SPECIALE PACE

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SPECIALE PACE

A) La Veglia in cattedrale a Chioggia

Pregando per la pace

IL TESTO COMPLETO DELLA VEGLIA

L’intervento di Anis durante la Veglia in cattedrale

Grazie, Papa Francesco, per il tuo richiamo all’essenziale

I GIORNI. La via della pace

B) La Veglia in piazza S. Pietro a Roma

Il silenzio dei cuori con Francesco per disarmare il mondo

È realismo spirituale non pacifismo impotente

Da Fatima a Minsk… Una catena di preghiera

 

 

 

 

>Folla di persone in cattedrale a Chioggia sabato 7 settembre

Pregando per la pace 

Cattedrale gremita sabato 7 settembre dalle 21 alle 22.30 in risposta all’appello di papa Francesco rilanciato dal nostro vescovo a tutta la diocesi. Il vescovo Adriano ha presieduto la Veglia di preghiera e di meditazione per la pace in Siria e nel mondo proponendo una forte riflessione sulla pace come dono e come compito. Introdotto dall’intervento-appello di papa Francesco all’Angelus di domenica 1 settembre, l’incontro è proseguito con la proclamazione e l’ascolto di alcuni testi scritturistici (Is 2,2-5; Mt 5,1-16) e di altri brani e preghiere tratti dal magistero di Benedetto XVI e Giovanni Paolo II, dai testi di autori maestri di pace (di Thomas Merton uno del 1962; di Martin Luther King quello del 1963), oltre al report Caritas sulla Siria, con vari canti di pace (testo nel sito). Toccante e intensa la testimonianza del siriano Anis che da circa un anno vive come rifugiato nella nostra città: ne riportiamo il testo integrale. (foto Donaggio)

 

***

 

>IL TESTO COMPLETO DELLA VEGLIA

Beati gli operatori di pace

Veglia di preghiera per chiedere il dono della pace in Siria e in Medio Oriente

Sabato 7 settembre 2010 – Cattedrale di Chioggia

 

Guida: ci mettiamo in ascolto dei testi della Scrittura e lasciamo che la Parola narrata abiti la nostra vita e raggiunga il cuore dei popoli in guerra.

 

 

Dal libro del profeta Isaia

(Is 2,2-5)

 

2Alla fine dei giorni,
il monte del tempio del Signore

sarà saldo sulla cima dei monti

e s’innalzerà sopra i colli,

e ad esso affluiranno tutte le genti.

3Verranno molti popoli e diranno:

“Venite, saliamo sul monte del Signore,

al tempio del Dio di Giacobbe,

perché ci insegni le sue vie

e possiamo camminare per i suoi sentieri”.

Poiché da Sion uscirà la legge

e da Gerusalemme la parola del Signore.

4Egli sarà giudice fra le genti

e arbitro fra molti popoli.

Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri,

delle loro lance faranno falci;

una nazione non alzerà più la spada

contro un’altra nazione,

non impareranno più l’arte della guerra.

5Casa di Giacobbe, venite,

camminiamo nella luce del Signore.

 

Parola di Dio

Rendiamo grazie a Dio

 

 

Dal Salmo 121

 

Ripetiamo: Andiamo insieme alla casa del Signore

 

Quale gioia, quando mi dissero:
“Andremo alla casa del Signore!”.

Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme!

 

Gerusalemme è costruita

come città unita e compatta.

 

È là che salgono le tribù,

le tribù del Signore,

secondo la legge d’Israele,

per lodare il nome del Signore.

 

Là sono posti i troni del giudizio,

i troni della casa di Davide.

 

Chiedete pace per Gerusalemme:

vivano sicuri quelli che ti amano;

sia pace nelle tue mura,

sicurezza nei tuoi palazzi.

 

Per i miei fratelli e i miei amici

io dirò: “Su te sia pace!”.

 

Per la casa del Signore nostro Dio,

chiederò per te il bene.

 

In piedi

 

 

Canto per Cristo che mi libererà,

quando verrà nella gloria,

quando la vita con lui rincaserà.

Alleluia! Alleluia!

Alleluia! Alleluia! Alleluia! Alleluia. Alleluia!

 

 

Dal Vangelo secondo Matteo

(Mt 5,1-16)

 

Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli.Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

 

“Beati i poveri in spirito,

perché di essi è il regno dei cieli.

Beati quelli che sono nel pianto,

perché saranno consolati.

Beati i miti,

perché avranno in eredità la terra.

Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,

perché saranno saziati.

Beati i misericordiosi,

perché troveranno misericordia.

Beati i puri di cuore,

perché vedranno Dio.

Beati gli operatori di pace,

perché saranno chiamati figli di Dio.

Beati i perseguitati per la giustizia,

perché di essi è il regno dei cieli.

Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.

 

Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.

Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.

 

Parola del Signore

Lode a te o Cristo

 

 

Intervento del Vescovo

 

 

Canto:LE MANI ALZATE VERSO TE

Le mani alzate verso te Signor

per offrirti il mondo.

Le mani alzate verso te Signor,

gioia è in me nel profondo.

Guardaci tu, Signore, nel tuo amore:

altra salvezza qui non c’è.

