SPECIALE ORDINAZIONI (2)

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SPECIALE ORDINAZIONI

La solenne ordinazione sacerdotale di domenica scorsa in cattedrale

-Simone e Jacopo: “Eccomi” all’unisono

-Il vescovo: Pastori per il gregge

-La Comunità prima ancora della parrocchia

-Una grazia “familiare”

 

 

 

 

 

 

Simone e Jacopo: “Eccomi” all’unisono

Ci sono occasioni in cui si riscopre con più forza che la Chiesa è una famiglia in cui Gesù Risorto è vivo e presente; sono quelle occasioni in cui vengono marginalizzate le divergenze, si attutiscono i piccoli o grandi conflitti, si avverte meglio che l’altro è un fratello che è bello amare al di là della fatica che questo può comportare. Questo capita ogni volta che si partecipa ad una ordinazione sacerdotale: e questo è accaduto tra di noi domenica 27 aprile con l’ordinazione di don Yacopo Tugnolo e don Simone Doria. La chiesa cattedrale, gremita da gente di ogni età, con la presenza di molti giovani, ha accolto questo che per la diocesi di Chioggia è stato un evento. Erano presenti membri delle comunità di origine dei novelli sacerdoti (Boccasette e Brondolo) e di quelle nelle quali attualmente prestano il loro servizio (Loreo e Cavarzere), autorità civili, tanti sacerdoti. Ha presieduto l’Eucaristia il vescovo, mons. Adriano Tessarollo ed ha voluto essere presente anche mons. Alfredo Magarotto, già vescovo di Chioggia. La liturgia, ordinatamente ed emotivamente partecipata, anche grazie ai canti proposti dalle corali unite di Cavarzere e Loreo, con i suoi segni e i suoi gesti era già chiaramente significativa del fatto che il prete è un dono di Dio per la comunità, indispensabile, una ricchezza per tutto il popolo; è una vita donata nella radicalità della testimonianza. Il vescovo, riprendendo l’omelia di papa Francesco nella Messa del Crisma del giovedì santo del 2013, ha raccomandato ai giovani preti di essere per il popolo e tra il popolo una presenza che si compromette con la vita delle persone che vengono loro affidate. In questo il prete trova la sua giusta dimensione e diventa autentico l’”eccomi” che sintetizza la risposta alla vocazione cui è chiamato da Dio, dal momento che il popolo al presbitero chiede speranza, conforto e misericordia, oltre che di essere una guida all’incontro con il Signore.

Il vescovo non ha mancato di sensibilizzare la comunità sul fatto che il Seminario rimane da oggi “quasi vuoto” per la mancanza di giovani pronti a rispondere alla chiamata di Dio, ed ha invitato a pregare il Padre perché tocchi il cuore di qualche giovane che, attratto dall’esempio di don Yacopo e don Simone, possa rispondere con generosità. Gli applausi ripetuti dall’assemblea comunicavano insieme la gioia e la gratitudine di una comunità in festa perché si è sentita visitata dal Signore Risorto, proprio nel giorno in cui la liturgia proponeva il brano di vangelo in cui Gesù sostiene che sono beati quelli che hanno creduto, anche se non hanno visto. Per don Yacopo e don Simone da oggi comincia la vita quotidiana, in cui hanno senz’altro bisogno della stessa preghiera e della stessa calorosa simpatia che hanno sperimentato nel giorno della loro ordinazione, e del resto tutta la Chiesa diocesana può ripartire rinfrancata dalla certezza che Cristo, nostra speranza, è vivo e opera tra di noi. (Foto Donaggio) (Fabio M.)

 

Il vescovo: Pastori per il gregge

Riportiamo alcuni stralci dall’omelia del vescovo Adriano.

