La vita di Jennifer: una traccia d’amore

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PELLESTRINA. Come una stella cometa

La vita di Jennifer: una traccia d’amore

La stella che in questo Natale, con la sua luce viva e splendente, ci ha condotti verso la capanna di Gesù Bambino aveva un nome preciso: si chiamava Jennifer Vianello.

Una cometa che, in quanto tale, ha avuto purtroppo una vita breve in questo mondo (solo 27 anni), la cui luce sfolgorante, però, ha lasciato una traccia forte in tutti perché diretta inequivocabilmente verso la vera luce che dona una vita nuova.

 

Una traccia d’amore, offerta con abnegazione, sacrificio, fede profonda. Il suo male inesorabile l’aveva posta di fronte ad una scelta terribile: o la chemioterapia per lei (con probabile morte o gravi conseguenze per il bimbo che aveva in grembo) o rifiutare le cure per amore di quella creatura che le chiedeva la vita.

Diversi mass-media si sono ancora una volta interessati di lei, ma stavolta non per la sua bellezza fisica, messa in mostra nei concorsi, ma per la sua bellezza spirituale, per la bellezza della sua anima, per il suo generoso atto d’amore. Jennifer, attraverso il dono della sua vita ha insegnato al mondo che bisogna accogliere ed onorare ogni creatura umana. Sull’esempio di Gesù ha donato tutta se stessa generando una vita nuova.

Nel rito di conclusione della santa Messa di Natale abbiamo ascoltato: “Dio che mandò gli angeli a recare ai pastori il lieto annunzio ci faccia messaggeri del suo Vangelo”.

Possiamo dire che Jennifer lo ha annunciato e l’ha vissuto fino in fondo il Vangelo; il suo è stato un vero Natale: l’incontro diretto con Dio.

Come affermato da Paolo VI, in occasione della beatificazione di Gianna Beretta Molla, che si è trovata nella sua stessa grave situazione, anche Jennifer, per dare la vita al suo bambino, ha sacrificato con meditata immolazione la propria.

E come la Beretta, alla terribile decisione – o la vita della madre o la vita della sua creatura che aveva in grembo – ha offerto la sua vita a Dio, pronta a tutto, pur di salvare la sua creatura, anteponendo amorevolmente alla propria salute quella del nascituro.

Queste sono scelte che si possono comprendere solo alla luce della fede, della ferma convinzione del diritto sacro alla vita, della piena fiducia nella Provvidenza divina, dell’eroismo dell’amore materno portato sino alla sublimazione. Passò gli ultimi mesi soffrendo terribilmente, continuando ad offrirsi umilmente come su un altare, pregando e chiedendo aiuto a Dio accompagnata fino all’ultimo giorno, con dedizione, da don Massimo, il sacerdote che sin da bambina l’ha sempre seguita nel suo cammino spirituale. Commovente la sua omelia durante la cerimonia funebre della ragazza tenutasi a S. Antonio di Pellestrina il 19 dicembre scorso. In essa diversi gli spunti di meditazione per tutti. “Jennifer ha accolto la vita nascente ma in realtà ha accolto Dio che è Vita! Per alcuni mesi ha portato dentro di sé la vita del suo bimbo, ma in realtà ha portato dentro di sé Dio che è Vita. Lo ha partorito e lo ha dato alla luce, ma in realtà ha dato alla luce e portato e testimoniato e reso visibile in questo nostro mondo Dio che è Vita!”.

“Grazie, Jennifer, non solo e non tanto per quello che ci hai donato, ma soprattutto per quello che sei stata e continui ad essere: una ‘stella’, una luce che dà alla luce una vita in questa ora di morte, una luce che rende visibile Cristo-Luce che ci fa rinascere alla speranza di un giorno pieno di luce”.

“Grazie, carissima Jennifer, perché, anche se giovane, hai fatto da maestra a noi adulti; proprio perché piccola, umile e semplice, hai insegnato a noi che ci riteniamo ‘grandi’”.

“Grazie – ha aggiunto ancora il sacerdote – perché hai portato la tua croce ‘con’ Gesù e ‘come’ Gesù; e come Lui hai sofferto non per niente ma per Qualcuno e per qualcosa di grande e duraturo, e questo ti ha fatto essere, come dice Gesù, un ‘chicco di frumento’ che necessariamente deve morire per dare il frutto di una spiga matura”.

“Addio, Jennifer, cioè A-Dio, ti metto nella mani di Dio per essere una stella che continua a brillare, anche per noi, per sempre. Hai terminato l’Avvento, sei già nel Natale; anzi oggi è il tuo natale, il giorno della tua nascita ad una nuova vita. Per questo ti diciamo, anche se con gli occhi bagnati di lacrime: Buon Natale! Quest’anno sei tu la stella cometa che brilla nel nostro cielo per condurci a Gesù. Grazie, Jennifer”. (p. p.)

 

 

 

da NUOVA SCINTILLA 1 del 5 gennaio 2014