Come ruscelli d’acqua verso il mare,

piccoli siamo innanzi a te.

 

Formaci tu, Signore, al tuo amore,

rendi tu nuovo il nostro cuor.

Riempilo del tuo Spirito di luce,

su noi trasfondi i tuoi tesor.

 

Riempici tu, Signore, siamo tuoi
donaci tu il Consolator.
Vivremo in te Signor, della tua gioia
daremo gioia al mondo inter.

Usaci tu, Signore, siamo tuoi
nulla possiamo senza te,
Nel nome tuo potremo far prodigi
nulla potremo senza te.

 

 

Dal Messaggio per la Pace di quest’anno del Papa emerito Benedetto XVI

Del 1 gennaio

 

Ogni anno nuovo porta con sé l’attesa di un mondo migliore. In tale prospettiva, prego Dio, Padre dell’umanità, di concederci la concordia e la pace, perché possano compiersi per tutti le aspirazioni di una vita felice e prospera.

In effetti, i nostri tempi, contrassegnati dalla globalizzazione, con i suoi aspetti positivi e negativi, nonché da sanguinosi conflitti ancora in atto e da minacce di guerra, reclamano un rinnovato e corale impegno nella ricerca del bene comune, dello sviluppo di tutti gli uomini e di tutto l’uomo.

Allarmano i focolai di tensione e di contrapposizione causati da crescenti diseguaglianze fra ricchi e poveri, dal prevalere di una mentalità egoistica e individualista espressa anche da un capitalismo finanziario sregolato. Oltre a svariate forme di terrorismo e di criminalità internazionale, sono pericolosi per la pace quei fondamentalismi e quei fanatismi che stravolgono la vera natura della religione, chiamata a favorire la comunione e la riconciliazione tra gli uomini.

La pace non è un sogno, non è un’utopia: è possibile. I nostri occhi devono vedere più in profondità, sotto la superficie delle apparenze e dei fenomeni, per scorgere una realtà positiva che esiste nei cuori, perché ogni uomo è creato ad immagine di Dio e chiamato a crescere, contribuendo all’edificazione di un mondo nuovo. Infatti, Dio stesso, mediante l’incarnazione del Figlio e la redenzione da Lui operata, è entrato nella storia facendo sorgere una nuova creazione e una nuova alleanza tra Dio e l’uomo (cfr Ger 31,31-34), dandoci la possibilità di avere « un cuore nuovo » e « uno spirito nuovo » (cfr Ez 36,26).

 

 

Guida: Eleviamo insieme la nostra preghiera di pace.

 

Tutti:

Chiediamo a Dio che illumini i responsabili dei popoli,

affinché accanto alla sollecitudine

per il giusto benessere dei loro cittadini

garantiscano e difendano il prezioso dono della pace;

accenda le volontà di tutti a superare le barriere che dividono,

a rafforzare i vincoli della mutua carità,

a comprendere gli altri e a perdonare coloro che hanno recato ingiurie,

così che in virtù della sua azione,

tutti i popoli della terra si affratellino

e fiorisca in essi e sempre regni la desideratissima pace.

Amen. (Benedetto XVI, 1 gennaio 2013)

 

 

Dal testo di Thomas Merton La Pace nell’era postcristiana del 1962

Qiqajon, pp. 184-188 passim

 

Va affermato molto chiaramente e senza compromessi che il dovere del cristiano come pacifista non deve essere confuso con una specie di inerzia quietistica che è indifferente all’ingiustizia, accetta ogni tipo di disordine, scende a compromessi con l’errore e con il male e cede a ogni pressione per mantenere la “pace a qualsiasi prezzo”. Il cristiano sa bene, o dovrebbe sapere bene, che la pace non è possibile in termini simili. La pace esige il lavoro più eroico e il sacrificio più difficile. Esige un eroismo più grande della guerra. Esige una maggiore fedeltà alla verità e una purezza di coscienza molto più perfetta. […]

Dobbiamo riconoscere che uno spirito di individualismo e di confusione ci ha ridotti all’etica del “ognun per sé e si salvi chi può”. Quest’etica, a volte purtroppo consacrata da formule cristiane, non è altro che l’etica della società benestante, basata sulla falsa convinzione che, se ciascuno pensa a far soldi per se stesso, il bene comune seguirà automaticamente per effetto delle leggi economiche. […]

Non possiamo aspettarci che una società mondiale pacifica emerga da sola dal tumulto di una spietata lotta di potere: dobbiamo lavorare, fare sacrifici e cooperare per gettare le fondamenta, su cui le generazioni future potranno costruire una comunità internazionale stabile e pacifica. Ogni cristiano è coinvolto in questo compito.

 

Guida: Eleviamo insieme la nostra preghiera di pace

 

Tutti:

Dio dei nostri Padri,

grandee misericordioso,

Signore della pace e della vita,

Padre di tutti.

Tu hai progetti di pace e non di afflizione,

condannile guerre

eabbatti l’ orgoglio dei violenti.

Tu hai inviato il tuo Figlio Gesù

adannunziare la pace ai vicini e ai lontani,

ariunire gli uomini di ogni razza e di ogni stirpe

inuna sola famiglia.

