Cristiani e Medioriente

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OTTOBRE MISSIONARIO – Incontro con padre Cervellera

Cristiani e Medioriente

Nell’ambito dell’ottobre missionario e promosso dal Centro Missionario Diocesano, il 21 ottobre 2014, si è tenuto presso il Teatro Don Bosco di Chioggia l’incontro sul tema “Essere Cristiani oggi in Medio Oriente”. Il pubblico che ha affollato la sala ha avuto modo di incontrare e ascoltare Padre Bernardo Cervellera, missionario del PIME, giornalista, direttore dell’agenzia AsiaNews e profondo conoscitore dell’Asia.

Padre Cervellera ha offerto un eloquente spaccato dell’attuale situazione dello scacchiere mediorientale descrivendo e spiegando il ruolo dei cristiani e le ragioni della loro permanenza nonostante le persecuzioni dei fondamentalisti islamici, da ultimo quelli dell’ISIS.

 

L’obiettivo dei fondamentalisti dell’ISIS è netto: eliminare tutto ciò che “inquinerebbe” la cultura ed il mondo islamico per tornare alla purezza dell’Islam nascente del VII sec. Per questo il principale bersaglio dei fondamentalisti sono proprio i cristiani che, quali portatori dei valori della dignità della persone e della donna in particolare, della famiglia, della libertà religiosa e, più in generale, di capacità di dialogo con la modernità, risultano fra i principali inquinatori dell’Islam. E’ questo il pericolo che spaventa particolarmente i fondamentalisti che, per questa ragione, cercano con ogni mezzo di opporsi ad ogni contaminazione tra “occidente cristiano” e oriente. Padre Cervellera ha descritto le modalità operative dei fondamentalisti dell’ISIS che impongono alle diverse minoranze religiose di convertirsi all’Islam o di pagare una tassa per la protezione di circa 450 dollari mensili a persona, pari allo stipendio medio di un impiegato. Diversamente resta solo la fuga o la morte. Le minoranze perseguitate si trovano quindi costrette a fuggire ma prima di farlo vengono spogliate di tutti i loro beni dovendo quindi fuggire con null’altro che i loro vestiti. Altrettanto impressionante il fiume di denaro e di armi che i fondamentalisti dell’ISIS ricevono attraverso lo sfruttamento dei pozzi petroliferi iracheni e grazie al sostegno dell’Arabia Saudita e di altri stati arabi del golfo. Ci si è interrogati infine circa le ragioni che portano i cristiani d’oriente a rimanere nelle loro terre e a non fuggire. Si consideri che dei circa 150.000 cristiani presenti in Iraq “solo” 10.000 hanno chiesto il visto per poter abbandonare il paese. Padre Cervellera ha spiegato che i cristiani, che costituiscono una parte consistente della classe intellettuale della società irachena, rimangono perché consapevoli del valore di testimoniare una fede non fondamentalista capace di esprimere tolleranza e dialogo. La loro partenza comporterebbe un contraccolpo pesante al cammino della società e al maturare di un Islam moderato. E’ infatti forte la loro consapevolezza di sentirsi chiamati a testimoniare, davanti all’Islam, una fede capace di dialogare con la modernità. Particolarmente significative le conclusioni di Padre Cervellera che da un lato invita a riflettere sul fatto che i cristiani d’oriente stanno “combattendo” una battaglia anche per noi cristiani d’occidente testimoniando, con la loro presenza, la possibilità di vivere la loro appartenenza di fede con fermezza ma senza estremismi. Per secoli il Medio Oriente è stato la cerniera imprescindibile fra oriente e occidente. Nel passato califfati illuminati sono stati autentici ponti fra religioni e civiltà. Oggi questo sembra difficile ma non si può rinunciare a sperare che i cristiani possano continuare a permanere in queste terre. In questi giorni Papa Francesco l’ha autorevolmente ribadito affermando che “non possiamo rassegnarci a pensare al Medio Oriente senza i cristiani che da duemila anni vi confessano il nome di Gesù”. Sul lato operativo Padre Cervellera invita tutti ad aiutare i cristiani iracheni affinché rimangano nelle loro terre e per far ciò ha ricordato la campagna promossa da AsiaNews “Adotta un Cristiano di Mosul” www.asianews.it. (G. P.)

   

 

 

OTTOBRE MISSIONARIO. I missionari ci scrivono

Un grazie da Addis Abeba

Carissimi Amici e Benefattori, è ormai ottobre, il mese missionario, momento propizio per ringraziarvi di quanto avete fatto per le missioni in Etiopia: senza il vostro sostegno avremmo potuto fare ben poco. Questo affascinante Paese, ricco di storia, cultura e tradizioni ci sfida continuamente. Infatti, anche se lentamente la situazione generale sta migliorando, la povertà continua ad esistere, ma soprattutto sono i tanti bambini bisognosi che ci “costringono” ad interrogarci sulla nostra vocazione salesiana. Avremmo potuto fermarci alle prime opere (scuole, centri professionali, oratori, parrocchie) che avevamo aperto nei primi anni qui: Makallè, Adigrat, Addis Abeba, Dilla e Zway. Potevamo scegliere la “comodità” di Opere già consolidate. Ma ci siamo chiesti: cosa avrebbe fatto Don Bosco davanti a tanta gioventù povera e spesso abbandonata? La risposta non poteva essere che quella di accogliere il più alto numero possibile di questi bambini e ragazzi rafforzando e ingrandendo i Centri esistenti e aprendo nuove Opere Salesiane: Adua, Adamitullo, Shire, Gambela, Debre Zeit, Soddo, Bosco Children per i ragazzi di strada ad Addis Abeba.Gli sforzi che stiamo compiendo sotto il profilo delle risorse umane e finanziarie sono davvero notevoli. Ma non potevamo venire meno alla nostra vocazione salesiana e missionaria. È davvero bello, inoltre, notare che i tanti Salesiani etiopi sono entrati anche loro in questa ottica di missionarietà verso i loro fratelli e sorelle.È per questo che ci permettiamo, come avrebbe fatto Don Bosco, di chiedervi un supplemento di aiuto con le vostre preghiere e con le vostre offerte. Purtroppo, pur chiedendo un piccolo obolo ai bambini che vengono nelle scuole, coprono il 15% delle spese di ogni scuola. Pur comprendendo le difficolta economiche che ci sono anche in Italia siamo sicuri che non farete mancare il vostro ulteriore sforzo: è nei momenti difficili che la solidarietà acquista un valore ancora più grande. La Benedizione di Maria Ausiliatrice e di San Giovanni Bosco scenda sulle vostre famiglie perché mai avete fatto mancare il supporto alle missioni e ai missionari.

Addis Abeba, ottobre 2014                                   Cesare Bullo, Missionario Salesiano in Etiopia

 

da NUOVA SCINTILLA 40 del 26 ottobre 2014