Padre Raimondo, un prete “santo”

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Padri Filippini. La solenne celebrazione con mons. De Antoni nel 50° della morte

Padre Raimondo, un prete “santo

Domenica 20 luglio nella chiesa dei Filippini si è fatta memoria – a cinquant’anni esatti dalla morte – di un prete “santo”, Padre Raimondo Calcagno, che ha segnato un’epoca con la sua vita interiore, lo stile sacerdotale fecondo; un prete “santo” che si è fatto tutto a tutti con la chiarezza del consiglio, il tratto gentile ed il lungo novellare all’interno di una realtà giovanile cruda, quella chioggiotta della prima metà del ‘900 caratterizzata da povertà, analfabetismo e degrado morale. Se ne è andato silenzioso e discreto il 18 luglio 1964. Aveva 76 anni.

 

Ha presieduto la solenne Eucaristia mons. Dino De Antoni, arcivescovo emerito di Gorizia, celebrata con mons. Vincenzo Tosello, parroco dell’Unità pastorale Chioggia nord e con padre Giacomo Kielbasa, superiore della locale Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri, alla presenza di una numerosa assemblea intervenuta per testimoniare la santità di un sacerdote umile, ”apostolo della gioventù”. Il vescovo Dino (“volto assai noto nell’ambiente oratoriano – ha sottolineato padre Giacomo nel saluto iniziale – per essere stato parroco solerte “dei Filippini” e presidente lungimirante nel processo diocesano della Causa di canonizzazione di Padre Calcagno”) sulla scorta della parabola di Matteo del grano e della zizzania ha ricordato la grande pazienza e attenzione di questo Padre di fronte alle “erbacce” (zizzania) che trovava nell’uomo peccatore, lungo le strade quotidiane: non le estirpava d’istinto, ma agiva e giudicava bene sempre, coprendo con un velo di pietà certe situazioni. Ai difetti opponeva le virtù, alle debolezze la generosità, al terreno arido il germoglio buono perché aveva iniziato a condurre alla luce della Parola la sua esistenza, il ministero sacerdotale caratterizzato da una vita santa, quasi un raggio di sole di fronte a tante tenebre di una vita fatta, quando lui è nato, di tanta miseria.

“Raimondo – ha continuato il celebrante – si era riproposto di spendersi per le anime, – ideale altissimo – soprattutto per i fanciulli e i ragazzi poveri dell’Oratorio-ricreatorio e del Patronato “S. Girolamo Emiliani” sull’esempio di san Filippo Neri: li voleva buoni e allegri, onesti e virtuosi. Per loro furono le sue ultime parole sul letto di morte: “Lasciateli giocare!”. Da ultimo è stato sottolineato come Padre Raimondo coltivava due grandi amori: l’Eucaristia e la Madonna: vederlo in adorazione davanti al tabernacolo, nel celebrare la S. Messa pareva di contemplare san Filippo in estasi! “E i suoi rosari, le sue prediche sulla Vergine ci dicono che solo così poté raggiungere la via della santità”.

Padre Raimondo è ancora vicino a noi con la sua presenza spirituale e la sua intercessione, mentre continua a ripeterci una parola che ci richiama alla fede: “Il mio principio è Dio; il mio fine è Dio; la mia ricompensa è Dio”. A ricordo di questo 50° dalla morte, facciamo nostro l’auspicio sgorgato sincero e affettuoso dalle parole di “Don Dino”: “Preghiamo il Signore che ci conceda il miracolo necessario per la beatificazione: esso si ottiene con una grande fede e con una grande e unanime preghiera”. (R. Chiozzotto)

(Foto Donaggio, altre foto nel sito www.nuovascintilla.com)                          

 

da NUOVA SCINTILLA 30 del 27 luglio 2014