SPECIALE GMG TRIVENETA

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SPECIALE GMG TRIVENETA

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1. A CHIOGGIA-SOTTOMARINA LA GMG TRIVENETA IN COLLEGAMENTO CON LA GMG DI RIO

2. La veglia in unione al papa e la messa col patriarca

3. Festa di fede e di entusiasmo giovanile

4. Carissimi ragazzi e giovani, benvenuti a “Io, Te e Rio”!

5. S. Messa a Sottomarina il 28 luglio 2013

6. Cattedrale sul mare: “Bota fé”

7. I Giorni

8. Commentando… (del vescovo Adriano)

 

 

 

 

1. A CHIOGGIA-SOTTOMARINA LA GMG TRIVENETA IN COLLEGAMENTO CON LA GMG DI RIO

Risplende su di noi il sole di Pasqua

“C’è una nuova primavera è speranza che sorge ormai…”, recita l’inno della Giornata mondiale della gioventù di Rio De Janeiro. Una nuova stagione della fede è partita dalla spiaggia di Sottomarina al termine di “Io, Te e Rio”, la prima Gmg interdiocesana del Triveneto.

“Risplende su di noi il sole di Pasqua”, ha affermato mons. Adriano Tessarollo, all’alba di domenica, salutando i pellegrini che hanno dormito sulla a spiaggia. “Sono stati due giorni intensi, belli, pieni di gioia e fede. E tutti voi siete stati straordinari: ovunque è stato apprezzato il calore, l’ordine e la pacifica cordialità con la quale siete stati tra noi. Mi sono commosso ogni volta che passavo in mezzo a voi, tanti e belli come non mai. Alla veglia era formidabile il vostro silenzio e l’attesa di ascolto che ci ha accompagnato alla diretta di papa Francesco. Dio vi benedica tutti! Santi del nuovo millennio!” ha affermato don Damiano Vianello, che ha curato l’evento assieme ai giovani della diocesi di Chioggia. Tremila i ragazzi che hanno partecipato all’evento, da Milano a Bologna, da Bolzano a Trieste. Una rappresentanza del mondo ecclesiale di tutto il nord Italia con partecipazioni anche dal Brasile. 150 volontari, 40 sacerdoti e 300 artisti. Questi alcuni dati dell’evento. Ma il mattino sarà ricordato anche per il caldo e per l’umidità che ha raggiunto picchi dell’80%. Molti i colpi di calore che hanno provocato qualche disagio ai pellegrini. Circa settanta, nei due giorni, gli interventi della Croce verde e del Pronto soccorso, mentre i ricoveri in ospedale sono stati 17, tutti lievi. “La stanchezza e lo stress si sono aggiunti al caldo”, ha affermato il primario del Pronto soccorso, Andrea Tiozzo. “Ma la squadra degli operatori sanitari è stata tempestiva e ha seguito con prontezza ogni situazione critica”. Il costo del viaggio ha impedito a tanti di andare a Rio, con questa festa si è potuto vivere lo spirito della Gmg, grazie anche ai collegamenti con la città brasiliana. La diretta con la veglia del papa è stato uno tra i momenti più commoventi dell’evento. L’applauso alle parole di Francesco, partito dalla spiaggia di Copacabana, si è fuso con quello di Sottomarina, abbattendo ogni confine. Entusiasti i pellegrini per l’organizzazione e per l’accoglienza. Numerosi i commenti positivi su Facebook e Twitter e c’è chi guarda già al 2016, alla Gmg di Cracovia. (Filippo Greggio)

 

 

 

