SPECIALE Commenti al vangelo (del vescovo Adriano)

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SPECIALE Commenti al vangelo (del vescovo Adriano)

-PAROLA DI DIO / Solennità dell’Assunta (15 agosto)

-Domenica XX (17 agosto)

-Domenica XXI (24 agosto)

-Domenica XXII (31 agosto)

 

 

PAROLA DI DIO / Solennità dell’Assunta (15 agosto)

“Tutte le generazioni mi chiameranno beata”

Letture: Ap 11,19; 12,1-6.10;1 Cor 15,20-26; Lc 1,39-56

Il racconto lucano della ‘Visitazione’ o Visita di Maria alla parente Elisabetta potremmo dire che è la pagina che dà il via alla lode secolare che la comunità credente tributa a Maria. Vediamo alcuni titoli attribuiti a Maria in questa pagina evangelica. Nelle litanie lauretane incontriamo l’invocazione a Maria ‘Arca dell’alleanza’. Alcuni commentatori attribuiscono a Luca l’intenzione di descrivere il viaggio di Maria da Nazaret, attraverso “la montagna”,  verso una città di Giuda, in parallelo con il viaggio dell’arca tra le montagne di Giuda narrato in 2Sam 6-7; Sal 132,6-8.  L’arca conteneva le tavole della Legge, la Parola data da Dio al Sinai,la parola dell’Alleanza. Ora Maria, in viaggio per la montagna di Giuda, porta in sé il Verbo di Dio, Gesù Cristo. Questa lettura ha favorito anche l’interpretazione mariologica dell’Arca dell’Alleanza di Ap 11,19. Giunta da Elisabetta Maria è da lei proclamata: “Benedetta tu fra le donne”: titolo di solito attribuito a Dio, il Benedetto; ora è attribuito a Maria in forma superlativa rispetto alle altre donne. La motivazione prima di questa sua grandezza sta in rapporto al Figlio che porta in grembo, il Benedetto per eccellenza: “benedetto il frutto del tuo grembo”. Segue subito il titolo principale: “Madre del mio Signore”. Una volta riconosciuta la natura divina di Gesù, Maria verrà proclamata ‘Madre di Dio’. Un altro titolo attribuito a Maria scaturisce dalla sua fede-obbedienza alla Parola del Signore: “Beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”. Maria è anche madre e modello della fede della nuova comunità cristiana. L’origine del culto mariano è ben antico se già nella giovanissima comunità cristiana, dove Luca può raccogliere queste testimonianze, troviamo l’esclamazione: “D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata”,  da cui il titolo

‘beata’ dato alla Vergine Maria. (+ Adriano Tessarollo)

 

Domenica XX (17 agosto)

“Donna, davvero grande è la tua fede”

Letture: Is 56,1.6-7;Rom 11,13-15.29-32; Mt 15,21-28

È curioso il modo con cui Gesù, nel racconto di Matteo, invita a riconoscere che la salvezza è destinata a tutti. L’unica condizione è la fede! Gesù si allontana da Gerusalemme per recarsi nella regione di Tiro e Sidone, territori considerati pagani. Gesù è raggiunto da una donna di quei luoghi pagani: l’appellativo “cananea” richiama la sua provenienza da gente considerata dai Giudei peccatrice e idolatra. La donna si avvicina a Gesù e gli chiede aiuto per la sua figlia ammalata. Quel titolo di “figlio di Davide” in bocca a una pagana a prima vista sembra non meritare credito da parte di Gesù, tanto che Gesù non le rivolge neanche una parola. Neanche l’intervento dei discepoli sembra ottenere qualcosa per quella donna, anzi Gesù sembra mostrare la stessa indifferenza e ostilità che il popolo d’Israele nutriva verso i pagani. Quella indifferenza e quel rifiuto di Gesù creano a noi lettori qualche disagio, ma in realtà esprimono l’atteggiamento d’Israele verso le altre religioni. In realtà l’atteggiamento di Gesù vuole condurre i suoi contemporanei, e il racconto evangelico vuole condurre noi lettori cristiani di oggi, a superare l’atteggiamento di rifiuto e di esclusione verso chiunque si apre alla fede e alla salvezza del Signore, Salvatore di tutti.  Abbiamo dapprima l’invocazione della donna: “Pietà di me, Signore, figlio di Davide…”, cui Gesù non risponde. Segue l’intervento dei discepoli che lo invitano ad esaudire la preghiera della donna, cui Gesù oppone quel rifiuto che esprime la secolare distanza fra il popolo eletto e i popoli pagani. Segue ancora l’insistenza della donna prostrata davanti a Gesù, cui segue la sua risposta dura: “Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini”. A questo punto ognuno, al posto della donna, avrebbe desistito dalla preghiera. Ma il fatto che almeno questa volta Gesù abbia aperto bocca ha significato per la donna un piccolo segnale di speranza. La donna riconosce che Gesù appartiene al popolo eletto, ma essa proclama anche che la salvezza di Dio attraverso di loro passa anche agli altri, perché la loro priorità storica non preclude la stessa salvezza agli altri: “Anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”. Dio non nega la salvezza a nessuno che la chiede e invoca con fede: “Donna, davvero grande e la tua fede”. È l’umile insistenza della fede della donna che provoca il gesto di salvezza da parte di Gesù. Questo episodio è scritto per ogni lettore del Vangelo, oggi, ed è un invito all’atteggiamento di «apertura» verso tutti, credenti o no, e di disponibilità all’accoglienza senza riserve verso qualsiasi uomo. Mi pare che questa parola sia proprio attuale!  (+ Adriano Tessarollo) 

