“Chi ha compiuto la volontà del padre?”

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PAROLA DI DIO / Domenica XXVI per annum (del vescovo Adriano)

“Chi ha compiuto la volontà del padre?”

Letture: Ez 18, 25-28;Fil 2, 1-11; Mt 21, 28-32

Il breve brano evangelico è composto di due parti. La prima (vv.28-31a) è una pa­rabola brevissima (verbi al passato) incorniciata da due domande (Che ve ne pare? Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?) e una risposta. La seconda parte (vv. 31b-32) è costituita dall’applicazione della parabola data Gesù.

Vediamo la parabola. Due fratelli si comportano, nelle parole e nei fatti, in maniera esattamente opposta: uno acconsente alla richiesta ma poi non fa, l’altro rifiuta ma poi fa. La parabola si apre con la domanda di Gesù: «Che ve ne pare?». Gesù vuole coinvolgere gli uditori a prendere posizione nei riguardi dei personaggi della parabola: si tratta di un padre che si rivolge a ciascuno dei suoi due figli, invitandoli ad andare a lavorare nella vigna.

La risposta del primo figlio è deciso rifiuto verbale, rifiuto al quale non segue alcuna reazione del padre; segue però poi il pentimento, in seguito al quale il figlio andò nella vigna. La stessa domanda del padre rivolta al secondo figlio ottiene immediatamente un sì che pare del tutto ovvio e quasi servile: “sì, signore” (anziché “sì, padre”). Ma questo figlio poi, di fatto, non andò nella vigna. Fin qui la parabola. Ora Gesù richiede agli uditori il giudizio sui due comportamenti dei figli e la risposta sembra persino ovvia: ad obbedire è stato il primo figlio. Ora è Gesù stesso ad applicare la parabola agli uditori, ‘principi dei sacerdoti e anziani’: sono proprio loro quelli che dicono e non fanno, proprio come il secondo figlio della parabola. In loro non c’è spazio per la conversione perché ‘a parole’ si mostrano ossequienti e obbedienti, ma ‘di fatto’ poi non obbediscono, illudendo così loro stessi. Essi sono poi propensi a condannare gli altri definendoli ‘pubblicani e prostitute’, i quali invece riconoscendo il loro rifiuto si aprono al pentimento e quindi all’obbedienza. Ai ‘principi dei sacerdoti e anziani’ suoi contemporanei Gesù rimprovera di non avere accolto l’invito di Giovanni Battista a conversione, mentre lo hanno accolto ‘pubblicani e prostitute’. L’affermazione conclusiva «nemmeno dopo aver visto tali cose vi siete pentiti» rivolta ai capi giudei, fa da contrasto al «pentitosi» del primo figlio. Al centro della parabola sta dunque la ri­sposta dell’uomo di fronte alla proposta di Dio: l’accoglie chi di fatto ‘va a lavorare nella vigna’. E anche di fronte ad un no iniziale c’è sempre spazio per ‘pentirsi’ e accogliere. Salvezza e giudizio (entrare nel Regno) hanno luo­go ora, nelle decisioni che prendiamo di fronte agli inviti della sua Parola (va’ a lavorare nella mia vigna). (+ Adriano Tessarollo)

NB.: C’è una inversione tra il primo e secondo figlio nei nuovi lezionari (Bibbia CEI 2008) rispetto ai vecchi.

 

da NUOVA SCINTILLA 36 del 28 settembre 2014