Speciale visita ad limina

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Speciale visita ad limina

1. Chioggia-Roma

2. La vita diocesana nei suoi vari ambiti e aspetti

3. Guardare le persone con sguardo credente (intervista a Moraglia)

4. Momento di festa e condivisione (cronaca da Pettorazza)

5. L’incontro personale (i linguaggi)

6. Una grande emozione (Io, Te e Rio)

7. Gesù avvocato (I giorni)

 

 

 

1. Chioggia-Roma

Incontri e testimonianze della visita ad limina e la “Relazione” sulla diocesi inviata dal vescovo

Oltre 300 pellegrini provenienti dalle varie zone della nostra diocesi – in particolare dal cavarzerano e dal loredano, oltre che dalla città e dal polesine – hanno preso parte in Piazza S. Pietro all’udienza del papa mercoledì 17 aprile nel contesto della visita ad limina delle Chiese del Triveneto. Il vescovo Adriano ha accolto con particolare gioia questa numerosa presenza ed è stato vicino ai pellegrini accompagnandoli in vari momenti. Nel pomeriggio tutti hanno partecipato alla messa nella basilica di S. Paolo e poco dopo hanno affrontato il viaggio di ritorno. Appuntamento impegnativo ma sicuramente gratificante per tutti.

Riportiamo in queste pagine qualche testimonianza: emblematica quella della comunità di Pettorazza.

Il vescovo Adriano, che ci ha già parlato nel numero precedente del suo incontro con il papa, in questa pagina ci racconta l’itinerario percorso nelle varie Congregazioni vaticane e ci mette a disposizione una sintesi della “Relazione” – che egli aveva inviato a Roma in preparazione alla visita – sulla vita, le attività, le problematiche e le prospettive della nostra chiesa locale.                   (Vito)

 

 

2. La vita diocesana nei suoi vari ambiti e aspetti

“Relazione” del vescovo Adriano per la visita ad limina

La visita ‘ad Limina’ è stata una bella opportunità per tutti noi 15 vescovi del Triveneto non solo di incontrare il Papa, ma anche di incontrarci tra di noi affrontando i problemi delle nostre singole Chiese diocesane alla luce dei problemi della Chiesa universale incontrando i principali ‘Dicasteri’ o ‘Congregazioni’ della Curia Romana. Ciascuna di queste ‘Congregazioni’ è composta da un cardinale presidente e un segretario vescovo, più altri addetti agli uffici. A queste Congregazioni fanno riferimento tutti i vescovi per eventuali quesiti, problemi, particolari permessi e informazioni. Il cardinale presidente mediamente incontra il Papa una volta al mese sia per informarlo delle situazioni delle varie Chiese come pure per chiedere e accogliere le sue indicazione da mandare alle varie o a tutte le Chiese. Le Congregazioni e i Pontifici Consigli che abbiamo incontrato sono stati: la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata, il Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace, la Congregazione per i Vescovi, la Congregazione per la Dottrina della Fede, la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, il Pontificio Consiglio per la Famiglia, il Pontificio Consiglio per i Laici, la Congregazione per il Culto Divino, la Congregazione per il Clero, la Congregazione per l’Educazione Cattolica e il Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione. Sono state occasioni di dialogo e di confronto con l’obiettivo di comunicare quanto vissuto nelle nostre Chiese e quanto indicato per tutta la Chiesa. Ogni diocesi aveva mandato una relazione generale comprendente i vari aspetti della vita diocesana, con una presentazione del vescovo. Ecco una sintesi della mia relazione richiesta.

“Sono vescovo in questa Diocesi da circa tre anni e mezzo.

Rapporto vescovi-clero

La diocesi conta 68 parrocchie e circa 70 presbiteri. 28 di essi hanno varcato la soglia dei 75 anni e quanti lo desiderano sono accolti in un’ala del Seminario loro riservata o in una Casa, pure loro riservata, nella Parrocchia di Cavarzere. Circa 50 sacerdoti quindi sono in cura pastorale e negli uffici diocesani. Il numero ridotto rende possibile un rapporto personale e più visite annuali a quasi tutte le parrocchie e vicariati. Anche se ciò non significa che i rapporti siano sempre facili ed è da incrementare ulteriormente un reciproco rapporto più frequente e personale.

