Al centro il bene comune

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Diocesi di Chioggia-Caritas-Comunità Missionaria di Villaregia e “I sabati del sociale”

Al centro il bene comune

Buona partecipazione all’intervento del direttore dell’Ufficio nazionale don Longoni

Don Fabio Longoni, da poco direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e del Lavoro, ha di fatto introdotto l’iniziativa denominata “I sabati del Sociale” proposta ed organizzata dalla Diocesi di Chioggia, dalla Caritas Diocesana e dalla Comunità Missionaria di Villaregia. Tema: “Il bene comune come servizio alto della politica”. Una buona partecipazione che ha fatto capire che se le proposte sono di contenuto vi è risposta, almeno tra i credenti più sensibili. L’iniziativa, articolata in quattro sabati, si configura come momento formativo riguardo ad alcune tematiche fondanti la Dottrina Sociale della Chiesa: Bene Comune, Mondialità/Globalizzazione, Stili di Vita, Sussidiarietà/Cooperazione.

 

Positivamente impostato il tema del Bene Comune era la necessaria introduzione a ciò che seguirà nei prossimi sabati. Don Fabio ha ribadito i tratti essenziali del Bene Comune, come bene relazionale. Il Bene Comune non è la sommatoria dei beni individuali, ma è l’insieme delle condizioni che permettono agli individui e alle comunità di accedere a quella che oggi potremo chiamare la vita buona. All’interno di questa vita buona vi è anche l’aspetto economico, ma non è e non può essere l’unico e nemmeno quello predominante. Il riferimento ad economisti dell’area cattolica è stato frequente e significativo; primo fra tutti Luigino Bruni (che sulle pagine di “Avvenire” porta avanti l’dea dell’economia del dono) e Stefano Zamagni con la sua riflessione sull’evoluzione del Terzo Settore. A questi aggiungerei anche Leonardo Becchetti economista, docente all’Università di Roma Tre, anche lui spesso ospite di “Avvenire”.

Sono tematiche che apparentemente sembrano essere un po’ a margine di una visione pastorale molto incentrata sulla liturgia e catechesi e anche – significativamente – non vicinissime ad una idea della carità fatta di buone azioni ed elemosina. In realtà oggi le nostre comunità cristiane sono interpellate da nuove forme di imprenditoria e professionalità che possono coinvolgere anche i micromondi delle nostre parrocchie e unità pastorali. Urge entrare in linguaggi forse ancora sconosciuti e prassi pastorali innovative; così vocaboli come welfare di comunità, no-profit, cooperazione, impresa etica diventano o possono diventare luoghi e spazi dove si dice quella che nel linguaggio spirituale chiamiamo la novità cristiana o meglio ancora la ‘differenza cristiana’. Evidentemente c’è ancora molto lavoro da fare nella formazione delle coscienze, nella nascita e nell’accompagnamento di nuove esperienze di solidarietà e condivisione che interpellano la territorialità dove vivono le comunità cristiane. In questo senso – anche se la questione non è stata toccata da don Fabio – emerge come importante la formazione di quello che a livello nazionale viene raccomandato in ogni diocesi: cioè la nascita della Consulta degli Organismi socio assistenziali, di quei soggetti che rappresentano e si sforzano di costruire il Bene Comune in ogni singola Chiesa Locale. Ma questa è stata prassi comune anche nella Chiesa del secolo scorso e dell’ottocento, con la nascita delle Banche di Credito Cooperativo, le Cooperative di lavoro, i Mutui Soccorsi: si tratta ora di dare e dire con parole e strumenti nuovi ciò che la Dottrina Sociale della Chiesa ha sempre affermato: la centralità della persona nell’attività economica. Ci diamo un piccolo segno di speranza anche riguardo ai prossimi incontri: per chi legge, l’incontro già avvenuto con Paolo Beccegato vicedirettore di Caritas Italiana e – dopo una settimana di pausa – sabato 24 maggio l’incontro con Francesco Gesualdi allievo di don Milani sulla destinazione universale dei beni. Una bella sfida. (m. c.)

 

da NUOVA SCINTILLA 19 dell’11 maggio 2014