Ascolta il grido unanime dei tuoi figli,

supplicaaccorata di tutta l’umanità:

maipiù la guerra, spirale di lutti e di violenza;

minacciaper le tue creature

incielo, in terra e in mare.

In comunione con Maria, la Madre di Gesù,

ancorati supplichiamo:

parlaai cuori dei responsabili delle sorti dei popoli,

fermala logica della ritorsione e della vendetta,

suggeriscicon il tuo Spirito soluzioni nuove,

gestigenerosi ed onorevoli,

spazidi dialogo e di paziente attesa

piùfecondi delle affrettate scadenze della guerra.

Concedi al nostro tempo giorni di pace.

Mai più la guerra.

Amen. (Beato Giovanni Paolo II, 2 febbraio 1991)

 

 

Così si legge nel Report della Caritas Italiana in missione in Siria alla fine di agosto

La situazione rimane drammatica. «La Caritas Giordania ha notizia di decine di migliaia di profughi siriani che, dopo i drammatici bombardamenti dei giorni scorsi, in queste ore sono ammassati alle frontiere con il Paese», dice don Soddu. «Inoltre più dell’80% dei rifugiati attualmente presenti in Giordania sono donne e bambini, mentre gli uomini sono rimasti in Siria. Questo porta a una condizione ancora peggiore proprio per i ragazzi, che nella stragrande maggioranza dei casi non possono andare a scuola, ma sono costretti a lavorare o ad elemosinare per mantenere la famiglia».

 

Gli episodi sempre più gravi avvenuti in Siria e in Egitto in questi giorni ci ricordano come nel Medio Oriente in fiamme non accennano a diminuire tutti i focolai di tensione. Il solo conflitto siriano, negli ultimi due anni, ha provocato almeno 100 mila vittime (fonte HCR). Il numero degli sfollati interni è valutato a 4 milioni e mezzo di persone, mentre quello dei rifugiati nei paesi limitrofi (Libano, Giordania, Turchia, Iraq, Egitto) è variamente valutato: […] il dato ufficiale dei rifugiati siriani registrati in Libano risulta di circa 700 mila a luglio 2013, fonti locali Caritas ipotizzano una cifra ben più alta, intorno ad un milione e trecentomila presenze.

 

 

Canto:AMATEVI FRATELLI

 

Amatevi fratelli
come io ho amato voi.
Avrete la mia gioia
che nessuno vi toglierà.
Avremo la sua gioia
che nessuno ci toglierà!

Vivete insieme uniti
come il Padre è unito a me.
Avrete la mia vita
se l’Amore sarà con voi.
Avremo la sua vita
se l’Amore sarà con noi!

Vi dico queste parole
perché abbiate in voi la gioia.
Sarete miei amici
se l’Amore sarà con voi.
Saremo suoi amici
se l’Amore sarà con noi!

 

 

Disse Martin Luther King nel celebre discorso del 28 agosto 1963

Io ho davanti a me un sogno, che un giorno ogni valle sarà esaltata, ogni collina e ogni montagna saranno umiliate, i luoghi scabri saranno fatti piani e i luoghi tortuosi raddrizzati e la gloria del Signore si mostrerà e tutti gli essere viventi, insieme, la vedranno. E’ questa la nostra speranza. Questa è la fede con la quale io mi avvio verso il Sud. Con questa fede saremo in grado di strappare alla montagna della disperazione una pietra di speranza. Con questa fede saremo in grado di trasformare le stridenti discordie della nostra nazione in una bellissima sinfonia di fratellanza.

Con questa fede saremo in grado di lavorare insieme, di pregare insieme, di lottare insieme, di andare insieme in carcere, di difendere insieme la libertà, sapendo che un giorno saremo liberi. Quello sarà il giorno in cui tutti i figli di Dio sapranno cantare con significati nuovi: paese mio, di te, dolce terra di libertà, di te io canto; terra dove morirono i miei padri, terra orgoglio del pellegrino, da ogni pendice di montagna risuoni la libertà; […]

E quando lasciamo risuonare la libertà, quando le permettiamo di risuonare da ogni villaggio e da ogni borgo, da ogni stato e da ogni città, acceleriamo anche quel giorno in cui tutti i figli di Dio, neri e bianchi, ebrei e gentili, cattolici e protestanti, sapranno unire le mani e cantare con le parole del vecchio spiritual: “Liberi finalmente, liberi finalmente; grazie Dio Onnipotente, siamo liberi finalmente”.

 

Guida: Ascoltiamo la testimonianza di questa famiglia proveniente dalla Siria.

 

 

Supplica e Benedizione

 

 

Padre Nostro

 

Vescovo: Preghiamo.

O Dio, forte e misericordioso,

che condanni le guerre e abbatti l’orgoglio dei potenti,

allontana i lutti e gli orrori che affliggono l’umanità,

perché tutti gli uomini,

pacificati tra loro,

possano chiamarsi veramente tuoi figli.

Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

Vescovo: Dio che nella risurrezione di Cristo ha operato la nostra salvezza

e ci ha resi suoi figli, vi doni pace e concordia.

Tutti: Amen.