Partecipo regolarmente ai ritiri mensili del clero, dove normalmente è presente la quasi totalità dei presbiteri; due volte ho proposto e tenuto il corso di esercizi spirituali nella Casa diocesana ai presbiteri diocesani che hanno voluto prendervi parte. Prendo parte pure con i presbiteri alla ‘due giorni’ residenziale di formazione permanente e di valutazione sulla situazione pastorale diocesana. Momenti particolari sono la Messa Crismale del Giovedì santo, dopo la quale i presbiteri sono invitati a pranzo in Seminario, come pure la giornata per la Santificazione del clero nella festa del Sacro Cuore di Gesù, giornata che trascorriamo tutta tutti insieme. Vi partecipa gran parte del presbiterio.

I rapporti tra il clero sono globalmente accettabili, fraterni tra gruppi di appartenenza spirituale o di amicizia e non mancano le consuete ‘murmurationes’ sia tra preti come nei confronti del vescovo.

Un percorso particolare è proposto (non tutti lo accettano) ai preti del primo decennio, seguito da un sacerdote incaricato per questo. Alcune volte ho partecipato anch’io.

In diocesi sono presenti altri presbiteri appartenenti a Congregazioni religiose a cui sono affidate delle parrocchie: Salesiani, Frati minori, Cappuccini, Canossiani, Oratorio san Filippo, Istituto Cavanis e Comunità Missionaria di Villaregia. La collaborazione in genere è buona.

Azione pastorale del vescovo in collaborazione con gli Uffici e organismi pastorali diocesani

Fin dall’inizio del mio ministero ho rivolto e richiamato l’attenzione sulla Chiesa come luogo ed esperienza di comunione e di corresponsabilità nel vivere e annunciare la fede.

Quindi ho provveduto si procedesse alla regolare costituzione degli organismi di partecipazione: Collegio Consultori, Consiglio Presbiterale, Consiglio episcopale, Consiglio Pastorale Diocesano, Consiglio Diocesano Affari Economici, Consigli Pastorali vicariali e parrocchiali e Consigli Affari economici parrocchiali, muniti dei rispettivi regolamenti. La consultazione di questi organismi, specie diocesani e vicariali, è regolare. Gli Uffici della Curia sono quelli essenziali: Vicario generale, Cancelliere, Ufficio Amministrativo e Tribunale ecclesiastico. Gli Uffici Pastorali sono collocati in un’ala del Seminario e sono guidati da sacerdoti che sono anche in attività pastorale.

Principali aree di azione pastorale

Ogni anno, all’inizio dell’anno pastorale consegno alla diocesi un programma pastorale, elaborato in collaborazione con alcuni Uffici. In questi anni particolare attenzione è rivolta al rinnovamento dei percorsi di iniziazione cristiana, con attenzione prevalente al coinvolgimento delle famiglie, alla pastorale familiare, alle attività caritative e sociali sostenute dalla Caritas, alla pastorale giovanile e vocazionale. Il Seminario maggiore diocesano è ridotto a 2-4 presenze.

Vita delle parrocchie

Una delle urgenze che riguarda la vita delle parrocchie è la necessità di curare la formazione di cristiani adulti che siano in grado di trasmettere la fede attraverso l’evangelizzazione e la catechesi, accompagnate dalla buona testimonianza di vita. Non tutte le parrocchie hanno il sacerdote residente, molte quindi sono raggruppate in ‘Unità Pastorali’ sperando che diventino ‘Comunità Pastorali’. Spesso i parroci, oltre che essere soli, sono anche anziani, con la difficoltà quindi a rispondere alle richieste della pastorale familiare, catechistica, giovanile e missionaria. Talvolta l’impegno si riduce alla pastorale sacramentale e celebrativa-liturgica. Solo in poche parrocchie sono presenti delle Religiose, impegnate principalmente nella Scuola per l’Infanzia, ma anche nell’attività pastorale. La presenza di gruppi, associazioni e movimenti, pur vivaci, non sempre si integra bene nella vita della parrocchia. Gli Uffici quindi sono stimolati a offrire nei vicariati iniziative volte ad abilitare laici all’annuncio del vangelo, alla catechesi, all’animazione giovanile e liturgica, in accordo e su segnalazione dei propri parroci. Una ‘Scuola di Formazione teologica diocesana’ è impegnata in questo servizio. Io stesso mi rendo disponibile ad incontrare, nelle parrocchie e nei vicariati, i consigli pastorali, i genitori, i cresimandi e i giovani. Una attenzione viene dedicata anche per sostenere la cura per il mantenimento degli edifici di culto, dei luoghi di incontro e delle stesse abitazioni dei presbiteri perché siano ordinati e dignitosi.