2. La veglia in unione al papa e la messa col patriarca

Risveglio sulla spiaggia

Risveglio alle prime luci dell’alba sulla spiaggia per i tremila giovani arrivati sabato in città per “Io, Te e Rio”, la prima Gmg interdiocesana del Triveneto. Evento conclusivo è stato la celebrazione eucaristica presieduta dal patriarca di Venezia Francesco Moraglia. Il prelato non ha nascosto la sua gioia nel vedere tanti giovani riuniti per pregare e condividere giorni di festa. “Bota fé”, ha esordito Moraglia, rivolgendosi ai giovani. “Metti fede”. L’espressione di papa Francesco traduce in modo immediato il tema di questa giornata Mondiale della gioventù che ha per motto “Andate e fate discepoli tutti i popoli””. Il patriarca ha esortato i giovani a vivere la fede non come un limite, ma come un dono perché “la vostra vita diventi sempre di più il capolavoro di Dio. Non abbiate paura delle scelte definitive, ricercate il progetto che Dio ha per voi, rispettatevi nelle relazioni affettive, testimoniate la fede…”. Un monito lanciato ai giovani che hanno ascoltato e pregato con intensità. Il patriarca ha più volte citato papa Francesco e riprendendo le parole del pontefice ha affermato: “Siamo tentati di credere di essere gli unici artefici della nostra vita o che essa sia resa felice solo dal potere o dai soldi. Ma non è così! Metti Cristo al centro della tua vita, riponi in lui la tua fiducia e non sarai deluso”. La messa, concelebrata dal vescovo di Chioggia Adriano Tessarollo, dal vicario generale don Francesco Zenna e da una quarantina di sacerdoti, ha concluso “Io, Te e Rio”.

La nottata di sabato si era conclusa con la veglia di papa Francesco proiettata sul maxischermo da Tv2000. Un appuntamento atteso dai pellegrini arrivati da molte parti del nord Italia per condividere la due giorni clodiense in stile Gmg. È stata una scena a dir poco suggestiva quella che si è creata a partire da mezzanotte. Un silenzio raccolto si è diffuso non appena il papa ha iniziato a parlare. Per molti è stata la veglia con il santo padre il ricordo più significativo da portare a casa. (F. Greggio)

 

 

 

3. Festa di fede e di entusiasmo giovanile

Festa per tutta la città

Un mare di giovani sono arrivati nella nostra città per vivere a distanza l’esperienza della giornata mondiale della gioventù, che Papa Francesco celebrava in Brasile. Più di 3 mila sono i giovani che hanno partecipato ad eventi culturali, laboratori artistici e momenti live. La folla di giovani ha animato il Corso del popolo fin dal suo arrivo, sabato scorso, e verso le 14, ha formato un lungo corteo da Chioggia a Sottomarina per raggiungere lo stabilimento InDiga. Una festa di fede che è poi diventata festa per tutta la città, ma che non si è mai trasformata in una festa da “sballo” fuori controllo, anzi, questi giovani hanno dimostrato che i valori esistono ancora.  Alle 15 sono iniziate le esibizioni degli stage  realizzati da ArenaArtis, accompagnati dalla musica dell’orchestra di Matteo Del Negro, i Funkey Grove, dj Alex il pirata e il coro gospel Summertime.  Dopo alcune testimonianze è cominciata la vera maratona spirituale in attesa del collegamento con Papa Francesco che è iniziato alle 23.30.

“Cari giovani, siate veri atleti di Cristo. Giocate nella sua squadra“. Con questo Tweet Papa Francesco salutava i giovani, accorsi a migliaia sulla spiaggia più famosa di Rio, a Copacabana, per la messa conclusiva della Giornata della gioventù in Brasile. Nel corso dell’omelia è tornato a rivolgersi a loro, veri protagonisti della Gmg. “Siate missionari senza paura. Qual è lo strumento migliore per evangelizzare i giovani? Un altro giovane. Questa è la strada da percorrere!”. Questo ha detto il Papa davanti a una folla che alcuni organizzatori stimano in tre milioni. Con papa Bergoglio hanno celebrato circa 60 cardinali, 1.500 vescovi e 11.000 sacerdoti. “Andate, senza paura, per servire”, così il Pontefice ha sintetizzato il messaggio delle letture bibliche, chiedendo ai ragazzi di essere missionari, senza paura, raccogliendo il mandato della missione continentale promossa dai vescovi dell’America Latina. Il mandato alla missione, ha spiegato, “non nasce dalla volontà di dominio o di potere, ma dalla forza dell’amore” e “Gesù non ci tratta da schiavi, ma da uomini liberi, da amici, da fratelli; non solo ci invia, ma ci accompagna”. Invitando ancora i ragazzi ad andare nelle “periferie esistenziali”, ha chiesto loro di mettere a disposizione la loro energia e creatività. Il profeta Geremia, ha ricordato, era un ragazzo di 19 anni, eppure ha ascoltato la chiamata. “Quando affrontiamo insieme le sfide – ha detto il Papa – allora siamo forti, scopriamo risorse che non sapevamo di avere”.

