Il Regno affidato ad altri

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PAROLA DI DIO / Domenica XXVII per annum (del vescovo Adriano)

Il Regno affidato ad altri

Letture: Is 5,1-7; Fil 4,6-9; Mt 21,33-43

“Sarà loro tolto il regno e sarà dato ad un popolo che lo farà fruttificare”(Mt 21,33-43)

Siamo alla terza parabola che ha per oggetto la ‘vigna’. Questa si apre con un imperativo che invita ad ascoltare. Nella sua prima parte (vv. 3337) l’attore principale è «l’uomo, il padrone di casa». Nella seconda parte (vv. 38 s.) ad agire sono i vignaioli. La parabola si chiude con una domanda, per la quale gli interpellati trovano la risposta giusta (vv. 40 s.). Questa risposta è poi applicata a loro stessi da Gesù che annuncia un intervento futuro punitivo ad opera del padrone, fondato su una citazione di Isaia: «Non avete mai letto nelle Scritture…?» (vv. 4243). È una parabola di giudizio e si inquadra nelle condizioni economiche della Palestina del sec. I d.C.

Grandi proprietari terrieri erano latifondisti ‘stranieri’, cioè da fuori paese, davano in affitto le loro proprietà a gruppi organizzati di fittavoli. Una parte del raccolto doveva essere consegnata al padrone che richiedeva la sua parte di prodotto attraverso suoi inviati fiduciari. Lo stato d’animo dei contadini della Galilea verso i padroni stranieri era talvolta di ribellione. La parabola trasferisce la vicenda su un piano più alto di comprensione: essa diventa un compendio della storia di Dio col suo popolo. Dietro a «un uomo, un padrone», s’individua immediatamente Dio. La vigna è Israele, la cui situazione viene descritta rifacendosi a Is. 5,1-7 (cantico della vigna). Gesù dunque fa il punto sulla storia della salvezza guardando al passato, al presente e al futuro. Guardando al passato Gesù denuncia l’infedeltà d’Israele, che non ha dato i frutti attesi da Dio; il presente è segnato dalla presenza del Messia, ‘del Figlio’ che ancora Israele (cattivi vignaioli) stanno rifiutando e, addirittura, decidono di eliminare. E per il futuro? Il Regno di Dio, l’Alleanza e le Promesse si estenderanno ad altri perché portino i frutti sperati. La parabola di Gesù viene dall’evangelista Matteo rinarrata dopo la Pasqua di Gesù per ammonire la nuova comunità cristiana e i lettori di ogni tempo (Chiesa e singoli cristiani) a valutare il pericolo anche per loro di “non rendere a Dio i frutti attesi”. La Chiesa è il nuovo popolo di Dio, ma non deve ripetere il peccato d’Israele: rifiutando di riconoscere e obbedire a Dio, al Figlio inviato e alla sua Parola, mancherebbe di dare a Dio i frutti da Lui attesi.                                                                   + Adriano Tessarollo

 

da NUOVA SCINTILLA 37 del 5 ottobre 2014