“Carissimi don Simone e don Yacopo, confratelli nel sacerdozio e tutti fedeli qui presenti, viviamo con grande gioia questa domenica “8 giorni dopo la celebrazione della Pasqua”: anche noi, come abbiamo ascoltato nel Vangelo, siamo qui riuniti a rivivere la presenza del Risorto in mezzo a noi, nell’ascolto della sua Parola e nello Spezzare il pane. Come ci esorta san Pietro, questo Gesù morto e risorto per noi, “noi lo amiamo pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, crediamo in lui” obbedendo alla Sua parola rivolta a Tommaso: “Beati coloro che crederanno senza vedere”. Facciamo nostra la professione semplice di Tommaso ogni volta che partecipiamo all’eucaristia domenicale, quando innalziamo lo sguardo con fede verso il pane e il calice che vengono presentati all’adorazione dopo la consacrazione: “Mio Signore e mio Dio”! Oggi, domenica detta ‘in Albis’, gioiamo con tutti i nuovi battezzati, facendo memoria dello stesso dono del nostro battesimo, nel quale abbiamo celebrato una volta per sempre il nostro essere figli di Dio e la nostra appartenenza alla santa Chiesa. Oggi celebriamo la ‘misericordia del Signore’ che, come ancora ci ricorda san Pietro “nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante una speranza viva, per una eredità che non si corrompe e che per noi è conservata nei cieli”. Oggi tutta la Chiesa Cattolica, con grande gioia, ha additato a tutti, come modelli di vita santa, i papi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II: la nostra vita di fede sia illuminata dal loro esempio e sostenuta dallo loro intercessione. Infine, oggi la nostra Chiesa di Chioggia rivive ancora una volta il dono e la chiamata del Signore Risorto che apparendo ai discepoli disse loro: “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi. E soffiando su di loro disse ‘Ricevete lo Spirito Santo’”. Nel nome del Signore e con il dono del Suo Spirito affideremo oggi a don Simone e a don Yacopo la missione di continuare e rendere visibile nella Chiesa la persona e l’azione di Cristo Pastore, nell’esercizio del Sacerdozio ministeriale a servizio del fratelli. In voi, cari don Yacopo e don Simone, ancora diventano attuali le parole del profeta Isaia (Is 61,1-3 ) ripetute da Gesù nella sinagoga di Nazaret all’inizio del suo ministero: “Lo Spirito del Signore è su di me, per questo mi ha consacrato con l’unzione… mi ha mandato”. Mediante l’imposizione delle mani e l’invocazione dello Spirito sarete tra poco costituiti “sacerdoti del Dio Vivente”.”

Il vescovo si è poi soffermato nel commentare i “riti esplicativi” – che dicono il modo con il quale i sacerdoti sono chiamati a vivere il loro servizio – riportando le parole rivolte da papa Francesco ai sacerdoti il giovedì santo del 2013. La vestizione degli abiti sacerdotali ricorda ”i nomi dei figli di Israele impressi sopra le pietre di onice che adornavano le spalle dell’efod: il sacerdote celebra caricandosi sulle spalle il popolo a lui affidato e portando i suoi nomi incisi nel cuore”.

Il secondo di questi riti è l’unzione crismale delle mani che “dice la fatica del servizio”. “Quando la nostra gente viene unta con olio di gioia lo si nota: per esempio, quando esce dalla Messa con il volto di chi ha ricevuto una buona notizia. La nostra gente gradisce il Vangelo predicato con l’unzione, gradisce quando il Vangelo che predichiamo giunge alla sua vita quotidiana”.

Il terzo rito è la consegna del pane e del vino: “Quel poco pane e quel poco vino – ha rilevato il vescovo – sono come i cinque pani e i due pesci dati da un ragazzo del popolo, con i quali poi Gesù, dopo avere invocato il Padre, ha sfamato l’intera numerosissima folla. È l’azione dello Spirito, invocato su quel pane e quel vino, che li trasforma nel corpo e sangue del Signore. E se impariamo a conformare la nostra vita al mistero della croce di Cristo Signore, che si è totalmente donato per noi, anche tutte le altre offerte del popolo diventeranno cibo che sfama i bisogni dei poveri delle nostre comunità. Le vostre mani siano ugualmente aperte nel ricevere e altrettanto aperte per donare!”.

“L’ultimo gesto – ha infine concluso mons. Tessarollo – è l’abbraccio di pace col vescovo e con i confratelli presbiteri: fate che questo gesto sia sempre sincero e autentico e non un solo rito esteriore. Il vostro atteggiamento col vescovo e con i vostri confratelli presbiteri sia sempre vero e sincero, portatore di pace.

Lasciate perdere tutto ciò che non costruisce la pace, che semina discordia e sospetti nel presbiterio. Siate uomini di pace, e quella pace che è dono del Risorto vivetela e portatela a tutto il popolo di Dio. Amen.”

 

La Comunità prima ancora della parrocchia

Ho incontrato Yacopo e Simone in più di qualche circostanza, negli ultimi anni. Recentemente, ho avuto anche l’occasione di condividere con loro la mensa (il luogo, com’è noto, consente di conoscere una persona meglio che in tante altre circostanze…) e di scambiare alcune reciproche opinioni su argomenti che – presto – diventeranno aspetti e impegni di vita quotidiana. Sono evidentemente diversi: per indole, carattere, formazione, tratto nell’interloquire con le persone, persino fisicamente. Li accomuna, tuttavia, l’entusiasmo per una missione che sarà tutta la loro vita, preparati da insegnanti all’altezza, seguiti da superiori che li hanno accompagnati alla fede nel Signore e all’operosità nelle strade del mondo, seguiti personalmente dalla presenza discreta ma dall’attenzione vigile del vescovo Adriano. Con una simile borsa degli attrezzi, non potranno che fare bene: se solo metteranno a frutto i loro talenti a servizio delle comunità loro affidate.