La veglia notturna è stata guidata per le migliaia di giovani giunti sul litorale di Sottomarina, dal vescovo monsignor Tessarollo alle 23, mentre il culmine del raduno giovanile triveneto è stato alle 7.30 con la messa celebrata dal patriarca di Venezia Francesco Moraglia. Il patriarca durante l’omelia – che riportiamo integralmente nella pagina accanto – ha offerto 10 punti su cui riflettere ai ragazzi, anzi ha lanciato loro 10 richieste, affinché la loro vita divenga il “capolavoro di Dio”. Al termine di questi due giorni la soddisfazione nei volti di questi giovani e giovanissimi era ben visibile. Questi ragazzi aspettavano con ansia questo grande evento e molti di loro hanno confessato che sarebbero andati molto volentieri a Rio, ma che per svariati problemi non gli è stato possibile. Tuttavia hanno ammesso che quest’alternativa è stata più che valida. In questi due giorni i ragazzi hanno potuto incontrare nuovi amici, unirsi e rafforzare la loro fede. Per molti di loro i momenti più emozionanti sono stati la veglia della sera e la diretta televisiva col Brasile. Molti ragazzi in lacrime hanno più volte gridato che Papa Francesco era il pastore che stavano aspettando. Purtroppo però gli inconvenienti non sono mancati, infatti 74 persone a causa dell’afa e della stanchezza si sono sentite male. Diciassette di loro sono pure finite al pronto soccorso, ma fortunatamente per nessuno di loro è stato necessario il ricovero, e dopo qualche ora sono state dimesse. La domenica mattina l’afa ha raggiunto un picco dell’80% e i ragazzi hanno cercato in tutti i modi di reidratarsi e di stare all’ombra. Oltre cento volontari erano disponibili per aiutarli distribuendo bottigliette d’acqua fresca, di chinotto e di thè. Ma a quanto pare non è bastato e sono dovuti intervenire i vigili del fuoco, che hanno rinfrescato la folla con gli idranti. I giovani fedeli hanno preso questo fuori programma come un altro momento di festa e alla fine dell’evento hanno ringraziato i pompieri più volte. Questa festa di fede è stata organizzata in maniera ottimale e i tantissimi giovani si sono detti più che soddisfatti dell’evento. Grazie alla GMG Chioggia ha fatto una bellissima figura e si spera venga presa in considerazione per altri eventi di questa portata.   (Nicolò Signoretto)

 

 

 

4. Carissimi ragazzi e giovani, benvenuti a “Io, Te e Rio”!

Riportiamo il saluto iniziale e l’omelia tenuta dal patriarca di Venezia alla messa sulla spiaggia di Sottomarina domenica scorsa. Il vescovo di Chioggia Adriano aveva introdotto il rito con il suo “benvenuto” e il suo “grazie” a tutti.

Stiamo per vivere, tutti insieme, un momento davvero straordinario che unisce il litorale di Sottomarina di Chioggia con Rio de Janeiro, le nostre Chiese del Triveneto con i giovani del mondo intero e, in particolare, con Papa Francesco. Ci ritroviamo qui per un’esperienza di gioia e di festa che – attenzione – ha un suo punto forte che non dobbiamo dimenticare mai: è Gesù Cristo, il Signore! Siamo arrivati su questa spiaggia dalle nostre differenti località di provenienza perché, soprattutto, vogliamo ritrovarci attorno a Lui, desideriamo parlare di Lui e riscoprire la freschezza e la bellezza che il suo Vangelo dona alla nostra vita e alla vita del mondo. Lo slogan dell’odierna GMG è «Andate e fate discepoli tutti i popoli» (cfr. Mt 28,19) e sottolinea l’esigenza di dire Gesù agli altri in modo diretto, a partire dalla propria esperienza di vita. Sin dalle prime pagine, infatti, il Vangelo ci attesta che l’incontro con Gesù genera immediatamente il bisogno, da parte di chi l’ha incontrato, di comunicare questa bella notizia a tutti. Dobbiamo allora riscoprire, sempre e di nuovo, la gioia e la forza della nostra fede. E soprattutto voi, carissimi ragazzi e giovani, abbiate sempre il coraggio e l’umile fierezza di chi ha incontrato il Signore e osa dirLo a tutti, senza reticenze o timori reverenziali, specialmente ai vostri coetanei in tutti gli ambiti che quotidianamente frequentate. Vi saluto e auguro sin d’ora che questo nostro incontro – vissuto in piena comunione con la GMG di Rio e con il Santo Padre Francesco – sia per noi un “evento di grazia”, ossia un appuntamento che tocca e converte la nostra vita. E, attraverso ciascuno di noi, può cambiare anche la vita del mondo.

