Conclusioni e …buon Avvento

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Finestra sulla Liturgia

Conclusioni e …buon Avvento

Al termine di questa serie di pensieri rispondo a due domande, rivolte da due persone distinte. La prima mi chiedeva: “È vero che la prima lettura è più importante perché poi si proclama pure il salmo?”. Questa domanda mi fa nascere un sorriso e spero non faccia arrabbiare San Paolo o uno degli autori delle lettere da cui solitamente si prende la seconda lettura, detta anche “epistola” (cioè lettera, ndr). No, mi spiace non è vero che la prima lettura è più importante della seconda. La mensa della Parola che la Chiesa offre è di una abbondanza tale che tutti possono trovare nutrimento. I sacerdoti poi possono tranquillamente trarre la loro proposta di riflessione unendo i tre testi proclamati (non sempre è

fattibile); oppure possono per alcune domeniche offrire come spunto centrale un pensiero anche solo dalla seconda lettura, non è vietato, certo senza dimenticare la centralità del vangelo. Una seconda domanda me l’ha rivolta una persona che è passata alla messa nella chiesa di San Pietro una domenica mattina: “Perché portate il Lezionario in processione e poi lo date al primo lettore?”. Questo gesto l’ho praticamente sempre visto da quando ero seminarista; il parroco diceva che è la Parola, contenuta nel Lezionario, ad essere solennemente accompagnata e data al popolo, rappresentato dai lettori. A dire il vero, le norme indicano che solo l’Evangeliario va portato dal diacono o da un ministro, non il Lezionario che si deve trovare sull’ambone. L’Evangeliario o Evangelistario contiene solo i quattro vangeli e, dopo essere stato posto sull’altare, all’inizio della celebrazione liturgica viene incensato; come pure verrà poi incensato alla proclamazione da parte del diacono o presbitero, il quale – se presiede il vescovo – lo porterà a lui per il bacio e la benedizione sul popolo (la quale, in questa forma, spetta solo al vescovo, non ai presbiteri, come vedo a volte fare). Infine, un confratello amico mi ha detto che queste “finestre” sono già tutte chiuse, perché ognuno ha poi i suoi gusti e le sue accentuazioni. Io non mi sono proposto di fare il controllore di nessuno, meno che mai dei sacerdoti; mi augurerei che da parte dei lettori ci fosse una presa di consapevolezza per evitare tanta sciatteria o congestione di segni o simboli mentre quanto occorre l’ abbiamo già. Certo non sarebbe impossibile che preti e laici leggessero le norme e i principi che si trovano all’inizio dei libri liturgici nati dalla riforma conciliare. Sarebbe pure auspicabile che nascesse una serie di incontri a livello vicariale o diocesano su questi temi; i presbiteri formatori ci sono, come pure abbiamo l’opportunità di alcuni laici preparati per la musicologia liturgica. La Scuola Diocesana di formazione teologica offre qualcosa ma rimane troppo poco, rispetto ad una realtà che si vive in tutte le comunità. Un grazie a chi ha seguito questa serie di incontri sulla carta e, in attesa di vederci di persona, auguro un buon cammino d’Avvento agli amici lettori e lettrici e a tutti, in attesa orante della Parola fatta Carne. (5. fine) (don Nicola Nalin)

 

 

da NNUOVA SCINTILLA 44 del 24 novembre 2013