Non si perda “neanche uno di questi piccoli”

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PAROLA DI DIO / Domenica XXIII per annum (del vescovo Adriano)

Non si perda “neanche uno di questi piccoli”

Letture: Ez 33, 1.7-9; Rom 13, 8-10; Mt 18, 15-20

Ci viene offerta in questa domenica qualche riga del capitolo 18 del vangelo di Matteo, nel quale l’evangelista raccoglie la catechesi che si rifaceva ai detti di Gesù sul tema dei rapporti all’interno della comunità cristiana. Anche allora come oggi sorgevano problemi di ogni tipo, che provocavano conflitti, o problemi più acuti come scandali, che mettevano in crisi la fede dei più semplici, verso i quali ci voleva una attenzione tutta particolare. Vie maestre comunque rimangono la misericordia e il dialogo. Il vangelo di oggi parla di correzione fraterna (Mt 18,15-18) e di preghiera in comune (Mt 18,19-20). I versetti 15-18 insegnano come procedere in caso di conflitto o di offese tra membri della comunità. Ogni membro della comunità è fratello.

Se un fratello o una sorella peccassero, se avessero un comportamento non secondo la vita della comunità, non si deve subito denunciarli alla comunità o allontanarli. Prima bisogna cercare di incontrarli personalmente e conoscere i motivi dell’altro. Di fronte a resistenze si ricorra all’aiuto (non alle chiacchiere o ai giudizi) di due o tre persone della comunità. In casi di rifiuto estremo si esponga il problema a tutta la comunità. E se ancora la persona non volesse ascoltare la comunità, allora che sia considerato come uno che non fa più parte della comunità, perché è la persona stessa che così si è esclusa da sé. La comunità constata e prende atto del rifiuto della riconciliazione e quindi dell’autoesclusione. Gesù affida alla Chiesa sia la grazia di perdonare e riconciliare in nome di Dio come la responsabilità delle decisioni difficili da assumere nei confronti dei suoi membri non fedeli agli insegnamenti e alle richieste del suo Signore. Il principio in base al quale regolarsi è quello riportato in Mt 18,14: “Il padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno di questi piccoli”. I versetti 19-20 hanno come tema la preghiera comune, fatta con unità di intenti, che va letta in relazione con quanto appena letto: quando uno lascia la comunità per la mancata riuscita della riconciliazione, la preghiera della comunità tutta unita può ottenete quello che i tentativi di dialogo non sono riusciti a ottenere. È questa la forza della preghiera che una comunità fortemente unita e in unione a Gesù rivolge al Padre, per il bene e la salvezza di tutti. Il motivo della certezza di essere ascoltati dal Padre è la promessa di Gesù: “Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro!”. Gesù è il centro della comunità e fonte dell’unità e come tale, unitamente alla comunità, partecipa alla preghiera della comunità al Padre, affinché conceda il dono del ritorno al fratello o alla sorella che si sono esclusi. L’espressione “dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro” non legittima tante piccole comunità separate, ma il contesto lascia piuttosto riferirsi a persone che pregano riunite nella comunità. Gesù certamente promette la sua presenza ad ogni preghiera pronunciata nel suo nome, ma qui principalmente il testo incoraggia tutti i tentativi di correzione e riconciliazione tra fratelli all’interno della Chiesa, assicurando loro la sua presenza. (+ Adriano Tessarollo)

 

da NUOVA SCINTILLA 33 del 7 settembre 2014