Francesco Moraglia, patriarca di Venezia

 

 

 

5. S. Messa a Sottomarina il 28 luglio 2013

 “Metti Cristo”

Omelia del Patriarca di Venezia mons. Francesco Moraglia

“Bota fé” (Metti fede): con queste parole di papa Francesco mi rivolgo a voi, carissimi giovani, che partecipate a questa celebrazione eucaristica che unisce noi, qui convenuti presso il litorale di Sottomarina a Chioggia, e quanti sono arrivati da tutto il mondo alla plaja di Rio de Janeiro. L’esortazione di papa Francesco – “Bota fé” (Metti fede) -, traduce in modo immediato, coinvolgente e trascinante il tema di questa XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù 2013: “Andate e fate discepoli tutti i popoli!” (Mt 28,19). Vi sono tanti tipi di lontananza. La lontananza che si misura spazialmente e allora noi siamo lontanissimi da Rio de Janeiro, da papa Francesco: sono, infatti, quasi diecimila i chilometri che separano la piccola Chioggia – il nostro Veneto – dalla grande Rio de Janeiro – l’immenso paese che è il Brasile -, il mare di Sottomarina dalla playa di Copacabana. Ma la lontananza spaziale non vuol dire assolutamente lontananza di cuori, d’idealità, di progetti, d’amore.

Così tutti siamo idealmente uniti a papa Francesco e al milione e più di giovani accorsi a Rio da ogni parte del mondo. E uniti idealmente non vuol dire vicini per finta. No, tutti ci sentiamo adunati ai piedi del grande Cristo Redentor, come lo chiamano i brasiliani, l’imponente statua del Cristo – alta 38 metri – che dalla cima del Corcovado, a 700 metri di altezza sul livello del mare, domina la città e la baia di Rio de Janeiro. Il Cristo Redentor – come lo chiamano i brasiliani – è un simbolo della città carioca ed è annoverato, dal 2007, fra le sette meraviglie del mondo moderno. Nate da un’intuizione di Giovanni Paolo II, le Giornate Mondiali della Gioventù – ormai da ventotto edizioni, dal lontano 1985 – dicono con il linguaggio dei giovani e con il loro stile inimitabile la volontà, il piacere, la gioia, la bellezza di dire il proprio credere. La GMG ci aiuta a dire la fede in quella stagione della vita in cui si pensa soprattutto al proprio futuro e in cui tutto sembra sorridere a chi, con la forze e le risorse illimitate della gioventù, va incontro alla vita con l’entusiasmo del teenager.

Comunque sia, Giovanni Paolo II non ha mai inteso considerarsi il fondatore della GMG. Piuttosto amava dire: «I giovani le hanno create». Egli desiderava soltanto esprimere ed incoraggiare le aspirazioni dei giovani ad avere un proprio spazio nella Chiesa e nel mondo. Un giovane non chiede se il mondo è in vendita, semplicemente lo desidera come suo per poter pensare e progettare, in grande, coi propri coetanei quello che avverte e desidera per sé e per gli altri. È essenziale che in tale stagione della vita Cristo – con la sua piena reale, concretissima umanità – non sia considerato un estraneo ma, piuttosto, Colui che compie l’umano che è nell’adolescente e che l’adolescente sente crescere e debordare in sé.

Ma, ora, riascoltiamo quanto papa Francesco ha detto durante la cerimonia di accoglienza dei giovani a Copacabana; sono parole che, se accolte nel proprio cuore e poste a fondamento della propria vita quotidiana, sono in grado di segnare la ripartenza, un nuovo inizio della vita, come già è accaduto a molti giovani che oggi non sono più tali. Penso, ad esempio, a quanti hanno partecipato a tante precedenti edizioni della GMG.

