fare non potrò andare a scuola! Mi vergognerei troppo.
E’ terribilmente importante, mamma!” Elena scoppiò a piangere. Era la sua arma più efficace.
“Uffa, fa come vuoi tu…” brontolò la madre, sbattendo il cucchiaino nel lavello. Sembrerai un mostro. Peggio per te”.
In altre 24 famiglie stava avvenendo una scenetta più o meno simile. Erano i ragazzi della seconda B della scuola Media “Carlo Alberto Savoia”. Per quel giorno avevano preso una decisione importante. Ma gli allievi della seconda B erano 25. In effetti, solo nella venticinquesima famiglia le cose stavano andando in modo diverso. Elisabetta era un concentrato di apprensione, mamma e papà cercavano di incoraggiarla. Era la quindicesima volta che la ragazzina correva a guardarsi allo specchio.
“Mi prenderanno in giro, lo so. Pensa a Marisa che non mi sopporta o a Paolo che mi chiama canna da pesca… non aspetteranno altro.” Grossi lacrimosi salati ricominciarono a scorrere sulle guance della ragazzina. Cercò di sistemarsi il cappellino sportivo che le stava un po’ largo. Il papà la guardò con la sua aria tranquilla:” Coraggio Elisabetta. Ti ricresceranno presto. Stai reagendo molto bene alla cura e fra qualche mese starai benissimo”.
“Sì, ma guarda!” Elisabetta indicò con aria affranta la sua testa che si rifletteva nello specchio, lucida e rosea. La cura contro la leucemia che l’aveva colpita due mesi prima le aveva fatto cadere tutti i capelli.
La mamma la abbracciò : “Forza Elisabetta. Si abitueranno presto, vedrai…”.
Elisabetta tirò su con il naso, si infilò il cappellino, prese lo zaino e si avviò.
Davanti alla porta della seconda B, il cuore le martellava forte. Chiuse gli occhi ed entrò. Quando riaprì gli occhi per cercare il suo banco vide qualcosa di strano. Tutti, ma proprio tutti, i suoi compagni avevano un cappellino in testa! Si voltarono verso di lei e sorridendo si tolsero il cappellino esclamando : “ Bentornata Elisabetta!”.
Erano tutti rasati a zero, anche Marisa così fiera dei suoi riccioli, anche Paolo , anche Elena e Gianni e Francesca… Tutti si alzarono e abbracciarono Elisabetta che non sapeva se piangere o ridere e mormorava soltanto:
“Grazie…”.
Dalla cattedra, sorrideva anche il professor Donati, che non si era rasato i capelli, perché era pelato di suo e aveva la testa come una palla da biliardo.
( Bruno Ferrero “Ma noi abbiamo le ali)

Leggendo il racconto la mia riflessione è questa:
– i compagni hanno avuto un comportamento di “ compassione” verso Elisabetta , si sono immedesimati nella situazione della loro compagna, hanno cercato di capire i suoi pensieri – sentimenti – emozioni.
–    I compagni di Elisabetta si sono dimostrati amici
–    Attraverso la semplicità del loro gesto hanno reso concreto il concetto che Gesù ha voluto trasmetterci con:
“ … Questo è il mio comandamento : che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo : dare la vita per i propri amici…”.

Gesù ci considera                                    AMICI
Gesù ci invita ad amarci             COME                      Lui ha amato noi

In questo che Gesù chiama “il mio comandamento” ci considera suoi amici perché ha condiviso con noi tutto quello che ha udito dal Padre ( c’è una intimità – confidenza- familiarità)
Chiamandoci amici sembra quasi che Egli voglia “cancellare” la relazione che aveva instaurato Mosè che era una relazione stabilita tra dei servi e il loro Signore, basata sull’obbedienza. Gesù , Figlio di Dio, propone una relazione non tra servi ma tra figli e non con un Signore, ma con un Padre ecco perché ci parla di amicizia.
Nel rapporto di amicizia sappiamo che c’è un delicatissimo scambio di doni ( ricevere e dare) ma nel caso dell’amicizia – amore di Gesù prevale una priorità : è Lui che per primo ci ama, Egli ci ha scelto.
A volte l’esperienza dell’amore è “farsi amare”, cioè è l’altro che sempre mi deve dare, io sono al centro, faccio il re e gli altri mi devono servire. Questo non è nell’ottica di Gesù perché Lui inserisce l’amore in un contesto di legami, di relazioni mettendosi a servizio. Nell’Ultima Cena Gesù lava i piedi ai suoi discepoli con il suo esempio ci vuol far capire che l’amore che io ho per Dio diventa vero e credibile quando si trasforma in atteggiamento di servizio nei confronti dell’altro, l’amore quindi non rimane un sentimento ma diventa un comportamento concreto.
Ecco perchè nel comandamento ci dice “Amatevi” e non “Amatemi” perchè desidera che noi impariamo ad amare l’altro. Amare per simpatia è facile, amare sollecitati da affetti naturali come quello tra genitori e figli è  bello, ma abbiamo bisogno che Gesù ci prenda per mano e ci alleni alla fatica di cercare il bene degli altri. Nel comandamento ci invita non solo ad amare il prossimo( che è già moltissimo) ma ci dice come : amare senza calcolo che nel suo caso è dare la vita per quelli che si amano (e non solo perché è morto per tutti amici e “nemici”).

Gesù si è donato e ha aperto l’esperienza della croce dicendo: “Se io arrivo ad amare fino a questo punto, tu puoi tirare fuori la capacità di amare che Dio ha messo in te”.
Questo non significa che io devo assumere il gesto estremo del dono fisico della mia vita per un altro ma che la mia vita deve essere orientata al bene dell’altro; devo tirare fuori la bellezza che il Signore ha messo in me. E’ nella quotidianità che mi gioco il rapporto di amicizia con Dio e con l’altro, è nell’ordinario che la mia vita si nutre e cresce.
L’esperienza dell’amore è fatta di legami, per vivere io ho bisogno di    relazioni, di rapporti con l’altro, di non chiudermi in me stessa; don Sante mi diceva :”L’uomo è un animale sociale” credo che volesse dire: “L’uomo è fatto per amare” ; in noi abbiamo la capacità di amare , di “dare la vita” per le persone che ci stanno accanto : uomo – donna – figlio – nonno – parente – collega di lavoro.
Ma quanto è difficile!!
Ma quanto è importante la capacità di amare!!
Perché dentro alla capacità di amare riscopro CHI SONO, se amo fino infondo riscopro la mia identità.
Ma se penso alla mia vita vedo che ho tanti “freni a mano “ tirati perchè ci sono tanti se… e tanti ma…
Gesù mi invita a mettermi in gioco a non chiudermi davanti agli altri perchè così facendo “i miei tralci non danno frutto”. Durante un’omelia un sacerdote disse : “ Noi non siamo alberi da ombra ma alberi da frutto”.
Sembra quasi che il cristiano sia condannato a una condizione di amore, di dialogo e di amicizia verso tutti.
Ma dopotutto quelle braccia aperte sulla croce stanno ad indicare il suo  amore e grazie al suo amore anche noi possiamo amare a nostra volta.

Signore aiutami a capire, a interiorizzare quel “come” perché anche la mia vita fiorisca in qualche misura “come “ la tua: una vita di amore interamente gratuito. (Chiara Lubich)