 

Vescovo: Il Redentore, Speranza del mondo, vi renda autentici operatori di pace.

Tutti: Amen.

 

Vescovo: Lo Spirito del Risorto renda la vostra testimonianza cristiana segno della speranza fondata sulla carità.

Tutti: Amen.

 

Vescovo: E la benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre.

Tutti: Amen.

 

Diacono: Andate e portate a tutti la pace del Signore Risorto.

Tutti: Amen.

 

 

 

Canto: SAN FRANCESCO

 

O Signore fa’ di me uno strumento,
fa’ di me uno strumento della tua pace,
dov’è odio che io porti l’amore,
dov’è offesa che io porti il perdono,
dov’è dubbio che io porti la fede,
dov’è discordia che io porti l’unione,
dov’è errore che io porti verità,
a chi dispera che io porti la speranza.
Dov’è errore che io porti verità,
a chi dispera che io porti la speranza.

O Maestro dammi tu un cuore grande,
che sia goccia di rugiada per il mondo,
che sia voce di speranza,
che sia un buon mattino
per il giorno di ogni uomo.
E con gli ultimi del mondo sia il mio passo
lieto nella povertà, nella povertà. (2 v.)

O Signore fa’ di me il tuo canto,
fa’ di me il tuo canto di pace;
a chi è triste che io porti la gioia,
a chi è nel buio che io porti la luce.
È donando che si ama la vita,
è servendo che si vive con gioia,
perdonando che si trova il perdono,
è morendo che si vive in eterno.
Perdonando che si trova il perdono,
è morendo che si vive in eterno.

 

***

 

 

>L’intervento di Anis durante la Veglia in cattedrale

Testimonianza di una famiglia siriana

 

Buonasera a tutti, cari amici e care amiche di Chioggia! Siamo grati per l’invito che ci vede uniti nella preghiera per domandare pace per il mio caro paese della Siria. Mi presento e presento la mia famiglia.

Io sono Anis e sono qui con mia moglie e i miei figli.

Ecco alcuni pensieri che ho scritto perché da voi a Chioggia ho imparato la lingua italiana.

Una madre stava guardando la bicicletta di suo figlio e ricorda quando l’ha comprata … Nella sua mente l’immagine di lui quando stava giocando sulla strada. Oggi non è più necessaria, la madre oggi cerca per suo figlio una sedia a rotelle. È stato fortunato perché il suo amico, il figlio dei vicini da casa è stato ucciso dalla bomba che è caduta accanto a loro, dove stavano giocando. Inciampo nelle parole di tristezza e di dolore sulla Siria.

La situazione è precipitata … e la vita è affondata in un tunnel buio e nero che è sanguinante da tutte le parti! Difficilmente una casa è priva di dolore, un figlio o un fratello è stato ucciso, ci sono vedove e lutti. In Siria si parla di orfani, di sofferenza e di privazione… Per la distruzione delle case si sono abbandonate le città e si è fuggiti o in un altro paese o addirittura in un altro continente.     La domanda popolare di libertà e di riforma si trasformò in un inferno di una guerra che coinvolge tutti, mentre il sangue degli innocenti è diventato il suo tragico alimento. Abbiamo perso la pace in Siria, dove gli abitanti erano orgogliosi della propria convivenza pacifica, generosità, gentilezza e tolleranza. La Siria era esempio di coesistenza tra le fedi e confessioni e religioni diverse: mussulmani e cristiani, ebrei e altre fedi. Piangere per il sangue di più di centomila persone…. Sentiamo il dolore delle loro famiglie e gli amici piangono le migliaia di storie di persone uccise. Siamo angosciati per il grido del bambino che ha perso la madre. E le grida di detenuti, delle mogli e delle madri. Dei figli che hanno bisogno dei padri. Centinaia di migliaia di detenuti: quanto mancano loro i figli!? E le loro famiglie!? Le loro case e i loro ricordi…!?

Molti sono emigrati dopo che le loro case sono state distrutte o dopo che hanno perso i propri cari. Hanno lasciato la Siria temendo per le loro vite e le vite dei loro figli. 4 milioni di sfollati all’interno della Siria vivono in condizioni difficili… Molti di loro dormono all’aperto senza riparo. La fuga di più di due milioni di persone verso i paesi limitrofi e altri paesi del mondo. Qaunto è doloroso lasciare tutto il tuo passato ed allontanarsi a navigare verso l’ignoto! Io sono tra i milioni di persone che hanno lasciato la Siria.

Abbiamo lasciato lì foto, album e i giochi dei nostri bambini ed i loro certificati di nascita. La mia grande fortuna mi ha portato qui in mezzo a voi, a parlare con voi, e a sentire il vostro sostegno e aiuto.

Sentire l’amore e percepire sentimenti amichevoli nel vostro sorriso, nei vostri occhi, nelle vostre preghiere.