Rapporti con le Istituzioni civili e il territorio

In genere c’è un buon rapporto con le Istituzioni che spesso richiedono la presenza del vescovo o dei preti a loro iniziative e che pure sono presenti nei momenti significativi della vita diocesana e parrocchiale. C’è anche collaborazione per rispondere ai bisogni del territorio, specie per le situazioni di emergenza sociale.

Altre realtà

A Chioggia mettiamo a disposizione una chiesa per le celebrazioni di un sacerdote ucraino per le badanti. Abbiamo messo a disposizione una chiesetta dismessa per cristiani ortodossi. Talvolta vengono proposte delle iniziative cittadine culturali e religiose aperte a tutti, anche ai non credenti o frequentanti, in genere con buona partecipazione.

 

Prospettive

Grande impegno sarà richiesto perché in ogni parrocchia si dia corso al rinnovamento del percorso dell’iniziazione cristiana coinvolgendo le famiglie, pena la crescente scristianizzazione delle nostre popolazioni e lo svuotamento delle nostre chiese.

Da oltre un anno stiamo pensando alla ‘Visita Pastorale’. Ora stiamo entrando nella fase di preparazione perché la Visita Pastorale non si riduca ad un passaggio che lasci immutate le cose, ma diventi evento che stimola e suscita non solo la fede personale ma anche l’impegno a divenire ‘evangelizzatori’ e le parrocchie assumano maggiormente coscienza di essere ‘Luogo’ di educazione alla fede e assumano le iniziative a ciò idonee”. (+ Adriano Tessarollo, vescovo)

 

 

 

3. Guardare le persone con sguardo credente

Le chiese del Triveneto dal Papa. Intervista al patriarca Moraglia

Il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, ha guidato i vescovi del Triveneto all’incontro con Papa Francesco (nella foto il papa con i vescovi titolari e quelli emeriti). La sua testimonianza: “Incoraggiati a camminare quotidianamente con la gente del nostro tempo, a stare accanto alla gente, ma guardandosi da ogni possibile deriva sociologista e psicologista”.

Nel cuore dell’Anno della fede, a un anno esatto dalla conclusione del convegno delle Chiese del Nordest (“Aquileia2”, 13-15 aprile 2012) e a un mese dall’elezione di Papa Francesco, con quale stato d’animo vi siete recati dal Pontefice?

“La coincidenza di questi avvenimenti – che in qualche modo ci richiamano all’autenticità della fede e chiedono ai pastori di ricentrarsi con le proprie comunità in una fede realmente evangelica – appare quasi provvidenziale. Anche l’elezione del Papa, preceduta dall’atto di umiltà e libertà di Benedetto XVI, è secondo me l’inizio di una riforma non dichiarata ma proposta con un gesto concreto. Il nome assunto dal nuovo Pontefice dice chiaramente una realtà ecclesiale che vuole avvicinarsi di più al Vangelo. Da parte sua, ‘Aquileia2’ aveva sottolineato l’importanza di privilegiare il dialogo e l’evangelizzazione delle culture, e l’attenzione per il bene comune. Mi sembra che tutte queste siano esplicitazioni dell’Anno della fede, che interpella le nostre Chiese del Nordest a realizzare il progetto ecclesiale emerso dall’appuntamento del 2012 – nato a sua volta anche dal vissuto dei 20 anni che lo separano dall’incontro precedente (‘Aquileia 1’) – alla luce dell’insegnamento del Papa”.

Che cosa vi ha detto, in particolare, il Pontefice? Quali le indicazioni più significative?

“Il primo messaggio ‘forte’ è stato l’incoraggiamento a camminare quotidianamente con la gente del nostro tempo, stare accanto alla gente, ma guardandosi da ogni possibile deriva sociologista e psicologista. Ci ha detto: ‘Ricordatevi una cosa: nella vita ecclesiale esiste una dimensione psicologica e sociologica, ma esse non debbono mai trasformarsi in deriva dalla quale guardare la realtà o le persone. Il discepolo del Signore deve sempre avere, anzitutto, lo sguardo del credente’. Con grande disponibilità e cordialità ha condiviso con noi la sua esperienza di pastore che fino a poche settimane fa ha retto una realtà ecclesiale come Buenos Aires, importante ma anche difficile nella sua richiesta d’incontrare l’uomo in situazioni di povertà per noi inimmaginabili – la nostra povertà è la loro abbondanza. Questo ci è stato di grande aiuto”.

