Matteo: il vangelo della Chiesa

Facebooktwitterpinterestmail

“ANNO A”

Matteo: il vangelo della Chiesa 

Secondo Papia di Gerapoli († 130) e l’antica tradizione cristiana, Matteo, l’esattore delle imposte che Gesù chiama nel gruppo dei dodici (Mt 9,9; 10,3), sarebbe stato il primo a scrivere un vangelo e lo avrebbe composto in lingua ebraica, ma non c’è alcun testo che ci conservi questo vangelo. Il vangelo di Matteo giunto a noi è stato scritto in greco. Il suo autore ha utilizzato come fonti Marco e una raccolta di detti di Gesù (fonte Q). Matteo presenta nel suo vangelo anche tradizioni proprie non presenti negli altri vangeli. Per quanto

riguarda l’autore, è possibile che l’opera dell’apostolo Matteo stia effettivamente alla base del primo vangelo, ma rielaborata da mani successive che l’hanno arricchita e in parte trasformata. Chi concretamente abbia compiuto questa rielaborazione non si è in grado di dirlo, perché non siamo in possesso di sufficienti dati storici. Si può invece affermare con sicurezza che si tratta di un giudeo-cristiano della seconda o terza generazione che scrive per persone familiarizzate con il mondo giudaico. Per quanto riguarda la data di composizione, se si tiene conto della allusione alla distruzione di Gerusalemme (22,7) e dello scontro tra giudaismo e cristianesimo (c. 23), si può concludere che il redattore finale ha dato il tocco definitivo alla sua opera negli anni 70 d.C., non in Palestina, divenuta terra poco ospitale per i cristiani, ma in una regione vicina (forse Antiochia di Siria).

La presentazione di Gesù offerta da Matteo è completa e ben distribuita: si apre con gli avvenimenti dell’infanzia (cc. 1-2); segue la predicazione di Gesù e la sua attività in Galilea, in Giudea e a Gerusalemme (cc. 3-25); il tutto si chiude con gli eventi pasquali della passione, morte e risurrezione (cc. 26-28). La parte centrale del vangelo (cc. 3-25) può essere strutturata attorno ai cinque grandi discorsi che scandiscono il vangelo stesso: il discorso della montagna (cc. 5-7), il discorso missionario (c. 10), il discorso parabolico (c. 13), il discorso ecclesiale (c. 18) e il discorso escatologico (cc. 24-25). L’autore del vangelo offre alla sua comunità un manuale su Gesù e sul suo insegnamento. Gesù, figlio di Davide e di Abramo, è il Messia promesso dagli antichi profeti, atteso dal popolo di Israele, è il portatore ultimo e definitivo della parola di Dio, è il nuovo Mosè superiore all’antico, il supremo maestro di vita per gli uomini. Il suo messianismo però non è politico-militare, consiste invece nell’insegnare la volontà del Padre, nel perdonare i peccati, nello scacciare i demoni, nel proclamare il lieto annuncio ai poveri, nel guarire i malati, nel risuscitare i morti. Mediante l’azione di Gesù, Dio si fa vicino all’umanità peccatrice e oppressa dal male. Il messianismo di Gesù passa attraverso la sofferenza e la morte in croce. L’evangelista moltiplica nel racconto della passione i riferimenti all’AT proprio per sottolineare che Gesù crocifisso realizza pienamente la figura del «giusto perseguitato» presente nei Salmi, e del «servo di Jhwh» cantato dal profeta Isaia. Gesù è il Signore, a lui Dio ha conferito la pienezza universale del suo potere (28,18). La Chiesa, da lui mandata in missione, sperimenterà la sua presenza viva ed efficace di risorto (28,19-20). Benché sballottata in mezzo al mare in tempesta, la chiesa non deve temere perché il Risorto è con lei per salvarla (8,23-27). Gesù, Figlio dell’uomo, riempie di sé anche il futuro. La sua seconda venuta segnerà il tempo della salvezza e soprattutto del giudizio ultimo (24,30-31). Allora il buon grano sarà separato dalla gramigna (13,40-43), e come il pescatore una volta tirata a riva la rete fa la cernita dei pesci, così accadrà nel giudizio ultimo (13,47-49). Davanti al Figlio dell’uomo compariranno tutti gli uomini, e sentenzierà unicamente in base alla legge dell’amore.

Il vangelo di Matteo è passato alla storia come il «vangelo della chiesa», è il solo infatti a usare il termine chiesa (ekklesìa, cfr. 16,17; 18,17). La comunità dei discepoli di Gesù è la comunità messianica dei tempi ultimi, composta da giudei e pagani, fondata sulla roccia di Pietro, segno visibile di salvezza per tutti gli uomini (16,13-20; 21,43; 22,1-14; 23,38; 27,42). La chiesa tuttavia non si identifica con il regno di Dio, vi è incamminata e ne anticipa parzialmente la realtà salvifica. La chiesa inoltre non è una comunità di arrivati, ma di persone in cammino che hanno lasciato un passato sempre minaccioso e influente, e camminano verso un futuro definitivo sperato e atteso. Matteo ha goduto il favore della comunità cristiana primitiva sia per il suo carattere palestinese, che lo faceva sentire più familiare, sia per la disposizione ordinata e ricca di insegnamenti, che lo rendeva un pratico manuale catechistico. Per questo è stato il vangelo più diffuso e commentato nei primi secoli di vita della chiesa, e per questo ha preso il primo posto nell’ordine canonico dei vangeli. (Gastone Boscolo)

 

 

da NUOVA SCINTILLA 45 del 1° dicembre 2013