Oggi tutti pregiamo per la pace in Siria, preghiamo per essa. Perché sia come tutti noi la vogliamo … paese in pace! La pace in Siria deve essere più grande di qualsiasi regime politico o di partito opposto…

Preghiamo per i valori di democrazia e di libertà e per la libertà dei mezzi di comunicazione sociale, ed economica e di pensiero…

Per espellere tutti i tipi di estremismo e di esclusione. Espellere l’estremismo che ha espulso padre Paolo dalla terra di Siria. Anche espellere l’estremismo, che ha rapito Padre Paolo nella terra di Siria. Preghiamo per la sicurezza di Padre Paolo Dall’Oglio, che una volta disse: “Chiedo alla comunità internazionale di impegnarsi pienamente per trovare una soluzione non violenta per la Siria… Invito la comunità internazionale a venire con 50 mila osservatori, ad essere nel villaggio che è sotto il rischio, abitare con il popolo, scendere alle dimostrazioni con noi… Siano una società civile globale con la società civile siriana, a consolidare la libertà e movimento verso la democrazia”. Preghiamo insieme per la pace, uomini di tutte le fedi e di tutte le religioni. Un grazie a tutte le persone di buona volontà, un grazie a voi, uomini credenti in Dio e a Papa Francesco che ha chiesto la preghiera comune agli uomini dal cuore aperto. Grazie.

 

 

>Grazie, Papa Francesco, per il tuo richiamo all’essenziale

Migliaia le persone accorse in Piazza San Pietro sabato sera per partecipare alla veglia di preghiera per la pace in Siria guidata da papa Francesco, unite a tutti coloro che si sono radunati nelle varie diocesi e parrocchie d’Italia e del mondo. Anche il duomo di Chioggia, gremito di fedeli, ha innalzato la sua preghiera per la pace. A Roma il papa ha chiesto un gesto di rinuncia e purificazione, il digiuno, e ha proposto di pregare attraverso il Santo Rosario, meditato da grandi Santi della tradizione, per affidare questo anelito di pace a Maria, salvezza per il popolo cristiano. In un momento critico per l’umanità egli mostra quali sono i pilastri a cui ancorare la fede: l’Eucaristia, presenza reale di Cristo adorata nel silenzio e con la preghiera, e Maria, Regina della Pace, sull’esempio di un grande Santo del ‘900, San Giovanni Bosco, che aveva mostrato in un suo famoso sogno la nave guidata dal Papa, cioè la Chiesa, che durante una tempesta trovava rifugio e bonaccia dopo essersi ancorata a due colonne sorreggenti una Maria e l’altra l’Eucaristia. È necessario a volte ricordare a noi cristiani quali sono i pilastri della nostra fede, quali sono le tradizioni a cui attingere: ritornare alle origini non è sempre un segno di mancanza di modernità, bensì un richiamo all’essenziale. Sembra a volte che si cerchi di mascherare dei momenti importanti e di chiaro obiettivo più a convegni di riflessione sociologica che a veri e propri momenti di preghiera sincera e partecipata. Grazie, quindi, al nostro Pontefice che ancora una volta ci richiama all’essenza della nostra fede, che per dirsi cristiana deve attingere alla fonte che è Gesù Cristo e lo fa attraverso Maria, avvocata di tutti i fedeli. (Sandro Marangon)

 

 

>I GIORNI

La via della pace

“Ma se tu non riesci ad adorare Gesù, qualcosa ti manca. Una regola, un segno. La regola è: sono un buon cristiano, sono sulla strada del buon cristiano se faccio quello che viene da Gesù e faccio quello che mi porta a Gesù, perché Lui è il centro. Il segno è: sono capace di adorare; l’adorazione. Questa preghiera di adorazione davanti a Gesù. Il Signore ci faccia capire che soltanto Lui è il Signore, è l’unico Signore. E ci dia anche la grazia di amarLo tanto, di seguirLo, di andare sulla strada che Lui ci ha insegnato”. L’ha detto Papa Francesco all’omelia della Messa celebrata a Santa Marta proprio la mattina del giorno di digiuno e preghiera per la pace. Indicando così lo scopo e il punto di arrivo di ogni azione che il cristiano compie: mettersi in adorazione davanti a Gesù, riconosciuto come unico Signore. Sono tante le imprese nelle quali si buttano i cristiani per fare il bene; tante le iniziative di carità e di pace; tanti gli studi, le letture e i commenti della Parola; tanti i sacrifici, le devozioni, le preghiere; tanti gli sforzi, le decisioni, le buone intenzioni. Ma proprio nella giornata del digiuno e della preghiera per la pace, Papa Francesco ci invita a metterci nudi e disarmati davanti al Signore. Non rivendichiamo nessuna delle nostre opere buone, non proclamiamo nessun nostro sapere, non sprechiamo parole da dire o da commentare. Il digiuno, affinché prevalga non la potenza ma la debolezza del corpo; la preghiera, affinché l’iniziativa e l’opera tornino nelle mani di Dio. Troppo spesso usiamo i nostri progetti e intraprendiamo i nostri percorsi per giungere ai risultati che noi stessi programmiamo e pretendiamo. Il Papa ci provoca a percorrere la via del Vangelo, chiaramente visibile nei suoi atteggiamenti e nei suoi insegnamenti. Ci conviene fare nostro questo riferimento a Cristo, manifestato in modo così netto nella preghiera mariana ed eucaristica di sabato. Digiunare e pregare non per un’idea nostra, non per una presunzione di cui vantarsi, ma per arrivare a deporre la propria anima e il proprio corpo davanti al Signore Gesù. Con il valore che anche la nostra miseria, la nostra insufficienza, la nostra debolezza ritrovano quando si mettono in ginocchio davanti al Signore, principio e fine, sorgente della vita e suo punto di arrivo. L’umiltà della parola che tace e del silenzio che adora diventano testimonianza imponente, e anche i fratelli di altra fede o di nessuna fede vi partecipano con commozione.                         (don Angelo)

