Le campane del Duomo di Chioggia

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A cosa serve una campana? Il valore attuale di un antico strumento. Dati e fonditori per Chioggia

Le campane del Duomo di Chioggia

Nell’alto e bel campanile della cattedrale di Santa Maria Assunta a Chioggia sono ora ospitate sei campane intonate in scala di Re dorica. Le note delle campane corrispondono, dalla maggiore alla minore a: Re, Mi, Fa, Sol, La, Si.

A cosa serve una campana?

La campana è uno strumento millenario – infatti nasce in Cina nel 3000 a.C. – che accompagna “da sempre” la vita dell’uomo. Non solo strumento cristiano, viene riconosciuto a livello universale come strumento atto all’elevazione spirituale. Ovviamente noi che abitiamo in questa particolare zona geografica, conosciamo la campana come strumento strettamente legato alla vita cattolica. Diceva Papa Paolo VI: “I rintocchi delle campane sono annuncio, profezia, parlano a nome di Dio, sacralizzano la ferialità, convocano il popolo cristiano alla celebrazione liturgica informano sugli avvenimenti importanti della comunità, richiamano nel corso della giornata a momenti di preghiere, specialmente al triplice saluto alla Vergine Maria, evidenziano l’aspetto di anticipazione del celeste banchetto, indicano il momento del transito finale, segnano l’ora della morte corporale.

Assolvono alla funzione “di portare il mondo divino all’uomo, a livello sensibile e mediante le sue vibrazioni sentimentali, per innalzare poi il mondo umano a Dio, al suo regno ineffabile di mistero, di bellezza, di vita”.

Le caratteristiche delle campane

della cattedrale di Chioggia

Campana maggiore o grossa, detta anche campanone. La Grossa di nota Re naturale molto calante -44/100 al La 435 Hz ha un diametro di 130 cm ed il suo peso corrisponde a circa 1300 Kg. La campana, nonostante di tipologia settima, denota una vigorosa personalità timbrica. Fusa in bronzo, lega composta di rame e stagno, nel 1878 da De Poli di Vittorio Veneto. La fonderia attiva dal lontano 1453 è tra le più antiche fonderie italiane ancora operanti. Nella sua storia ha avuto varie ramificazioni tra Venezia e Udine. Nel suo laboratorio “al ponte dei Dai, all’insegna della Madonna” (Calle dei Fabbri) oltre alle campane fondevano anche mortai, pestelli e bocche da fuoco. Nel 1481, i De Poli fusero una campana per il Duomo di Ceneda (ora Vittorio Veneto) e nel 1606 una campana per la chiesa di San Giusto di Trieste. Dai De Poli sono firmate molte delle maggiori campane del Veneto: Campanone di Monte Berico, Campanone del duomo di Verona, le cinque campane di San Donà di Piave.

Porta incise in bassorilievo le seguenti iscrizioni:

“LUDOVICO MARANGONI VESCOVO, LUIGI NORDIO ARCIPRETE, D’ANGELO ZENNARO, VOLTOLINA TOMMASO, MARCHETTI FELICE, PAIS GIUSEPPE, CHIEREGHIN CAV. PIETRO FABBRICIERI”

“LE CINQUE CAMPANE DELL’ANNO 1828 FURONO RIFUSE COLLE OFFERTE DEI CITTADINI QUESTA FU DI NUOVO RIFUSA NEL 1878”.

In bassorilievo si notano le seguenti immagini: S. Maria assunta, Calice con l’ostia, S.Luca, S. Michele arcangelo, Crocifisso, S. Giovanni Battista.

La seconda campana. Di nota Mi naturale molto calante -36/100 secondo il La 435 Hz ha un diametro di 113 cm e pesa circa 800 Kg.

Fusa in bronzo nel 1828 dal fonditore Canciani di Venezia, fonderia che operava nel quartiere di Cannaregio. Fonditori di numerose buone campane per tutta la zona Serenissima ma la più famosa è la Marangona.

Le sue iscrizioni: “GIUSEPPE M P VESCOVO, D DOM SASSETTO ECONOMO, D GIO VIANELLO, ANT PADOVAN, GIAC BOEGAN, NIC CHIOZZOTTO, ANT SIGNORETTO FABBRICIERI MDCCCXXVIII”. In bassorilievo le figure: SS. Felice e Fortunato, S. Pietro, S. Vincenzo Ferrer, Crocifisso.

La terza campana

Di nota Fa naturale molto calante -20/100 al La 435 Hz ha un diametro di 102 cm ed il suo peso è di circa 600 Kg.

Fusa in bronzo nel 1828 dal fonditore Canciani di Venezia.

Le iscrizioni ricopiano quelle della seconda. Le immagini: S. Giovanni Battista, Maria madre di Dio, S. Giuseppe, Crocifisso.

La quarta campana

Di nota Sol naturale -2/100 secondo il La 435 Hz ha un diametro alla bocca di 97 cm, pesa circa 540 Kg.

Fusa in bronzo nel 1824 da Canciani di Venezia è la campana più antica e di sagoma più pesante del concerto. Qualitativamente, seguendo i principi di giudizio campanologico moderno, è un gradino sopra le sue sorelle.

