Perché il mondo si salvi

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LA PAROLA DI DIO / Esaltazione della Santa Croce (del vescovo Adriano)

Perché il mondo si salvi

Letture: Num 21, 4-9; Fil 2, 6-11; Gv 3, 13-17

Gv 3,13-17: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chi crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna”.

Nei cinque versetti del vangelo che abbiamo ascoltato, Giovanni riassume e annuncia tutto il mistero di Cristo Salvatore, invitandoci alla contemplazione della vicenda terrena di Gesù di Nazaret. La scena della vita di Gesù che più lo scuote e lo sconcerta è certamente la scena del Calvario dove Gesù è innalzato sulla Croce. È spontanea la domanda: ma che senso ha tutto questo? Per l’evangelista Giovanni la luce della risurrezione e dell’incarnazione illuminano la scena della crocifissione. Gesù è risorto e asceso al cielo perché ‘di là’ Lui era venuto.

Con questo linguaggio descrittivo Giovanni afferma l’origine divina di Gesù e la sua stessa attuale condizione gloriosa divina. Ma qual è il senso di quella morte sulla croce? Il ricorso al racconto del libro dei Numeri che abbiamo ascoltato nella prima lettura, illumina la scena della croce che ne diventa come il compimento: Gesù innalzato sulla croce non è un giustiziato, un condannato, un abbandonato da Dio, ma è la manifestazione più grande del dono di Dio agli uomini: da lui viene il dono di vita a loro che sono, per condizione naturale, destinati alla morte. Quel guardare degli antichi israeliti verso il serpente innalzato sull’asta diventa ora per noi cristiani il volgersi con fede a Gesù Cristo, dal quale solo l’uomo può essere fatto partecipe della vita divina, che sola può sussistere anche dopo la morte fisica. Lo sguardo ed il pensiero di chi contempla il Crocifisso si devono innalzare a Dio che ‘ama il mondo’, che vuole offrirgli ‘vita eterna’ e che in Cristo ha inviato non un giudice per condannare ma un mediatore per salvare: “perché il mondo si salvi per mezzo di lui”. È a questa rivelazione di Dio e di Cristo che la croce continuamente ci invita. Anche per san Paolo, nell’inno che abbiamo ascoltato dalla Lettera ai Filippesi la morte di croce, è anche la manifestazione massima dell’abbassamento del Figlio di Dio, che “per noi uomini e per la nostra salvezza non solo discese dal cielo, ma fu pure crocifisso e morì…”: “umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce”. Fermiamo le parole e diamo spazio alla contemplazione e ai sentimenti davanti al Crocifisso. (+ Adriano Tessarollo)

 

da NUOVA SCINTILLA 34 del 14 settembre 2014