 

 

 

B) La Veglia in piazza S. Pietro a Roma

 

 

>Corale adesione alla Giornata di digiuno e preghiera per la pace in Siria

Il silenzio dei cuori con Francesco per disarmare il mondo

In centomila con il Papa per invocare la pace. “Dopo il caos del diluvio, ha smesso di piovere. Si vede l’arcobaleno e la colomba porta un ramo d’ulivo”, ha detto il Pontefice. E ancora: “Finisca il rumore delle armi! La guerra segna sempre il fallimento della pace, è sempre una sconfitta per l’umanità”.

Per venti, lunghissimi minuti, in piazza San Pietro il tempo si è fermato. Il silenzio assoluto dell’immenso “popolo” – cristiani, ebrei e musulmani, credenti e non credenti insieme, una folla immensa di almeno 100mila persone – è diventato il protagonista della piazza. È il momento più intenso dell’adorazione eucaristica, seconda parte della grande Veglia di preghiera per la pace promossa dal Papa in occasione della Giornata di digiuno e di preghiera per la pace in Siria, in Medio Oriente e nel mondo intero. Un appuntamento voluto dal Santo Padre che era cominciato con l’intronizzazione dell’icona di Maria, “Salus populi romani” ed è culminato con l’appassionata meditazione di Papa Francesco. Quasi un affresco sospeso tra due mondi: il “mondo di Dio” e il “mondo in cui viviamo”. Il mondo in cui “in ogni violenza e in ogni guerra noi facciamo rinascere Caino” e quello in cui, invece, “perdono, dialogo e riconciliazione” diventano le parole della pace: in Siria, in Medio Oriente e in tutto il mondo. “Dopo il caos del diluvio, ha smesso di piovere. Si vede l’arcobaleno e la colomba porta un ramo d’ulivo”, ha detto il Papa, in un’aggiunta a braccio durante la sua meditazione. “Penso anche oggi – ha proseguito Papa Francesco sempre fuori testo – a quell’ulivo che noi rappresentanti delle diverse religioni abbiamo piantato a Buenos Aires, nel 2000, chiedendo che non sia più caos, che non sia più guerra, chiedendo pace”.

Ore 18.45. La Veglia di preghiera per la Siria comincia con la lettura delle parole pronunciate domenica scorsa dal Papa all’Angelus. La lunga attesa è finita, sono già 70mila i fedeli affluiti dai vari varchi in piazza San Pietro.

Alle 19 in punto, il Papa ha fatto il suo ingresso in piazza, scendendo con passo sicuro i gradini che dall’entrata della basilica lo conducono al baldacchino al centro della piazza. Dopo la cerimonia d’intronizzazione dell’icona di Maria “Salus Popoli Romani”, è cominciata la prima parte della Veglia, con la recita del Rosario. All’inizio di ogni mistero, a commento di ogni lettura biblica, è stato aggiunto il testo di una poesia di Santa Teresina di Gesù Bambino. Dopo il “Salve Regina”, cinquanta invocazioni per affidare coralmente le sorti contingenti del pianeta alla “Regina della Pace”.

Ore 20.10: inizia la meditazione del Papa, poco più di un quarto d’ora, tre “vorrei” che risuonano tra gli applausi, e poi tre parole per cambiare strada: “Perdono, dialogo, riconciliazione”. Perché cambiare strada, è “possibile per tutti”: “Vorrei che ognuno di noi, dal più piccolo al più grande, fino a coloro che sono chiamati a governare le azioni, rispondesse: Sì, lo vogliamo!”. E ancora: “Come vorrei che per un momento tutti gli uomini e le donne di buona volontà guardassero alla Croce! Nel silenzio della Croce tace il fragore delle armi e parla il linguaggio della riconciliazione, del perdono, del dialogo, della pace!”. Il terzo vorrei: “Vorrei chiedere al Signore, questa sera, che noi cristiani, i fratelli delle altre Religioni, ogni uomo e donna di buona volontà gridasse con forza: la violenza e la guerra non è mai la via della pace!”. Poi un crescendo, come in una sinfonia, diretto a ognuno di noi: “Guarda al dolore del tuo fratello e non aggiungere altro dolore, ferma la tua mano, ricostruisci l’armonia che si è spezzata; e questo non con lo scontro, ma con l’incontro!”. E ancora: “Finisca il rumore delle armi! La guerra segna sempre il fallimento della pace, è sempre una sconfitta per l’umanità”.