Che volto di Chiesa avete presentato al Pontefice, e quali specifici aspetti avete sottoposto alla sua attenzione?

“Pur nella diversità delle singole situazioni diocesane, un minimo comune denominatore è ravvisabile nella secolarizzazione diffusa, nella difficoltà delle famiglie a vivere una realtà serena dal punto di vista economico, nella rarefazione e fragilità dei legami matrimoniali a causa di una cultura individualista e spiccatamente autoreferenziale. Un contesto in cui la persona riesce difficilmente a cogliersi nella relazione fondamentale uomo-donna. Ciò che abbiamo soprattutto rilevato è la difficoltà a vivere la fede nella quotidianità e a trasmetterla alle giovani generazioni”.

Qual è la risorsa ecclesiale più significativa del vostro territorio?

“Le comunità parrocchiali che, nonostante tutto, riescono ancora a essere cellule vive nel quartiere e in mezzo alla gente: questa la grande ricchezza della nostra Chiesa che abbiamo voluto rappresentare al Papa. Il Pontefice ha sottolineato come la nostra proposta di fede, che si traduce anche in dottrina sociale, debba rimanere essenzialmente annuncio, differenziandosi nettamente da una ‘gestione imprenditoriale’, e ci ha esortato, pur nel pieno rispetto della laicità, all’annuncio coraggioso e coerente di una fede che riguarda tutto l’uomo e che, in quanto tale, è in grado di generare un’autentica comunità”.

Che cosa l’ha personalmente colpito in Papa Francesco?

“È un uomo che ascolta molto, parla dopo avere ascoltato, ma poco: è soprattutto desideroso di ascoltare e recepire. Ho avuto la grande gioia di essere stato invitato da lui a pranzo e, pur essendo consapevole di essere di fronte a un convitato particolarissimo, ho avuto l’impressione di essere a tavola con una persona di famiglia. Il Papa non s’impone nella conversazione: parla, ascolta, risponde, chiede di nuovo con grande attenzione per l’interlocutore. Alla sua straordinaria carica di umanità si accompagna una forte personalità radicata nella preghiera. E della preghiera ha parlato con tutti quelli che ha incontrato, me compreso. Anche al mio segretario ha chiesto di pregare per lui. Fin dalla sua apparizione, lo scorso 13 marzo, ci ha del resto chiamati a questa dimensione teologica della vita cristiana. Secondo me, oltre alla sua straordinaria capacità di stare in mezzo alla gente, è un uomo che trascorre molte ore di fronte a Dio”.   (Giovanna Pasqualin Traversa)

 

 

 

4. Momento di festa e condivisione

La parrocchia di Pettorazza Grimani-Papafava a Roma con le altre comunità della diocesi. Incontro ad limina delle 15 diocesi trivenete con Papa Francesco

