“Andate anche voi nella mia vigna”

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PAROLA DI DIO / Domenica XXV per annum (del vescovo Adriano)

“Andate anche voi nella mia vigna”

Letture: Is 55, 6-9; Fil 1, 20-27; Mt 20, 1-16

Questo Gesù che impariamo a conoscere nel vangelo di Matteo ci stupisce sempre di più. Esige dai suoi discepoli che operino secondo la sua legge e nello stesso tempo è molto accogliente con i peccatori, pieno di misericordia, li cerca e li ricompensa non in proporzione ai loro meriti: molto esigente con chi è diventato suo discepolo, molto benevolo con i peccatori che incontra in ogni stagione della loro vita. Nella parabola di questa domenica, quella del “padrone di casa che esce a tutte le ore in cerca di operai perché lavorino nella sua vigna”, Gesù mette in scena un padrone che cerca braccianti giornalieri e li ingaggia a tutte le ore del giorno. Per chi è ingaggiato per l’intera giornata è stabilito il salario, per gli altri tutto è affidato alla discrezione del padrone.

Alla fine della giornata il padrone, in maniera inaspettata, fa dare la medesima paga a tutti, indipendentemente dall’ora in cui hanno incominciato a lavorare. E, provocatoriamente, il padrone dà ordine che prima siano pagati gli ultimi arrivati, proprio perché i ‘primi’ vedano cosa egli fa con quegli ultimi entrati nella vigna! Naturalmente questo provoca le mormorazioni di chi ha portato il peso del lavoro dell’intera giornata accusando il padrone della vigna di ‘ingiustizia’. La risposta è: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro?… Non posso fare del mio quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché sono buono?”. Queste parole finali interpellano il lettore a cercare una comprensione profonda del racconto di Gesù, per non restare scandalizzato e concludere che è meglio fare i ‘furbi’ anche con il Signore, facendo il meno possibile, tanto poi la ricompensa è comunque uguale per tutti. Con questa parabola Gesù ci parla di Dio non preoccupato della ‘meritocrazia celeste’, di chi cioè in paradiso andrà più in alto, ma ci parla dell’amore di Dio a cui sta a cuore di salvare a tutti i costi e ad ogni momento ogni uomo che ne sia disposto. E invita con forza i veri suoi discepoli, che hanno avuto presto la grazia e la gioia di conoscerlo, amarlo e servirlo, a gioire anche loro e rallegrarsi per ogni fratello che, anche tardi, ha potuto accogliere l’invito del Signore a mettersi a servirlo. Non giudichino malamente o non guardino con invidia questi fratelli che solo ‘tardi’ hanno potuto incontrare il ‘padrone della vigna ed entrare al suo servizio’. Sono stati più fortunati loro che fin dall’inizio lo hanno incontrato! Da s. Agostino, impariamo il rimpianto di non aver conosciuto, amato e servito presto il Signore: “Tardi ti ho conosciuto… tardi ti ho amato!”. Essere discepoli del Signore è grazia e gioia o fatica e obbligo?

(+ Adriano Tessarollo)

 

da NUOVA SCINTILLA 35 del 21 settembre 2014