Ore 20.30. Con una preghiera davanti a Gesù Eucaristia, “Principe della pace”, comincia la seconda parte della Veglia, che prosegue con cinque tempi di adorazione guidata, al termine di ognuno dei quali cinque coppie di persone, in rappresentanza di Siria, Egitto, Terra Santa, Usa, Russia, fanno l’offerta dell’incenso, nel braciere alla destra dell’altare. Ognuno dei cinque tempi dell’orazione guidata prevede una lettura biblica sul tema della pace, la preghiera di un Pontefice sul tema della pace, invocazioni in forma responsoriale per chiedere la pace, il canto, l’offerta dell’incenso, il silenzio per l’adorazione personale.

Ore 22.30. Su piazza San Pietro, adesso, il protagonista è il silenzio. Un silenzio che agli occhi del mondo, là fuori, può sembrare surreale, ma che per il popolo variopinto di oggi – senza barriere, né di fede, né di razza, né di cultura – è la forma più alta di preghiera. Un silenzio così, dice più di molte parole. Perché è fatto di tanti “cuori”. E il perdono, la pace, la riconciliazione nascono dal “cuore”, aveva detto il Papa durante l’udienza di mercoledì scorso. Il silenzio come arma per disarmare il mondo. Il 13 marzo, subito dopo la sua elezione al soglio di Pietro, il Papa aveva chiesto – gesto inedito per un pontificato – una “benedizione silenziosa” al suo popolo. Questa sera, il Papa ha chiesto alla piazza venti minuti di adorazione eucaristica. Ora, questa piazza che si stringe intorno al vescovo di Roma è pronta per ricevere la sua benedizione. A San Pietroburgo, i “grandi della terra” non hanno saputo trovare un accordo sulla Siria. Questa piazza, questa sera la sua risposta l’ha già data. “La pace è un bene che supera ogni barriera, perché è un bene per tutta l’umanità”. “Mai più la guerra! Scoppi la pace”, è il grido silenzioso che si leva da piazza San Pietro. Perché “c’è un giudizio di Dio”, ma c’è anche “un giudizio sulla storia”.

 

 

>È realismo spirituale non pacifismo impotente

Chi parla di una esercitazione di pacifismo è legato ad un quadro stantio. La veglia e soprattutto la mobilitazione alla preghiera, alla riflessione, all’azione lanciata dal Papa in questo tornante cruciale del conflitto in Siria, sono un forte messaggio spirituale, che però è accompagnato da un coerente indirizzo nel sistema delle relazioni internazionali

Il Papa chiama alla conversione: è la cifra del suo pontificato. Il discorso intenso, profondo, alla grande veglia in piazza San Pietro per la pace è un’altra tappa di questo suo instancabile appello, rivolto a tutti, senza barriere e senza confini. Tuttavia anche una conversione, cioè un cambiamento convinto di direzione, una conversione diplomatica è possibile. Anzi, è sempre più urgente, perché da troppi anni in Medio Oriente non se ne azzecca una. Così il registro spirituale si coniuga con il tradizionale realismo della diplomazia vaticana, che Papa Francesco ha rimesso con lena al lavoro.

Ha ringraziato tutti, il Papa, per la straordinaria partecipazione all’iniziativa di digiuno, di preghiera e di riflessione, da piazza San Pietro a tutto il mondo, ma ha aggiunto che l’impegno continua. La veglia e soprattutto la mobilitazione alla preghiera, alla riflessione, all’azione lanciata dal Papa in questo tornante cruciale del conflitto in Siria, sono un forte messaggio spirituale, che però è accompagnato da un coerente indirizzo nel sistema delle relazioni internazionali.

Perciò chi parla, anche sulla prima pagina del “Corriere della Sera”, di una esercitazione di pacifismo, in sostanza impotente, quando non francamente irrealista, è legato ad un quadro stantio. In effetti proprio la dinamica delle relazioni internazionali in questa fase suggerisce non tanto di dividersi secondo i vecchi schemi della guerra fredda, finita da più di vent’anni, ma di ragionare sulla base dell’esperienza recente. E così evitare di trasformare la Siria in un ennesimo buco nero del sistema mondiale, magari dopo un intervento, con esiti ancora una volta opposti alle intenzioni e ai programmi.

C’è un profondo realismo spirituale, che sostiene l’iniziativa del Papa, oltre che una profonda sintonia con l’opinione pubblica. E c’è anche l’iniziativa diplomatica. Ecco allora, a preparare ed accompagnare la veglia, la lettera del 4 settembre a Putin, presidente di turno del G20. E il giorno prima l’impegnativo briefing agli ambasciatori accreditati in Vaticano da parte del “ministro degli esteri” mons. Mamberti. Ha indicato con grande chiarezza le linee di un’azione diplomatica costruttiva, che punti ad imporre in Siria la tenuta dello Stato e il dialogo tra le fazioni, con l’esclusione dei gruppi estremisti e terroristi. Sono linee molto realiste di azione diplomatica, così come altre due indicazioni, che il Vaticano non si stanca di porre con chiarezza. Da un lato la tutela degli equilibri regionali, delicatissimi. E poi e prima di tutto la tutela delle minoranze, in particolare di quella cristiana, che ha pagato nelle ultime guerre, dall’Iraq al Libano, e sta pagando in Siria, come si è visto da ultimo con la conquista di Maalula da parte di bande integraliste, un prezzo durissimo e inaccettabile per la coscienza civile. E di cui tutto il mondo deve sentirsi responsabile.                              (Francesco Bonini)

 

 

>Da Fatima a Minsk… Una catena di preghiera

Sembra che non si voglia vedere e sentire la voce di Dio, ma, vedendo un’Europa intera e un mondo intero pregare per la Pace, si è portati a riconoscere che la speranza non è morta.

