Nuove progettualità europee

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Territorio e mondo ecclesiale si preparano alla sfida nel no profit

Nuove progettualità europee

Giovedì 28 e venerdì 29 il Seminario di Chioggia ha ospitato una due giorni di studio molto particolare rispetto ai soggetti presenti e ai contenuti emersi. Si sono ritrovati per uno scambio di esperienze organizzazioni non profit che lavorano sul sociosanitario di Irlanda, Italia, Francia, Croazia e Albania.

Il vescovo mons. Adriano ha portato il suo saluto che si è rivelato un vero e proprio contributo introduttivo alle giornate di studio. Rileggendo l’episodio biblico della Torre di Babele, mons. Tessarollo ha interpretato l’immagine della differenza e della pluralità come un valore a cui fare riferimento. La compresenza di lingue e culture diverse implica collaborazione e fraternità evangelica di fronte ai tempi nuovi che come credenti viviamo.

 

Tema sviluppato è stato quello che comunemente viene chiamato “sviluppo delle competenze”. Si tratta di studiare le nuove direttive europee che in questi anni hanno modificato e modificheranno il nostro approccio alle qualificazioni professionali. In pratica, per esercitare una professione – inerente al sociosanitario – fino ad oggi era necessario avere un titolo di studio – rilasciato dallo Stato o da un Ente riconosciuto – che certifichi le conoscenze acquisite. Ma conoscenza non significa automaticamente competenza; questa può svilupparsi – insieme alle conoscenze – anche in ambiti ‘altri’, non necessariamente scolastici e/o accademici. Ciò sta accadendo anche per il notevole afflusso di persone stranire in territorio Shengen che hanno dei titoli di studio, ma non riconosciuti dall’Unione Europea. Lavoratori e lavoratrici che ben difficilmente saranno in grado di iniziare un percorso scolastico/professionale come un giovane o un adolescente. Bisogna quindi maturare e iniziare sperimentazioni sulla formazione di competenze dentro il mondo del lavoro; in questo caso del lavoro sociale e sanitario. La due giorni svoltasi in Seminario aveva lo scopo di introdurci in una prospettiva europea perché le nuove direttive che comprendono il sessennio 2014–2010 porteranno una forte trasformazione su tutta la realtà del sociale (come l’aiuto alle fasce deboli della popolazione, l’housing sociale, il ciclo alimentare…) e del sanitario, perché diventeremo una popolazione sempre più anziana e bisognosa di assistenza.

Quando partiranno le prime proposte europee sull’implementazione di progetti su scala nazionale e internazionale, bisognerà essere pronti; pena il non riuscire ad ‘agganciare’ questa nuova opportunità! In che posizione sta il nostro mondo ecclesiale? Sta guardando con lungimiranza questa nuova opportunità che si presenta? Le realtà convocate erano tutti soggetti di chiara matrice cristiano-cattolica e in questo senso tra i partner italiani comprendenti due Fondazioni, un Ente Formativo, due Cooperative, una Onlus anch’essi di ispirazione cattolica, è stato firmato un Atto Costitutivo di una nuova associazione che avrà come compito la progettazione europea negli specifici campi di operatività delle stesse formazioni. È veramente una grande sfida di cui forse non riusciamo ancora a cogliere tutta l’importanza. A questa cordata di realtà hanno contribuito due soggetti nati e cresciuti dall’esperienza della Caritas Diocesana: la Onlus Carità Clodiense (nel Nord Est ormai tutte le Caritas Diocesane hanno una loro emanazione onlus) e la Cooperativa Sociale ‘Titoli Minori’ nata dall’esperienza del Servizio Civile della Caritas stessa. Si ripropone la domanda precedente: siamo pronti ad accogliere la sfida, anzi a farla nostra e a sviluppare nuovi modelli formativi che possano diventare anche stile pastorale per i giovani, anche nella ricerca di un futuro lavorativo e professionale in un lavoro di cura e di attenzione alle persone? Il primo passo è stato fatto; vediamo se la sfida sarà accolta anche dalla nostra realtà ecclesiale.   (mc)

 

 

da NUOVA SCINTILLA 46 dell’8 dicembre 2013