Da lontano?

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I giorni. Le bombe di Gaza e la fuga da Mosul

Da lontano?

Quando vedi uomini correre portando una barella, o senti il grido di una madre, o incroci gli occhi sbarrati di un bimbo, non si tratta più di cose lontane. Un amico fa rimbalzare l’invocazione di una famigliola che abita a Gaza, e ne allega la foto, papà e mamma e bimbo piccolo in braccio… Persone, uomini, donne, paura, dolore, fumo di bombe e traiettorie di razzi. Appena un poco più in là i cristiani vengono marchiati, depredati, costretti alla fuga; torturati e uccisi; crocifissi come Gesù. Più in qua, barconi con un drammatico carico umano e il ventre abitato dai morti asfissiati. Il mondo lontano diventa più vicino dei tavolini del bar.

Viene da riconsiderare tutto: la fede che hai, l’opera che svolgi, le amicizie che godi, la libertà che consumi, gli incontri, le letture, il presente, il passato. La storia. Noi non siamo nati musulmani. Secoli fa, qualcuno – tanti – a Lepanto e poi a Vienna, hanno bloccato l’invasione dei musulmani che depredavano l’Europa dal mare e dalla terra, razziavano i paesi e rapivano le donne, come adesso le ragazze della Nigeria. Le vie del Mediterraneo erano tenute aperte fino alla Terrasanta, e i papi mandarono i frati di San Francesco a custodire i luoghi dove aveva vissuto il Signore. Santi predicatori, re e popoli sono partiti per le crociate. Nonostante eccessi e traviamenti, se cancelli le crociate dalla complicata storia del nostro mondo, perdiamo tutti la croce e la chiesa, l’Eucaristia e la carità; il mondo perde il Dio amore e i popoli si trovano recintati tra muri e palizzate. Il passato e il presente c’entrano con la nostra libertà, intrecciano i fili della nostra fisionomia e tracciano i percorsi delle nostre relazioni. Tutto il mondo si fa vicino, pur nel bailamme delle informazioni e degli interessi che le orientano e le nascondono. Intorno a noi si parla di tutto, in spiaggia si scherza, il lavoro resta uguale, eppure quel che accade nel mondo, queste guerre che spuntano qua e là come funghi malati, portano a riconsiderare cosa è essenziale nella vita. “Che vale la vita se non per esser donata?”.

Donata come i martiri o offerta inconsapevolmente, colpiti da una bomba. Che cosa ci resta da fare se non vivere con responsabilità ogni giorno, condividere tempo ed energie, imparando dal vangelo vivo di chi muore per Cristo? Consegneremo questa straziata e sbaragliata storia al cuore di Dio che è Padre, è Crocifisso e Risorto, è Spirito di speranza e consolazione. (don Angelo)

 

da NUOVA SCINTILLA 31 del 3 agosto 2014