Già, la Comunità. Ecco l’augurio e l’auspicio che un laico può fare per arricchire la borsa degli attrezzi di questi due giovani, ora ministri del Signore. Come nella comunità civile ci sono amministratori che dimostrano grande competenza in alcuni settori ma non riescono ad inquadrare le esigenze generali della loro gente, dimostrando di poter essere buoni assessori ma dei sindaci inadeguati, così vi sono sacerdoti e parroci che vanno alla grande in alcuni settori (per alcuni la liturgia, per altri gli anziani, per altri i giovani, per altri ancora quel gruppo o quell’ambito), ma poi si trovano a rincorrere un rapporto complessivo con la loro Comunità che li fa sentire come sospesi, precari. Avere sempre presente il tutto, non limitarsi al settore, cercare anche l’ultima pecora rimasta indietro o, peggio, smarrita: è questo che farà di loro – il paragone non sembri irriverente o non pertinente – dei buoni sindaci, non dei semplici, anche se bravi, assessori.

Sempre, naturalmente, con l’aiuto di Dio! (Orazio Bertaglia, moderatore del Consiglio Pastorale Diocesano)

 

Una grazia “familiare”

Anche su “Famiglia Cristiana” l’annuncio delle ordinazioni sacerdotali di don Simone Pietro Doria e Yacopo Tugnolo di domenica 27 aprile. Ci siamo portati anche casa dei genitori di Yacopo: papà Alfredo e mamma Lidiana. Una casa in cui non manca l’amore, l’amicizia, l’incontro. Figli, parenti, amici e semplici cittadini si ritrovano per portare un augurio di sollievo. Perché, bisogna dirlo, non mancano certamente i problemi di salute in famiglia. Ciononostante Alfredo e Lidiana hanno vissuto questi giorni con serenità in stretto contatto con i figli Yacopo e Germana, ansiosi per un fatto così importante, accaduto il 27 aprile quando Yacopo è stato ordinato sacerdote in Cattedrale a Chioggia. Con serenità hanno gioito assieme a molti concittadini di Porto Tolle, e molti anche da altre realtà territoriali, affluiti con ogni mezzo a Chioggia per assistere all’evento che per Porto Tolle significa molto. Il Comune ha dato solo due preti a tutt’oggi, uno è il gesuita padre Ilario Govoni che ha celebrato la sua prima messa nel 1968 e ora Yacopo Tugnolo. Con questo spirito e con queste brevi annotazioni, entriamo in casa dei genitori Alfredo e Lidiana, entrambi pensionati, che dal 1997 sono rientrati da Parma a Boccasette nella loro bella casa di via Kennedy. Troviamo anche i genitori anziani di Lidiana, Alice e Ilario, ammalati ma ancora consapevoli del momento vissuto dall’intera famiglia per Yacopo. Quel giorno sono arrivati parenti e amici da ogni dove, da Parma, Torino, Porto Viro, Udine. Tutti a Chioggia il 27 ma anche in questa domenica 4 maggio a Boccasette per la celebrazione della sua prima messa in “patria”. Dice mamma Lidiana: “È una gioia immensa unita a molta commozione per mio figlio e intendo ringraziare quanti, e sono molti, ci hanno accompagnato, in questa bella storia. So che molta gente è vicina a Yacopo, lo hanno seguito nel periodo della scuola, dal 2007. Altri ancora da quando Yacopo ci ha comunicato uscendo dalla messa di mezzanotte della Pasqua 2005 che il Signore lo aveva chiamato…”. E papà Alfredo, commosso, conferma che al momento era rimasto di stucco ma che subito dopo ha preso atto della cosa pensando all’importanza della scelta. Poi ha anche saputo dei ripetuti incontri e colloqui con don Francesco Zenna. “Da allora non mi sono mai accorta di qualche ostacolo” continua Lidiana, “in un cammino invece semplice anche se serio e responsabile. Era una missione quella scelta da mio figlio, importante, delicata ma convinta perché il Signore a chi risponde dà subito retta”. E papà Alfredo ricorda la grande sorpresa, condivisa da tutti, e come sia bello vedere un figlio che segue una chiamata così forte. “Ringrazio tutti, ma soprattutto il seminario dove ho trovato serietà, amicizia, gioia e dove tutto si svolgeva con una precisione certosina, nelle migliori condizioni per un giovane che affronta una nuova vita; tutti gli sono stati vicini. Mi ricordo – continua Alfredo – tutti gli incontri con gli altri sacerdoti che hanno impresso ancora più forza a Yacopo e anche a noi che abbiamo avuto questa fortuna. Un contatto con la Chiesa sopra ogni aspettativa, lo stesso nostro vescovo ci è stato moltissimo vicino e più che un padre nei confronti di Yacopo”. (Luigino Zanetti)

 

da NUOVA SCINTILLA 18 del 4 maggio 2014