Papa Francesco ha voluto partire dall’unico inizio possibile, ossia da Gesù. Non ha voluto indicare scorciatoie inesistenti o sentieri che finiscono, poi, per perdersi nella boscaglia e conducono tanti cuori, pur generosi e buoni, a smarrirsi per le vie che si presentano e si propongono come facili ma che, invece, mai riusciranno a dare felicità al cuore umano: “Gesù è Colui che ci porta Dio e che ci porta a Dio, con Lui tutta la nostra vita si trasforma, si rinnova e noi possiamo guardare la realtà con occhi nuovi, dal punto di vista di Gesù, con i suoi stessi occhi (Lumen fidei, 18). Per questo oggi vi dico con forza: «metti Cristo» nella tua vita e troverai un amico di cui fidarti sempre; «metti Cristo» e vedrai crescere le ali della speranza per percorrere con gioia la via del futuro; ‘metti Cristo’ e la tua vita sarà piena del suo amore, sarà una vita feconda. Oggi, vorrei che tutti ci chiedessimo con sincerità: in chi riponiamo la nostra fiducia? In noi stessi, nelle cose, o in Gesù?” (Papa Francesco, Cerimonia di apertura a Copacabana della GMG 2013). La droga non dà felicità, il sesso facile e fine a se stesso inaridisce il vero rapporto d’amore, il guadagno come fine e scopo della vita apre ad un desiderio insaziabile di ulteriore guadagno e alla paura di perdere quanto si è accumulato, il potere inteso come fine a se stesso ci consegna al timore d’incontrare, molto presto, colui o coloro che possono detronizzarci dal nostro potere faticosamente conseguito. Mi limito, qui, ad una sola esemplificazione, quella di Erode. Re Erode teme che Colui che viene da Betlemme, uno tra i minimi capoluoghi di Giuda, (e che lo può salvare perché è l’unico vero Re) gli tolga il potere, il suo piccolo potere di piccolo monarca, soggetto al vero potere che è quello di Roma. E, allora, cerca d’uccidere il bambino. Riprendo le parole di papa Francesco a Copacabana rivolte ai partecipanti alla XXVIII Giornata della Gioventù perché possano recuperare il vero senso delle cose ma, soprattutto, il giusto rapporto con noi stessi: “Noi siamo tentati di metterci al centro, di credere che siamo solo noi a costruire la nostra vita o che essa sia resa felice dal possedere, dai soldi, dal potere. Ma non è così! Certo l’avere, il denaro, il potere possono dare un momento di ebbrezza, l’illusione di essere felici, ma, alla fine, sono essi che ci possiedono e ci spingono ad avere sempre di più, a non essere mai sazi. «Metti Cristo» nella tua vita, riponi in Lui la tua fiducia e non sarai mai deluso! Vedete cari amici – continua papa Francesco -, la fede compie nella nostra vita una rivoluzione che potremmo chiamare copernicana, perché ci toglie dal centro e lo ridona a Dio; la fede ci immerge nel suo amore che ci dà sicurezza, forza, speranza. All’apparenza non cambia nulla, ma nel più profondo di noi stessi tutto cambia. Nel nostro cuore dimora la pace, la dolcezza, la tenerezza, il coraggio, la serenità e la gioia, che sono i frutti dello Spirito Santo (cfr Gal 5, 22) e la nostra esistenza si trasforma, il nostro modo di pensare e di agire si rinnova, diventa il modo di pensare e di agire di Gesù, di Dio” (Papa Francesco, Cerimonia di apertura a Copacabana della GMG).

Carissimi giovani, in quest’intenso clima spirituale, uniti a coloro che vivono la grazia della Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro, vi lascio alcuni punti di riflessione, affinché la vostra vita divenga sempre più, tra le vostre mani, il capolavoro di Dio. Innanzitutto:

– vi chiedo di fondare la vostra vita in Cristo e solo su di Lui;

– vi chiedo di considerare la vita come il tempo delle scelte; non abbiate paura delle scelte definitive, sono le poche che vi fanno realmente crescere o vi rendono felici;

– vi chiedo di scoprire il progetto che Dio ha su di voi, attraverso il silenzio e la preghiera;

– vi chiedo di sapervi aprire, nella vostra quotidianità, ad una reale visione di fede; vi riconcilierete con voi stessi, con gli altri, tornerete ad amare e a sentirvi amati;

– vi chiedo di avere, da adesso, grande rispetto e delicatezza per la vostra vita affettiva nella quale oggi – nella vostra adolescenza – state giocando la vostra felicità di uomini e donne di domani;

– vi chiedo di amare sinceramente la Chiesa, Colei per cui Gesù ha dato se stesso;

