Molti chiamati, pochi eletti

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PAROLA DI DIO / Domenica XXVIII per annum (del vescovo Adriano)

Molti chiamati, pochi eletti

Letture: Is 25,6-10; Fil 4,12-14.19-20; Mt 22,1-14

Un’altra parabola del Regno, con tre scene. Nella prima il re invita alcuni alla festa nuziale del Figlio ma riceve il rifiuto de­gli invitati (vv. 26). Segue allora la reazione punitiva del re (v. 7) e l’invito a “tutti … buoni e cattivi” (vv. 810). Infine il re entra nella sala del banchetto nuziale e allontana un ospite indegno (vv. 1113). La sentenza finale del v. 14 “Molti sono i chiamati, pochi gli eletti” conclude il racconto. Personaggio chiave è il re. È la sua iniziativa che mette in moto tutto l’avvenimento, lo regola e lo conduce a fine. Il re invia più volte i suoi servi a “invitare” alla festa. La risposta del primo gruppo di ‘chiamati’ è il rifiuto, cui segue la punizione.

Segue poi l’invito esteso a tutti, anche con una certa pressione: questa volta molti entrano al banchetto, fino a riempire la sala. Infine arriva il re che, passando tra gli ospiti, trova uno che non è nelle condizioni richieste per partecipare al banchetto nuziale (veste nuziale). La parabola è la rappresentazione che Gesù fa della storia della salvezza, la storia di Dio con il suo popolo. Nella prima parte si fa riferimento al disegno di Dio nei riguardi del popolo della Prima Alleanza (l’antico Israele) che a causa della sua caparbietà ha rifiutato i molti inviti rivoltigli attraverso i molti profeti a disporsi ad accogliere il Figlio suo. Dio allora rivolge la sua chiamata “a tutti quelli che troverete”, senza escludere nessuno: sono tutte le genti che sono chiamate a formare il ‘popolo nuovo’ riunito attorno alla ‘festa del Figlio’. Alla fine è il re stesso a farsi presente in mezzo al suo popolo radunato al banchetto del Figlio, e quella visita comporta un ‘giudizio’. La parabola sottolinea la continuità dell’unica storia di salvezza offerta a Israele e alla Chiesa. Colpevole è chi rifiuta l’invito e chi la accoglie ma senza adempiere alle condizioni richieste. L’invito esteso a tutti, “buoni e cattivi”, infatti, presuppone però che chi accetta l’invito di entrare alla festa del Figlio del re, risponda alle esigenze e alle condizioni richieste per poter ‘entrare e rimanere’ nel Banchetto, cioè partecipare alla Festa. Si tratta della festa celebrata per la presenza del Figlio che è lo sposo per il quale il re invita alle nozze: cen­tro della festa è la presenza di Cristo. Condizione per entrare e rimanere alla festa è la ‘veste nuziale’. Sono chiamati anche i peccatori, ma a condizione che ci sia la disponibilità a vivere le esigenze della chiamata. Il riferimento alla veste nuziale può essere visto in riferimento alla veste battesimale che rappresenta il compimento delle esigenze richieste al discepolo di Gesù. Entrare nel Regno dei cieli è chiamata rivolta e dono offerto a tutti, senza differenze. Tra chiamata ed elezione sta però il tem­po della prova. Chi riceve la grazia dell’invito deve da­re buona prova di sé mettendosi nelle condizioni per rimanere alla Festa. Anche oggi c’è bisogno di chi accetti di farsi portatore dell’invito di Dio: molti non lo accolgono, altri l’accolgono: la parabola mette in guardia sia dalla responsabilità del rifiuto sia dalla pretesa di accoglierlo ma senza la disponibilità ad accogliere le condizioni richieste. Ripenso alla consegna della veste bianca nel rito del battesimo, che viene accompagnata da queste parole: Portala senza macchia fino all’incontro con il Signore. Dio estende l’invito a tutti, ma a lui spetta l’ultima parola. A noi la scelta di accogliere la chiamata (molti chiamati) e di camminare in maniera conforme ad essa, per poter essere giudicati degni (eletti) di partecipare alla sua Festa senza fine con il Figlio. (+ Adriano Tessarollo)

 

da NUOVA SCINTILLA 38 del 12 ottobre 2014