Amò la vita, sempre

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Tribano. L’addio ad Aquilino Zenna, fratello di don Francesco

Amò la vita, sempre

Nato nel 1937 a Monselice, Aquilino Zenna, di Tribano, fratello del nostro vicario generale mons. Francesco, ha concluso la sua vita terrena il 16 novembre. Le esequie sono state celebrate lunedì 18 dal vescovo Alfredo Magarotto e concelebrate dal fratello e da più di venti altri sacerdoti della diocesi di Padova e di Chioggia. Lascia la moglie Sergia, i figli Massimo, Lorena e Matteo. Sono tutti sposati e gli hanno dato due nipotini: Eva, ora adolescente, e Pietro di 5 anni. La presenza di numerosi fedeli del paese, ma anche di Chioggia, dove si è fatto conoscere attraverso il fratello sacerdote, assieme a quella dei parenti e degli amici, è stata di grande conforto per tutta la famiglia, che ha desiderato una

celebrazione gioiosa. Anche la scelta e l’esecuzione dei canti, ad opera della figlia Lorena e di suo marito, con alcuni coristi di San Bortolo, hanno sottolineato il carattere pasquale del saluto a questa persona semplice, che ha lasciato una bella testimonianza di vita. Così si è espresso al riguardo don Francesco in un passaggio della sua omelia:

“Una vita vissuta in pienezza quella di Aquilino, amata in tutti i suoi risvolti, affrontata con coraggio e determinazione, goduta fin nelle pieghe più semplici e feriali, anzi proprio e prevalentemente in esse, da credente. Merita un richiamo anzitutto il suo amore alla famiglia. Si è dedicato ad essa con tutte le energie di cui era capace, fisiche e morali, giungendo a celebrare il 50° anniversario del suo matrimonio in autentica unità con la moglie Sergia e a godere i frutti di bene seminati nel percorso educativo dei suoi figli: la loro vera ricchezza, come amava definirli. Merita un richiamo anche la passione per il suo lavoro. Iniziato nella prima giovinezza, subito dopo la guerra, perfezionato nell’età matura con lo studio e l’esperienza, gli permise di realizzare gli obiettivi semplici che si era prefissato per il bene della famiglia e il futuro dei figli. Fu un artigiano onesto e competente, ricercato per la serietà con cui portava a termine gli impegni presi e la cordialità con cui tesseva le sue relazioni con tutti. A questo proposito non va trascurato il suo impegno generoso e variegato nella società civile ed ecclesiale, la sua parrocchia di Tribano, alcune realtà della stessa diocesi di Chioggia (in particolare la Casa Madonna del Divino Amore), la Proloco, le associazioni sportive. Ma la testimonianza più incisiva è stata forse il coraggio e la forza con cui ha affrontato la sofferenza fisica che gli ha fatto compagnia, soprattutto in questi ultimi 15 anni, da quando è andato in pensione. Ha guardato sempre in faccia il male che aveva intaccato il suo organismo e l’ha combattuto senza mai cedere alla stanchezza o alla depressione. In questo ha avuto vicino una moglie paziente e premurosa, pronta a soffrire con lui e a dargli strumenti e ragioni di continua ripresa; in questo è stato sostenuto dalla vicinanza dei familiari e soprattutto dall’attaccamento complice dei nipotini”.

A mons. Francesco Zenna e a tutti i familiari di Aquilino le condoglianze anche da parte del nostro giornale e della comunità diocesana.

 

 

da NUOVA SCINTILLA 44 del 24 novembre 2013