– vi chiedo di testimoniate la fede presso i vostri coetanei, soprattutto dinanzi a coloro che sono o dicono di essere meno disposti verso Gesù Cristo e il suo Vangelo;

– vi chiedo di tornare a pregare ogni giorno, almeno per dieci minuti, incominciando a riscoprire quanto sia importante nella vita l’incontro con Dio;

– vi chiedo di guardare con stima la vita dei santi, ossia di coloro che hanno saputo dire Gesù Cristo là dove nessuno voleva sentire pronunciare questo nome;

– vi chiedo di riscoprire il sacramento della riconciliazione e la pratica dell’accompagnamento o direzione spirituale perché da qui rinasce la vita del cristiano; troppe volte nella nostra vita pensiamo di poter ricominciare percorrendo altre strade ed ecco il motivo di tante nostre paure e tristezze.

Carissimi giovani, vi saluto con grande affetto e con stima, dicendovi di non sciupare ma di valorizzare, al massimo, il dono della vita al suo inizio. Noi adulti non abbiamo più questo dono, voi sì; siatene consci.

Affido la conclusione di queste mie parole al carissimo papa Francesco che il Signore ci ha dato come guida e pastore: “Caro giovane, cara giovane – dice papa Francesco -: «metti Cristo» nella tua vita. In questi giorni, Lui ti attende nella sua Parola; ascoltalo con attenzione e il tuo cuore sarà riscaldato dalla sua presenza; «Metti Cristo»: Lui ti accoglie nel Sacramento del perdono, per guarire, con la sua misericordia, le ferite del peccato. Non avere paura di chiedere perdono a Dio. Lui non si stanca mai di perdonarci, come un padre che ci ama. Dio è pura misericordia! – e il Santo Padre conclude – «Metti Cristo»: Lui ti aspetta nell’incontro con la sua Carne nell’Eucaristia, Sacramento della sua presenza, del suo sacrificio di amore, e nell’umanità di tanti giovani che ti arricchiranno con la loro amicizia, ti incoraggeranno con la loro testimonianza di fede, ti insegneranno il linguaggio della carità, della bontà, del servizio. Anche tu caro giovane, cara giovane, puoi essere un testimone gioioso del suo amore, un testimone coraggioso del suo Vangelo per portare in questo nostro mondo un po’ di luce” (Papa Francesco, Cerimonia di apertura a Copacabana della GMG 2013).

 

 

 

6. Cattedrale sul mare: “Bota fé”

Fa venire alla mente una cattedrale sul mare, il grande palco di “Io te e Rio” sulla spiaggia di Sottomarina. È uno spicchio di terra tra diga e litorale dove il traffico si ferma e comincia il viaggio di mare. Un tratto di terra conquistato da un piccolo festante popolo di giovani che si sta svegliando alle luci di un’alba tra le più calde di questo luglio africano. La giornata si annuncia memorabile: il sole sorto dal mare sta rinforzando la sua potente energia, già alle sette non risparmia la lunga disciplinata fila della colazione. I ragazzi sono svegli da tempo: stuoie, coperte, tende e biancheria sono già esposti a comporre questa caleidoscopica bandiera della gioventù. Gli zaini portano memoria di altri gloriosi campi, di altre notti insonni, di altre epiche uscite. È la miglior gioventù di queste nostre terre venete, una gioventù pellegrina che non ha paura di mettersi in viaggio a cercare le orme e ha eletto Sottomarina come la propria Copacabana e il Cristo di San Domenico, visitato il sabato, come quello del Corcovado. Sulle colonne del palco lo slogan della giornata e il volto sorridente e la mano benedicente di Papa Francesco. Sul grande schermo che fa da sfondo al palco si succedono le immagini del grande catino absidale del nostro Duomo, così l’illusione è perfetta: siamo in cattedrale…

Ma qui oggi è più che cattedrale, qui oggi è San Marco e San Francesco insieme, qui è una Chiesa piena di vento come un bastimento che stia per salpare nel cielo verso Rio. Una cattedrale di luce e colore con una vetrata medievale di tremila vetrini variopinti.

‘Alza gli occhi verso il cielo e vedrai…’ canta il supercoro accompagnato da una vera orchestra. Il vostro cronista è in mezzo alla folla della diga, gente semplice venuta per tempo a contendersi un sasso per la seduta, qualcuno più previdente ha portato seggiolini da pesca. È gente grande che entra immediatamente in sintonia battendo le mani all’unisono con i ragazzi di Rio.