 

Domenica XXI (24 agosto)

“Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”

Letture: Is 22, 19-23; Rom 11, 33-36; Mt 16, 13-20

Dopo un’introduzione, che indica la località in cui si svolge il dialogo, il testo si suddivide in due parti: l’interrogatorio dei discepoli con la professione di fede di Pietro (vv. 1316) e il discorso che Gesù rivolge allo stesso Pietro (vv. 17-19). L’osservazione conclusiva (v. 20) riporta un detto di Ge­sù in discorso indiretto, rivolto a tutti i discepoli. Nell’interrogatorio dei discepoli si hanno le domande parallele (v. 13: gli uomini  e 15: voi) sul “Figlio dell’uomo”. Nella risposta è evidenziata la contrapposizione tra ciò che dicono gli uomini e ciò che dicono i discepoli per bocca di Pietro. È la diversa definizione del “Figlio dell’uomo” cioè di Gesù di Nazaret che fa la differenza tra “gli uomini” e “i discepoli”. E questo anche oggi! Non basta essere disposti a riconoscere qualche cosa di speciale e di grande in Gesù di Nazaret per dirsi credenti in Cristo, ma bisogna giungere a cogliere, riconoscere e confessare la sua unicità di “Cristo, Figlio del Dio vivente”. Il discorso poi di Gesù si aggan­cia strettamente alla professione di fede di Pietro, ed è caratteriz­zato come risposta rivolta soltanto a lui (v. 17: “Beato sei tu, Simone…”. Il discorso di Gesù è formulato in tre piccole strofe. Nella prima (v. 17) abbiamo la proclamazione di una beatitudine: Pietro è proclamato beato non perché ha qualcosa da donare ma perché gli è stato donato qualcosa da Dio (Padre mio): una rivelazione su Gesù di Nazaret quale Messia e Figlio di Dio. Di questa rivelazione Pietro è garante. Nella seconda (v. 18) abbiamo una promessa di Gesù che riguarda un’azione futura di Gesù: Egli costruirà la sua Chiesa sul solido fondamento della roccia e Simone riceve il nome di ‘roccia’ (Pietro). L’importanza di Pietro sta nel fatto che egli è il fondamento di roccia sul quale la Chiesa deve essere edificata. Nella terza strofa (v. 19) Pietro riceverà le chiavi del regno dei cieli il cui potere egli eserciterà sulla terra. Legare-sciogliere (non aprire-chiudere) hanno il significato di proibire-permettere qualcosa facendo riferimento all’insegnamento di Gesù: Pietro cioè sarà fedele trasmettitore e garante della dottrina e dei comandamenti di Gesù, la cui osservanza apre all’uomo il regno dei cieli. Nel vangelo di Matteo è fortemente sottolineato il ruolo di Pietro rispetto agli altri apostoli, ma in comunione con essi. Nell’interpretazione cattolica l’incarico dato a Pietro e trasmesso ai suoi successori è di guidare tutta la Chiesa.   (+ Adriano Tessarollo)

 

Domenica XXII (31 agosto)

La via di Gesù e del discepolo è la croce

Letture: Ger 20, 7-9; Rom 12, 1-2; Mt 16, 21-27

Matteo pone il primo annuncio della passione di Gesù all’inizio della seconda parte del suo vangelo. Così egli contrassegna quanto segue come introduzione dei di­scepoli (e dei lettori) alla comprensione (vv. 21-23) della necessità che Gesù affronti una tale sorte.

La reazione di Pietro (alla lettera: Dio ti sia clemente, Signore. Questo non ti accadrà) e il rimprovero a lui rivolto (Via, dietro a me, Satana) sono esemplari. Ogni seguace di Cristo ha bisogno di essere introdotto alla sequela concreta di Gesù.

L’appello del Cristo incamminato sulla via di Gerusalemme, luogo della sua croce e risurrezione, è rivolto a tutti coloro che non vorrebbero accettare questo cammino.

Proprio il discepolo eletto ad essere roccia della Chiesa diventa stru­mento di Satana (Tu mi sei di scandalo, cioè di ostacolo sulla via della volontà del Padre).

Il pericolo non risparmia nemmeno lui, e se egli non soccombe, lo deve alla grazia. Il confronto con la morte, specie di un amico, è sempre anche un confronto con la propria morte. Ciò è umano. Ma la morte di Cristo è il morire che elimina la propria morte e la morte di tutti. Ciò accade non sfuggendo la pro­pria morte, ma accogliendola e accogliendo la morte e la sof­ferenza degli altri. La sequela di Gesù (vv. 24-27) è un seguire portando la croce.

La seconda parte del vangelo di Matteo è posta sotto l’annuncio della sofferenza, morte e risurrezione di Gesù. Tuttavia queste non sono oggetti da contemplare. Piuttosto sono un invito e annuncio per il discepolo a riconoscere e assumere nel destino del suo Maestro il proprio destino.

Seguire significa essere in cammino dietro a Lui. È questa per l’uomo la via della salvezza di se stessi. Questo deve stare a cuore a ciascuno, e questo sta a cuore a Gesù: la salvezza di ogni uomo che vale di più di tutte le altre cose.

Questa salvezza si ottiene seguendo Gesù e il suo insegnamento, e non può essere ‘ottenuta’ in nessun altro modo. Per questo Gesù mette in guardia i suoi seguaci.

Il detto finale sulla venuta del figlio dell’uomo ha lo scopo di tenere viva l’attesa dell’incontro con il Signore.    (+ Adriano Tessarollo) 

 

da NUOVA SCINTILLA 32 del 10 agosto 2014