Il giorno 17 aprile si è svolta l’udienza di tutte e quindici le diocesi del Nordest a Roma per una visita di benvenuto col nuovo pontefice che si sta adoperando, dopo la sua recente nomina, per incontrare tutti i vescovi sparsi per la penisola e discutere con loro le problematiche presenti a livello locale. Dalla diocesi di Chioggia sono partiti 300 fedeli pronti ad intervenire e rappresentare le parrocchie di provenienza e anche il piccolo comune di Pettorazza Grimani non si è esentato dalla possibilità di partecipare, coinvolgendo 45 intrepidi, guidati dal sacerdote don Luigi, che hanno colto questa occasione straordinaria. Necessaria la partenza notturna a mezzanotte per ragioni di tempistiche, il viaggio si è trasformato in un momento di festa e condivisione. L’arrivo nella capitale alla mattina presto ha portato la sorpresa e la constatazione di quanto l’udienza col Papa del mercoledì in piazza San Pietro avesse radunato oltre ottantamila persone da tutti i paesi del mondo, oltre alle 1.200 partite dal Triveneto. L’adunanza ha trovato il suo momento culminante con l’arrivo di Bergoglio che come di consueto ha salutato la folla acclamante con un giro in jeep pronto a salutare e baciare i bambini che lui ama molto. I commenti più sentiti tra i presenti concernevano il sorriso accogliente, bonario e affabile del Papa, capace con un solo sguardo accompagnato da un “Buongiorno!” vigoroso, di comprare la felicità di tutti i presenti. La celebrazione, che ha visto poste in prima fila sotto le gradinate del palco pontificio le diocesi trivenete, si è svolta attraverso la lettura in varie lingue del vangelo e la benedizione di Papa Francesco che è stato il momento più atteso. La lenta ritirata dalla piazza è stata seguita da un paio d’ore libere per il pranzo e l’acquisto di souvenir per le famiglie a casa, per poi vedersi tutti quanti radunati nella basilica di San Paolo fuori le mura per la messa nel primo pomeriggio con i vescovi e i fedeli pellegrini del Nordest. La celebrazione presieduta dal patriarca di Venezia Francesco Moraglia, affiancato dagli altri vescovi e dai numerosi sacerdoti che hanno accompagnato i loro parrocchiani, è stata particolarmente sentita soprattutto per l’omelia dai temi prettamente sociali. Il viaggio di rientro per i parrocchiani di Pettorazza è stato molto stressante per la fatica accumulata durante l’intera giornata cominciata ben prima delle luci dell’alba, ma la consapevolezza dell’esperienza unica vissuta ha ripagato dello sforzo affrontato. (Arianna Babetto)

(Nella foto: parrocchiani a Roma)

 

 

 

5. L’incontro personale

Con Papa Francesco e con la Chiesa

Si diceva “toccare il cielo con un dito” per dire che stiamo vivendo un’esperienza coinvolgente ed emozionante che ci fa gioire. Fatte le debite proporzioni, direi che si può usare questa frase anche per quanto riguarda il mondo, poiché grazie ai mezzi di comunicazione di massa, il mondo è a portata di dito. I giovani non possono far a meno degli smartphone e presto dei tablet. I ragazzi sono sempre reperibili e, intenti a chattare, si scambiano decine di messaggi al giorno. Anche l’informazione di massa è a portata di dito. Le testate giornalistiche, le reti televisive e radiofoniche sono raggiungibili con un click. Stiamo celebrando il centesimo anno di fondazione di “Nuova Scintilla” e chi non ha ancora visitato la sua veste online provi a cimentarsi per capirne la differenza. Ma possiamo usare il detto “toccare il cielo con un dito” per raccontare l’esperienza di incontro personale con il Cielo? Con il Signore Gesù? Direi di sì! Possiamo osarlo dire anche per il Verbo, per la Parola che ormai solca le onde del web e si diffonde grazie ai mezzi di comunicazione di massa. E attraverso questi mezzi incontra milioni di persone, di cuori aperti all’incontro personale con Cristo. Cosa c’entra tutto questo con il nostro pellegrinaggio a Roma alle sorgenti della fede e all’incontro con Papa Francesco di mercoledì 17 aprile scorso? Noi il nesso lo vediamo per la facilità di comunicazione di Papa Francesco. Usa il linguaggio eloquente dei gesti del corpo, per comunicare il desiderio di incontro; pone segni chiari di sobrietà, per ricordare che valgono di più le persone che le cose; il suo sorriso accogliente evidenzia l’abitudine alla relazione personale con tutti. Cerca di incrociare più occhi possibili mentre passa in mezzo alla folla con la jeep; si ferma, scende dal mezzo e accarezza e abbraccia chi vive nel dolore; la sua parola è annuncio di misericordia, di perdono e di gioia… e l’informazione impazzisce! Fotogrammi, video e commenti registrano e cercano di interpretare questi momenti di Cielo che si cala sul mondo. Papa Francesco ci mostra una Chiesa accogliente, capace di relazionarsi con tutti gli uomini, anche quelli che potremmo dire più distanti. È una sfida aperta per tutti i cristiani adulti, abituati ai linguaggi più tradizionali e a volte compassati; ma è anche una sfida per chi è nativo digitale e deve invece trovare la forza di riconquistare lo spazio delle relazioni personali fatte a quattr’occhi e non protette da uno schermo. Sì! Lo possiamo dire: a Roma, da Papa Francesco, “abbiamo toccato il Cielo con un dito”! (don Marco Favero)

 

 