“Stamattina sfolgora il sole di Pasqua!” esordisce poeticamente nel saluto il nostro Vescovo guardando la striscia lucente sull’acqua e poi rivolto ai tremila giovani presenti: “Da questa spiaggia andate e fate discepoli tra tutte le genti…”. Sull’altare domina l’azzurro del mare, così per noi da lontano è davvero un’onda che parte dalla mensa eucaristica e arriva al coro azzurro vestito, un’onda appena screziata di bianco nelle vesti dei prelati e d’oro nell’ambone, nelle mitrie episcopali e nel grande calice eucaristico. Poi l’onda azzurra si ferma, prende la parola il Patriarca facendo eco al Papa: “Bota fé, metti fede”. La trasfigurazione è perfetta: Sottomarina diventa Copacabana; i tremila diventano i tremilioni, e nel palco c’è anche l’effige del Cristo del Corcovado, 38 metri di altezza, tra le sette meraviglie del mondo moderno. “I giovani non chiedono se il mondo è in vendita, lo chiedono come proprio … e Cristo non è un estraneo ma Colui che compie il tuo viaggio nella splendida stagione della vita che è la giovinezza… Metti Cristo nella tua vita e vedrai crescere ali di speranza… Il potere di Erode che teme quel bambino e lo vorrebbe uccidere ieri come oggi non ti faccia paura… Ridai il centro a Gesù…”. Anche questa è un’onda di parole incalzanti, che riprendono ampi stralci del discorso papale e che arrivano anche a consigli quotidiani come quelli di un Padre perché l’onda non si arresti a questa giornata. Mons. Moraglia ci raccomanda una vita affettiva vera e rispettosa, la preghiera, i Santi, la riconciliazione… Poi la comunione: un sacerdote esce dal recinto e arriva fino a noi fedeli della diga. Guardo dall’alto lo spettacolo dei giovani accaldati mentre vengono spruzzati d’acqua con una apposita pompa pietosamente aperta dal servizio d’ordine.

Qualcuno tra i ragazzi alza le braccia al cielo e sarà forse per il caldo che mi arriva quest’ultima strana intuizione: una comunione sotto due specie! Buon vento, ragazzi! (Piergiorgio Bighin)

 

 

 

 

7. I Giorni

L’esperienza della comunione

Il mare accoglie tutto il sole che si alza in cielo e incombe implacabile sulla spiaggia di Sottomarina invasa da migliaia di ragazzi: si intrecciano e si confondono i dialetti di Chioggia, Vicenza, Padova e altre località. Questa piccola-grande convocazione dei giovani che al mattino invadono il Corso e le Chiese di Chioggia e poi in un lungo serpentone raggiungono la riva del mare, non vive di vita propria, ma si innesta nell’avvenimento della Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro.

Sullo schermo gigante della spiaggia come nel piccolo televisore casalingo, arrivano le immagini a mettere in comunicazione le due sponde di mare.

Dal palco ai cellulari ci lega un filo di luci e colori e volti che risale dal profondo di un’altra convocazione. Sulla riva di un altro mare Gesù ha radunato e inviato il gruppetto dei dodici apostoli e la piccola schiera dei settantadue discepoli.

Ora convoca milioni di giovani con Papa Francesco e migliaia con il Patriarca Francesco, li mette in comunicazione nella stessa fede, li convoca nella stessa Eucaristia, discepoli della stessa Parola e inviati nella stessa missione. Molti di questi giovani vengono dalle attività estive appena concluse o ancora in corso.

Un bisogno del cuore fa muovere braccia e gambe e fa amare la vita, desiderare l’amicizia, spalancare all’impegno.

Ciascuno sta davanti al Signore con la sua pena e la sua domanda, con il suo dramma e il suo ideale, con il suo ritmo e la sua personalità; ciascuno è proteso a un di più per la propria vita ed insieme esplode la gioia.

Il piccolo sentiero che ciascuno percorre, la breve esperienza delle singole comunità, partecipano all’avvenimento della comunione che fa capo al vescovo di Roma e trova un attracco nella comunità locale.

Questo è il miracolo della Chiesa Cattolica, dove il vincolo dell’unità attraversa le distanze e supera le fatiche, sbarazza le distrazioni e i contrattempi, ricompone le differenze e apre alla misericordia.

