La Parola di Dio e i lettori

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Finestra sulla Liturgia

La Parola di Dio e i lettori

Una delle attenzioni che il presbitero o l’animatore liturgico dovrebbe avere nei confronti della celebrazione è la preparazione dei lettori. Tante sono le persone – donne e uomini – che si avvicendano nelle nostre chiese come “lettori” durante le celebrazioni liturgiche. Secondo il linguaggio liturgico sono “ministri di fatto” non “ministri istituiti”: in ogni caso nelle nostre assemblee sono un servizio prezioso che coinvolge attivamente i laici. La preparazione dei lettori compete ad appositi corsi o incontri parrocchiali o a più ampio raggio; ci sono pure pubblicazioni preparate allo scopo, ma non sempre sono di facile reperimento. Diamo alcuni consigli anche tecnici per rendere l’azione liturgica non una coreografia di perfetti attori, ma un’assemblea di oranti!

 

Caro lettore\lettrice non arrivare all’ultimo momento! Presentati un po’ prima e renditi disponibile. Dai un’occhiata al lezionario, controlla che sia giusta la pagina della celebrazione; per la domenica è abbastanza scontato, non altrettanto durante le messe feriali, specie nelle comunità dove ci sono più celebrazioni. Leggi prima la lettura: nella tua testa a voce bassa; a questo servono i molteplici foglietti che troviamo sui banchi. Poi la lettura e magari anche il salmo li dovrai proclamare! Non solo leggere. Tu sei chiamato a far riecheggiare per l’assemblea adunata la Parola del Signore, non un fatto di cronaca spicciola. Ancora: non partire durante la “colletta” del sacerdote (la preghiera a conclusione dei riti iniziali); aspetta che sia conclusa per tutti con “l’Amen” dell’assemblea, altrimenti il popolo sarà distratto dai tuoi movimenti. Utile è esserci avvicinati, non partire all’ultimo istante magari passando tra banchi affollati. Concludendo con un ultimo consiglio: nella liturgia ci sono già segni di croce (all’inizio, al vangelo, sulle oblate, la benedizione) non ne servono altri; solo la liturgia ambrosiana prevede la benedizione del lettore: si può fare un inchino all’altare o al presidente, il resto sono solo aggiunte. (1. continua) (don Nicola Nalin)

 

 

 

da NUOVA SCINTILLA 40 del 27 ottobre 2013