6. Una grande emozione

“Io, Te e Rio” a Roma dal Papa

Erano circa 90mila le persone che, mercoledì 17 aprile, affollavano Piazza San Pietro, per l’udienza generale del santo Padre. Tra loro anche il gruppo di “Io, Te e Rio”, la Gmg interdiocesana che si svolgerà a Chioggia il 27 e 28 luglio. “Un’emozione difficile da descrivere. Abbiamo pregato insieme al papa e ascoltato le sue parole”, ha affermato Alessandra. La giornata è iniziata molto presto. Alle 8 la delegazione chioggiotta, partita dal Veneto poco prima di mezzanotte, era già in via Della Conciliazione per l’incontro con il vescovo Adriano Tessarollo. Tra le preghiere, portate nel cuore del gruppo ce n’è stata una speciale per tutti i giovani del Triveneto e per il progetto di “Io, Te e Rio”. “Abbiamo pregato – spiega Valerio – perché tutte le nostre scelte siano orientate all’unico obbiettivo che conta veramente: far conoscere Gesù a tanti ragazzi e ragazze. Abbiamo pregato perché il Signore ci aiuti a testimoniare sempre il vangelo”. Il papa ha saputo conquistare tutti non solo con i suoi gesti familiari, ma anche con le sue parole di speranza. Piazza San Pietro si è colorata di “Io, Te e Rio”.

Nel pomeriggio il gruppo si è recato nella basilica di San Paolo per partecipare alla messa celebrata dai vescovi del Triveneto, in quei giorni a Roma per la visita ad limina. (V. S.)

 

 

7. I giorni

Gesù avvocato

“Sai, ha detto che Gesù è il nostro avvocato che ci difende sempre. Io non avevo mai sentito dire che Gesù è il nostro avvocato…”. Non mi giro a guardare la donna che dietro a me parla al cellulare con qualcuno – il marito, un’amica? – nel pullman di ritorno da Roma, dove abbiamo partecipato all’udienza di Papa Francesco. Anch’io la mattina ho sentito Papa Francesco dire: “Cristo è il nostro avvocato: che bello sentire questo! Quando uno è chiamato dal giudice o va in causa, la prima cosa che fa è cercare un avvocato perché lo difenda. Noi ne abbiamo uno, che ci difende sempre, ci difende dalle insidie del diavolo, ci difende da noi stessi, dai nostri peccati!”.

Il giorno dopo scopro i giornali con il titolo ‘Gesù avvocato’ e la sorpresa della donna fa il giro del mondo. L’avevo ben letto anch’io all’inizio del capitolo secondo della prima lettera di Giovanni: “Se qualcuno ha peccato, abbiamo un ‘Paraclito’ presso il Padre: Gesù Cristo”. La parola Paraclito viene qui riferita a Gesù, mentre nel Vangelo dello stesso Giovanni è riferita allo Spirito Santo; tante volte l’avevo spiegata appunto come avvocato, ad-vocatus, chiamato vicino per proteggerci. Papa Francesco, con immediata semplicità, rende affascinante anche quanto poteva apparire o estraneo o risaputo. Quando la domenica seguente la liturgia fa leggere il Vangelo del Buon Pastore, questa immagine non è più solo un simbolo: è una figura reale, un uomo da guardare e da seguire, nel quale si prolunga la lunga scia che dal lago di Tiberiade conduce la barca di Pietro fino alla riva del nostro tempo. Questo è possibile perché, come diceva ancora il Papa: “L’Ascensione non indica l’assenza di Gesù ma ci dice che Egli è vivo in mezzo a noi in modo nuovo; non è più in un preciso posto del mondo come lo era prima dell’Ascensione; ora è nella signoria di Dio, presente in ogni spazio e tempo, vicino ad ognuno di noi”.

Gesù diventa dunque visibile nel volto del Papa, come in quello dei vescovi e dei preti nostri pastori. La visita delle nostre diocesi e delle nostre parrocchie a Papa Francesco unisce la nostra piccola vita individuale e il breve contesto delle nostre comunità parrocchiali e diocesane, alla Chiesa di Roma che presiede alla carità universale. Ci troviamo immersi nel grande mistero di Dio, viviamo protetti dal nostro Signore Gesù, pastore e avvocato del popolo cristiano. (don Angelo)

 

da NUOVA SCINTILLA 17 del 28 aprile 2013