I colori che rimbalzano al sole dicono tutta la varietà e diversità delle situazioni, delle dedizioni, delle collaborazioni, dei giudizi e dei deficit.

Alla fine, a tutti viene affidato lo stesso compito, e ciascuno riprenderà il cammino con un nuovo sentimento di sé, una più vera coscienza di appartenenza, una percezione più viva dell’opera comune. Da una spiaggia all’altra, ciascuno di noi e tutti insieme “siamo il vero e proprio spazio di fede. Il Campus Fidei non è un luogo geografico: siamo noi”, annuncia papa Francesco.

Rifluisce l’onda dell’invito del Signore, che conduce il vascello della Chiesa fino ai confini del mondo: “Andate e fate miei discepoli tutti i popoli”. (don Angelo)

 

 

 

8. Commentando… (del vescovo Adriano)

Cosa diamo ai giovani e cosa riceviamo da loro

Abbiamo vissuto la settimana scorsa a Chioggia-Sottomarina l’evento della GMG “Io, Te e Rio” in unità spirituale con i giovani di Rio de Janeiro con il papa. È possibile e utile un bilancio e un augurio, in tempi ravvicinati? Ci proviamo!

1. Frutto di un lungo lavoro di molte persone. Molti hanno lavorato, giovani e adulti, imparando a mettere insieme idee, entusiasmo, fatiche, speranze e tempo e sacrifici. Lavorare insieme per un unico fine gradualmente abilita alla collaborazione, alla generosità e al disinteresse proprio per il bene comune. Certo, c’è spazio anche per una qualche soddisfazione personale, per mettere a disposizione e far conoscere le proprie passioni e competenze. Talvolta sorgono diversità di vedute e di opzioni, ma poi si deve trovare la via dell’unità. Nasce anche la necessità di una regia nella quale fare confluire la pluralità degli apporti. Ora una domanda che è un augurio: nella nostra Chiesa di Chioggia come può continuare questa esperienza a favore del rinnovamento, dell’animazione e rivivificazione della nostra pastorale, specie giovanile?

2. Investimento di una pluralità di risorse economiche, umane e di mezzi da parte di molte persone e istituzioni. Abbiamo imparato da questa esperienza a rivolgerci e a chiedere aiuto in varie direzioni e abbiamo trovato, a fronte di pochi rifiuti, tanti consensi e aiuti. Questo investimento non aveva obiettivi economici ma principalmente religiosi, sociali e umani. Anche qui una domanda e un augurio: possiamo pensare di dare continuità all’impegno formativo e associativo per i nostri giovani? Sappiamo che questo richiede forze e disponibilità di ogni genere. Per questo c’è bisogno della disponibilità di molti.

3. C’è stato anche chi è rimasto alla finestra a guardare, anche a criticare, e non si è mosso a partecipare. Abbiamo capito che chi vuole stimolare, chi vuole educare, chi vuole animare altri, deve mettere in bilancio fatiche, dialogo, comunione, ricerca, fantasia, iniziative, partecipazione e coinvolgimento. Restando esterni, al di fuori di possibili buone e non pretenziose esperienze e risultati, si è condannati all’isolamento se non alla ‘morte’ ecclesiale. L’augurio quindi che questa esperienza abbia insegnato alla nostra Chiesa di ‘buttarci’ con passione e gioia nel campo educativo giovanile, senza rassegnarci a chiudere i battenti perché pensiamo che dai giovani di oggi non v’è molto da sperare.

4. Anche molti adulti si sono animati di fronte ai tanti giovani che si sono mossi, e non senza fatica, per partecipare a questo evento. Forse abbiamo bisogno noi adulti di essere ‘evangelizzati’ dai giovani. Siamo noi adulti che abbiamo bisogno di essere contagiati dalla passione e dall’entusiasmo dei giovani. Ma capiamo che, a nostra volta, dobbiamo offrire loro entusiasmo, gioia, generosità. L’ultimo augurio quindi è che troviamo altre occasioni di scambio, di gioia, di festa. I nostri ambienti, le nostre chiese, le nostre liturgie, i nostri incontri diventino luoghi e occasioni di accoglienza gioiosa, di scambio, di fede e di festa, perché abbiamo qualcosa di grande da dare e qualcosa da strappare loro.  (+ Adriano Tessarollo)

 

 

da NUOVA SCINTILLA 31 del 4 agosto 2013