Una due giorni formativa

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I preti giovani insieme in riva al lago di Garda

Una due giorni formativa

Il luogo è rimasto lo stesso per quest’anno: vuoi il buon trattamento logistico (vitto e alloggio), vuoi per la possibilità di avere anche un po’ di tempo per conoscere le località che si affacciano sul lago di Garda, i preti diocesani ordinati nell’ultimo decennio – qualcuno sceglie di essere presente anche dopo questo confine cronologico – si ritrovano quattro volte all’anno nella struttura temporale di una “due giorni” per momenti specifici di aggiornamento e di confronto.

Così è stato giovedì 16 e venerdì 17 maggio presso le Suore della Sacra Famiglia a Castelletto del Garda dove abbiamo concluso l’itinerario annuale che ci ha portato a riflettere, a cinquant’anni dall’inizio del Concilio, sul Decreto Conciliare

sulla Vita dei Presbiteri; la “Presbyterorum Ordinis”. Hanno guidato la riflessione e il confronto don Giovanni Vianello, vicario parrocchiale presso la B.V. della Navicella, e don Andrea Rosada (che ha invece dato uno sguardo complessivo sulla Costituzione sulla Liturgia, la “Sacrosantum Concilium”).

Cosa significa oggi per un (giovane) presbitero diocesano rileggere il dato conciliare sul senso della povertà, dell’ubbidienza, della castità dentro il travaglio di questi tempi? Così il confronto si è dipanato tra una certa fatica oggi a dare parole e gesti nuovi al possesso delle cose: quanto è lecito possedere o accumulare per il proprio futuro? È ormai definitivamente passato il tempo nel quale il presbitero ‘portava’ nel ministero pastorale (leggi canonica) tutta la famiglia, ed è tramontata l’idea che anche il prete debba pensare alla sua vecchiaia in termini di sicurezza economica. E poi l’affettività e l’ubbidienza come capacità prima di tutto di maturazione umana. La nostra umanità anche come possibile fonte di criticità nel discernimento delle nostre occupazioni quotidiane, dove anche la preghiera viene fatta non più con il breviario cartaceo, ma con quello informatico. Probabilmente non è mai stato facile essere prete e oggi assistiamo ad una ulteriore difficoltà a dare senso ad una vita che declina la spiritualità dentro prospettive plurali e dove si può riscoprire l’interiorità e la vita spirituale seguendo corsi di yoga, zen o abbordabili sedute nelle palestre vicino a casa nostra. Ci siamo soffermati sulla dimensione della maturità umana, il presbitero (ma questo vale per ogni età) vive il clima culturale delle nostre città e paesi e delle relazioni sempre più superficiali: oggi viene spesso riportata la parola “adultescenza” per indicare le adolescenze che tendono a non finire, a non avere una data su cui scrivere la parola fine. Noi preti non siamo esenti dagli stessi pericoli di adolescenze prolungate che corrono il mondo giovanile, le giovani coppie e gli stessi nuclei familiari più navigati nella vita. C’è bisogno di un continuo costante lavoro di formazione permanente, che sappia andare in profondità nei vissuti della persona consacrata. La formazione permanente rappresenta oggi un’altra sfida per i presbiteri.      A parte il fatto che oggi non esiste nessuna categoria “professionale” o anche di semplice manovalanza che non abbia per obbligo dei momenti formativi, c’è da domandarsi se il clero non si consideri un po’ autosufficiente.

Riprenderemo il tema della formazione anche per il prossimo anno pastorale, lo faremo intanto prendendoci tre giorni a settembre, mescolando insieme programmazione e un po’ di ferie, che non fanno mai male. (mc)

 

 

da NUOVA SCINTILLA 21 del 26 maggio 2013