Quello che Papa Francesco ha fatto risaltare con la sua proposta di una giornata di digiuno e preghiera è andato contro corrente, ma allo stesso tempo è venuto incontro a quanto milioni di persone sentivano come necessario. Un gesto che ricorda ciò che nel profondo del cuore umano tutti sanno: che i conflitti umani si risolveranno solo quando l’uomo smetterà di cercare di costruire la Torre di Babele e accetterà l’aiuto di Dio. Quello che sta accadendo in Siria da tanti mesi è terribile e sembra impossibile vedere la fine di questo conflitto. Decine di migliaia di persone sono già state uccise e milioni di persone hanno dovuto abbandonare le loro case. È tutto un Paese, sono persone in carne e ossa, famiglie, bambini. Alla luce di questi orrori ormai si sa che il conflitto è molto complesso e non sarà possibile una soluzione soltanto locale. Quindi chi ha potere nel mondo è chiamato a fare qualcosa nel ricercare una soluzione che non sia apparente e che vada incontro alle persone che stanno soffrendo. Tuttavia, questi mesi hanno dimostrato che coloro che potevano veramente impegnarsi nella ricerca di una soluzione pacifica sono divisi tra di loro. È veramente triste vedere i leader dei Paesi più importanti parlare di pace con un discorso dove le armi e il denaro sono gli unici temi, persino riconoscendo che la loro preoccupazione principale è la difesa degli interessi nazionali. Non è sbagliato che il capo di uno Stato difenda gli interessi dei suoi cittadini, ma è triste rendersi conto che molti non vedono come in primo luogo si debba cercare la pace. La pace è fondamentale non tanto perché serve gli interessi prevalentemente economici dell’uno o dell’altro Stato, ma perché custodisce la vita delle persone! Quando si pensa che il denaro sia la forza vitale non si cerca una soluzione pensando al bene di coloro che soffrono, ma ad una logica economica egoista. Questo accade perché, avendo lasciato Dio, il mondo pensa che da solo può riuscire ad avere giustizia e pace. Quello che Papa Francesco ha fatto risaltare con la sua proposta di una giornata di digiuno e preghiera è andato contro corrente, ma allo stesso tempo è venuto incontro a quel che milioni di persone sentivano come necessario. Un gesto che ricorda ciò che nel profondo del cuore tutti sanno: che i conflitti umani si risolveranno solo quando l’uomo smetterà di cercare di costruire la Torre di Babele e accetterà l’aiuto di Dio. È incredibile vedere la quantità di persone che hanno aderito alla proposta del Papa. Persone singole, parrocchie, diocesi si sono unite a lui. Probabilmente non c’è stata diocesi in Europa – e forse in tutto il mondo – che non abbia compiuto almeno un gesto pubblico in comunione con il Papa. Da Fatima a Minsk, da Cipro o Malta alla Germania e all’Inghilterra, ovunque i vescovi si sono impegnati ad invitare i fedeli e le comunità ad unirsi al Papa e la maggioranza di loro ha presieduto veglie di preghiere in cattedrale. Non solo i cattolici, ma anche le altre confessioni cristiane si sono unite al grido per la pace. L’iniziativa dei presidenti del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee)e della Conferenza delle Chiese in Europa (Cec), che hanno firmato una dichiarazione comune, dimostra la profonda comunione dei cristiani. Questa catena di preghiera si è allargata a persone di altre religioni. Tutti insieme per la pace. Non stupisce che le religioni si uniscano nella preghiera per la pace. Chi prega sa che senza Dio l’uomo non riesce ad avere pace, e sa anche che senza uno sguardo di fede, nessuno si sentirà responsabile e chiamato a lavorare per la pace. C’è bisogno di trovare la misericordia di Dio per imparare a perdonare. Non saranno sufficienti gli accordi economici o la paura delle armi. Tuttavia, anche se quanto è accaduto è davvero impressionante e ha unito milioni di persone, i media in quasi tutto il mondo hanno trattato la preghiera come evento di un piccolo ed insignificante gruppo e non hanno capito la portata del gesto. Mi sembra che per riuscire ad avere pace ci sia bisogno che i media, oltre al lavoro che fanno nel creare una sensibilità di orrore nei confronti della guerra, siano anche capaci di riconoscere che la preghiera è un fatto. Il nostro è un tempo paradossale. Sembra che viviamo in un mondo di pazzi dove non si vuole vedere e sentire la voce di Dio, ma allo stesso tempo, vedendo un’Europa intera e un mondo intero pregare per la Pace, si è portati a riconoscere che la speranza non è morta. (Duarte da Cunha, segretario generale Ccee)

 

 

da NUOVA SCINTILLA 34 del 15 settembre 2013