Iscrizioni: “HAEC SOECVLI XIX INITIO EX TVRRE B MARIAE DE NAVIC ANNO MDCCCXXIV” (Questa campana trasferita dalla torre campanaria della Beata Vergine della Navicella all’inizio del secolo diciannovesimo venne rifusa nell’anno 1824). Ornata con le figure: Madonna del Carmine, S. Rocco, S. Biagio, Crocifisso.

La quinta campana

Di nota La naturale -30/100 ( La435 Hz) ha un diametro di 84 cm corrispondente ad un peso di 330 Kg.

Fusa in bronzo nel 1845 da Canziani e Bazo. Canziani pare essere della stessa famiglia dei Canciani trovati fin ora. Bazo ha collaborato nella fusione di alcune campane ma ad oggi non vi sono dati notevoli su questo personaggio.

Dedicata a S. Francesco porta il nome di Francesca. Le sue iscrizioni: “D PIETRO ARRIGONI CANONICO, D LUIGI PENZO, LUDOVICO TACCHEO, ANTONIO VENTURINI, GIUSEPPE PENZO FABBRICIERI ANNO MDCCCXLV

Le immagini rappresentano: S. Francesco stigmatizzato, Crocifisso, S. Antonio di Padova, Madonna Immacolata.

La sesta campana

Di nota Si naturale -1/100 (La 435 Hz) ha un diametro di 73 cm ed un peso di 220 Kg. Fusa in bronzo nel 2008 da De Poli di Revine. Dedicata ai Santi Felice e Fortunato nel diciassettesimo secolo del loro martirio e ricorda il quinto centenario dell’apparizione della Vergine sul lido di Marina, di cui portano impresse le immagini.

Le iscrizioni: “SAECULO SEPTIMO SUPER MILLESIMO A MARTYRIO DIVUM PROTECTORUM FELICIS ET FORTUNATI – ANNO NEMPE 2004 –

QUINTO VERO AB APPARITIONE B.M. VIRGINIS DE NAVICULA FELICITER IAM PERACTIS, AUSPICANTE ANGELO DANIEL EPISCOPO CLODIENSI

IN HAC PERANTIQUA TURRI SACRUM AES PACIS PRAECONIUM NOVISSIME FUSUM AD PERENNEM DEI LAUDEM CIVITAS POSUIT – ANNO 2008 –”

Una storia molto antica

Le attuali sei campane hanno sostituito le tre antiche campane che alloggiavano nella torre del Duomo fuse nel 1354 da Vivenzo e suo figlio Vittore di Venezia, una seconda dal Maestro Antonio figlio di Vittore nel 1426 ed una più piccola del 1431. La famiglia di fonditori di queste campane è nota con il nome di Campanato o Dalle Campane.

Moltissime erano le botteghe campanarie che nel medioevo fecero comparsa in laguna. Probabilmente favoriti dagli scambi commerciali che la repubblica marinara permetteva.

La fonderia Campanato si trovava in calle dei fabbri nel “Confinio Sancti Luce” in un’ampia “terra vacua” ora localizzabile tra Piazza S. Marco e Ponte di Rialto lungo il confine con il noto palazzo Contarini.

Tra le opere dei Campanato non ci sono solo campane. L’arte della bottega di fonderia comprendeva il saper fondere artiglierie, campane e statue. C’è il monumento sepolcrale del Cardinale Zeno nella basilica di S. Marco e molta artiglieria fusa presso gli arsenali cittadini. Sicuramente hanno fuso l’artiglieria per la guerra Turco-Veneziana. Conosciamo alcune opere della famiglia, oltre che le campane perdute del Duomo di Chioggia: la campana di Ancignano del 1523 e il sonello della chiesa della Stanga a Vicenza, datato 1502, regalato dalla parrocchia di Polegge alla neonata comunità vicentina, S. Pierino a Bovolone Vr. del 1531, altre due a S. Vito al Tagliamento ma fuse con l’iscrizione leggermente diversa ZPHL nel 1565.

L’attività condotta dalla famiglia ha tramandato l’arte della fusione da padre in figlio: Vivenzo, Vittore, Antonio, Pier Zuane, Giovan Battista. Proprio il figlio Giovan Battista in memoria del padre ottenne il permesso di fabbricare un’arca in un terreno attiguo alla chiesa di S. Sebastiano con la seguente iscrizione:

“SEPULCRUM PETRI CAMPANATI

MDXXXXIII PETRO IOANNI CAMPANATO IOANNES BAPTISTA FILIUS PIENTISSIMUS ET SIBI POSTERIS(QUE). SUIS VIVENS POSUIT ANNO DNI MDX LIII DIE IV AUGUSTI”.

La ricerca doveva solo riguardare le campane del Duomo di Chioggia ma come ignorare quanto questi bronzi, che conosciamo tramite il loro suono, possano far emergere storie, possano evocare ricordi e portarci su altre strade al di là della nostra sola conoscenza? (Livio Zambotto)

Nella foto: il castello delle campane del duomo durante il recente restauro.

 

da NUOVA SCINTILLA 37 del 5 ottobre 2014